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Italiano: “A San Siro con umiltà per proseguire nella nostra crescita. Castro è tornato, Bernardeschi quasi, Lucumí ancora un punto fermo”

Italiano: "A San Siro con umiltà per proseguire nella nostra crescita. Castro è tornato, Bernardeschi quasi, Lucumí ancora un punto fermo"

Ph. zerocinquantuno.it

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Di seguito, suddivise per argomenti principali, tutte le dichiarazioni rilasciate nel pomeriggio in conferenza stampa a Casteldebole dal tecnico rossoblù Vincenzo Italiano alla vigilia di Milan-Bologna, gara valida per la 3^ giornata di Serie A Enilive in programma domani alle 20:45.

Il valore del Bologna – «Nel mio calcio è ancora valida la regola che servono almeno dieci giornate per giudicare una squadra, quindi un po’ di tempo per avere qualche alibi me lo prendo (sorride, ndr). Detto questo, avevamo la necessità di inserire alcuni giocatori nuovi e la sosta ci ha un po’ rallentati per quanto riguarda Heggem e Vitik. Rowe ci sta mettendo molto impegno per iniziare a capire la lingua e intanto creare l’intesa coi compagni, sono contento per come ha approcciato e per la voglia che ha di mettersi a disposizione. A mio avviso contro il Como abbiamo fatto un grande risultato, sebbene la prestazione fosse migliorabile. Domani ci attende un Milan che senza coppe riverserà la massima concentrazione sul campionato, dovremo fare una grande prestazione per portare via punti da San Siro: non so a che punto siamo in termini percentuali. ma stiamo crescendo e cercheremo di dimostrarlo fin da subito».

In barba ai rumors – «Io vicino al Milan in estate? Il mio focus è sempre stato sul Bologna, ho ripetuto spesso che qui si sta bene e si crescerà ancora perché c’è un ambiente ambizioso che ti spinge a migliorarti settimana dopo settimana. Se ci sono apprezzamenti verso il lavoro svolto fa piacere sia a me che allo staff, ma penso solo al Bologna».

Un Milan diverso – «Non avendo le coppe europee e potendo concentrarsi solo sul campionato, ovunque andrà il Milan giocherà per vincere. Una squadra del genere deve sempre cercare di primeggiare e, pur non conoscendo i loro obiettivi interni, mi aspetto che puntino in alto. Noi dovremo fare una prestazione collettiva di spessore e fare meglio rispetto alla trasferta di Roma: con tutte le difficoltà che abbiamo avuto è presto per vedere una squadra perfetta, priva di lacune e problemi in determinati momenti della gara, ma stiamo facendo del nostro meglio per velocizzare i miglioramenti».

Bernardeschi, un passo alla volta – «Federico arriva da un calcio totalmente diverso da quello italiano: forse si era dimenticato cosa significasse, ma se n’è subito reso conto a Roma in un Olimpico pieno e contro una formazione allenata da Gasperini, un maestro. Deve compiere molto rapidamente uno switch perché la nostra Serie A richiede velocità e intensità. Vedo comunque che sta crescendo di condizione in maniera esagerata, anche perché ha un allenatore che lo stimola molto in questo (sorride,  ndr). Appena tornerà in piena forma, con quel mancino lì, sarà lo stesso giocatore che ha vinto scudetti ed Europeo: farà la differenza, e lo sa».

Cinque infortuni muscolari – «Facciamo di tutto per cercare di limitare gli infortuni, ad esempio togliendo sedute di allenamento e facendo riposare determinati giocatori, ma talvolta non basta. Sono tutte situazioni che vanno messe in preventivo e accadono ovunque, perché alcuni atleti con un ‘motore’ diverso dagli altri sono più predisposti ad avere problemini. Penso a Ndoye, che l’anno scorso si fece male in allenamento mentre era fermo a fare il palo durante un esercizio tattico  (sorride, ndr)».

Nuovo corso Allegri – «Non penso si possa già parlare di una squadra completamente diversa da quella dell’anno scorso perché siamo solo alla terza partita. Ci vorrà tempo, ma il Milan visto a Lecce si è preso la rivincita della sconfitta contro la Cremonese. È una squadra non ancora perfetta, ma nessuno lo è dopo appena due giornate. Hanno aggiunto un Pallone d’Oro in mezzo al campo (Modric, ndr), qualità ed esperienza. Domani mi auguro di poter parlare di una prestazione all’altezza, che è la nostra priorità in questo inizio di stagione».

