Anche il VAR subisce il fascino delle ‘grandi’, ma non cancella l’ottima prova del Bologna
Ne parlavamo qualche giorno fa, gli incantesimi prima o poi si spezzano, e questa volta ci siamo andati davvero vicini. Un bel Bologna, forse il più bello di sempre della gestione Donadoni: Verdi giganteggia, Di Francesco è un furetto instancabile, Helander e Gonzalez annullano Icardi e Perisic. E ancora, Donsah, Poli e Pulgar sovrastano il centrocampo nerazzurro, mentre là davanti Brunone Petkovic fa a spallate con tutti, difende palla e dispensa sponde pregiate. E poco importa se qualche solone trova nei demeriti dell’Inter di Spalletti, comunque capolista almeno per una notte, la spiegazione ad una prova tanto importante. I rossoblù hanno iniziato il campionato con il piglio giusto, ma una squadra può definirsi davvero forte solo quando ha costanza di rendimento e risultati. Ora non traggano in inganno un paio di avversari sulla carta alla portata, è proprio in questi casi che si deve divorare l’erba del rettangolo verde, bisogna avere ancora più fame.
Un pensiero anche sul VAR. Personalmente non l’ho mai gradito più di tanto, a mio parere toglie spontaneità e naturalezza al gioco e in alcune circostanze può rivelarsi un’arma a doppio taglio. L’esempio lampante è quanto successo ieri al Dall’Ara, minuto 75: Mbaye, fino a quel momento impeccabile, purtroppo scivola e mentre cade va a sfiorare leggermente Eder che stava rincorrendo una palla ormai destinata al fallo laterale, e il brasiliano crolla a terra come investito da una valanga. “Un fallo di sfortuna”, anche questa abbiamo dovuto sentire dall’ex arbitro Graziano Cesari. Non esiste la sfortuna in questi casi, o è rigore o non è rigore, e questo non lo era. A che cosa è servito questo sofisticatissimo oggetto tecnologico di precisione? È stata una mazzata, perché senza quell’unico tiro interista, scoccato da Icardi, Bologna e la sua gente avrebbero finalmente rotto quel maledetto sortilegio e sconfitto una ‘grande’. Una ‘grande’ appunto, anche agli occhi del VAR.
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