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Barrow: “A Udine si poteva vincere, ora vogliamo fermare il Milan. Col COVID un periodo tosto, finalmente sto bene e posso dare tutto”

Barrow: "A Udine si poteva vincere, ora vogliamo fermare il Milan. Col COVID un periodo tosto, finalmente sto bene e posso dare tutto"

Ph. zerocinquantuno.it

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Fra i protagonisti rossoblù intervistati durante la 25^ puntata di Bfc Week, il nuovo appuntamento settimanale di Bfc Tv che racconta il Bologna a 360 gradi, c’è l’attaccante Musa Barrow, reduce da tre gol in tre partite dopo un inizio di stagione complicato anche a causa del COVID. Ecco le dichiarazioni rilasciate dal numero 99 del BFC, carico in vista della sfida contro il Milan:

A Udine due punti persi – «Si, potevamo portare a casa i tre punti: stavamo bene in campo e abbiamo avuto varie occasioni per chiuderla, io in primis potevo fare di più. Siamo abbastanza soddisfatti del pareggio ma volevamo rendere felici i nostri tifosi che ci hanno seguito in trasferta, cosi come il mister a cui volevamo dare una gioia vincendo la partita».

Avvio difficile – «Finalmente sto bene e provo ad aiutare la squadra dando tutto in campo, cerco di pedalare. Ho avuto il COVID ed è stato un periodo tosto, perché ho preso il virus insieme a mio fratello, ma il mister e la squadra mi hanno sostenuto mandandomi messaggi e facendosi sentire vicini. All’inizio facevo fatica a respirare, devo ringraziare i dottori e tutto il Policlinico Sant’Orsola per le cure e l’attenzione che mi hanno riservato».

Arriva il Milan – «Sarà una gara difficile dove dovremo far girare il pallone molto velocemente: cercheremo di fare il nostro gioco, davanti ai nostri tifosi daremo il massimo per fermare il Milan».

Capienza al 75% – «I tifosi sono molto importanti, è bellissimo rivederli allo stadio. Quando ci sono c’è un’atmosfera incredibile, ti danno una spinta in più e riesci a fare cose che magari prima non riuscivi a fare. Sono fortunato, siamo tutti fortunati di poter giocare di fronte a questa gente».

Feeling con la città – «Mi piace moltissimo Bologna. Non sono ancora riuscito a godermela a pieno perché sono arrivato poco prima del COVID, ma si vede che è un luogo giovane, pieno di scuole e con una prestigiosa università. Io giro sempre col cappellino e quindi non sono subito riconoscibile, ma tanta gente mi ferma per chiedere una foto o un autografo: quando succede sono contento e disponibile, non solo per quello ma anche per parlare un po’».