Una sconfitta formativa – «Ogni gara fa storia a sé, soprattutto sotto l’aspetto emotivo. Mi ricordo ancora le interviste post partita dopo la sconfitta in campionato contro il Milan, un match che ci aveva dato tante indicazioni per non commettere più certi errori. Infatti nella finale di qualche giorno dopo ci siamo sistemati di conseguenza».

Fabregas pungente dopo il k.o. – «Ho parlato con Cesc a fine partita: penso che gli avversari vadano rispettati, provando a toglierli tutti i pregi che hanno, poi quando si ha la palla bisogna fare il possibile per metterli in difficoltà. Si cresce e si impara ogni volta che si parla coi colleghi, e io dal dialogo con lui ho tratto molte indicazioni per crescere ancora».

Atteggiamento ideale – «I nuovi arrivati hanno grande voglia di entrare velocemente nella nostra struttura di gioco: a fine allenamento chiedono indicazioni e si riguardano con attenzione le clip che abbiamo preparato insieme allo staff. Tutti cercano ogni giorno di avvicinarsi sempre più alla nostra idea di calcio».

Heggem da applausi – «Contro il Como ha disputato una partita clamorosa, fatta di attenzione e lucidità nei duelli. La Nazionale ha rallentato il lavoro che potevamo fare in questi quindici giorni, ma è un ‘soldato’ e pian piano metteremo a posto alcuni difettucci. Per esempio, dovrà cercare di essere più bravo in fase d’impostazione».

Come si ferma un campione – «Dovremo cercare di limitare i rifornimenti verso Modric e il suo coinvolgimento, proveremo a disturbarlo e a non fargli scegliere in maniera pulita la giocata. In generale arriveremo a San Siro con tanta umiltà, consapevoli che ci sarà da battagliare».

Il vero Castro – «Ora è guarito totalmente, ha giocato tre mesi con un piede solo e per questo non riusciva ad esprimersi al meglio. Prima dell’infortunio era in rampa di lancio ma poi il dolore l’ha depotenziato, adesso è tornato il giocatore che avevamo sempre ammirato, il ‘Santi’ di sempre. E quando sta così bene lo si può coinvolgere al massimo per cambiare fronte di gioco e cercare la profondità».

Odgaard fondamentale – «Arriva da un intervento importante (ernia inguinale, ndr) ed è in ripresa, ma ha avuto degli alti e bassi causati dalla voglia matta di rientrare a cui ha fatto seguito un fisiologico calo. Anche l’anno scorso ha alternato momenti pieni di ottime prestazioni ad altri in cui poteva fare qualcosina in più: lui è così. Non mi interessa se sta bene o male, so che Jens c’è quando abbiamo la necessità di lavorare in un determinato modo».

Ferguson sta tornando – «In Nazionale ha giocato da interno di fianco a McTominay: penso che in questo Bologna sia il suo ruolo, continuo a preferirlo lì per visione di gioco e dinamismo. Mi ha reso felice averlo visto all’opera per due gare intere di fila: mentre altre volte il giocare in Nazionale è deleterio, stavolta la Scozia ci ha dato una mano per fargli ritrovare la condizione e il ritmo. Ora sta molto meglio rispetto a qualche settimana fa, e quando è al 100% è un calciatore indiscutibile. Ci può stare in un’annata qualche situazione di alti e bassi, poi tocca a me capire i momenti e vedere quando un ragazzo ti può dare il massimo e far vincere le partite».

Lucumí (ancora) uno di noi – «Ho parlato più volte con Jhon, ma quello che mi interessa è il nostro ultimo colloquio a mercato chiuso: ci siamo confrontati da veri professionisti e andremo ad affrontare insieme questo campionato con la massima concentrazione. Lui ha capito che deve fare un grande campionato per il Bologna in primis e poi per lui, che a fine stagione disputerà il Mondiale con la sua Colombia. Sono certo che vedremo un Lucumí diverso rispetto alle prime giornate: tornerà ad essere un punto fermo di questa squadra».

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