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Com’è cambiato il Bologna da Mihajlovic a Thiago Motta

Com'è cambiato il Bologna da Mihajlovic a Thiago Motta

Ph. bolognafc.it

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Sembra passata un’eternità, invece sono passati solo pochi mesi da quando Sinisa Mihajlovic ha chiuso la sua seconda esperienza a Bologna. Roberto Donadoni, uno degli ex che sulla panchina del Dall’Ara ha lasciato comunque il suo ricordo, non è mai stato particolarmente d’accordo sulla scelta dell’esonero: «Da fuori dico che mi dispiace per Sinisa. E osservo anche che non mancava così tanto alla sosta: forse ci poteva stare di aspettare qualche altra partita per dargli il tempo di sistemare la squadra. Ma non conosco le dinamiche interne di Casteldebole e qui mi fermo». Nell’intervista di novembre al Resto del Carlino, Donadoni ha appunto palesato i suoi dubbi, ma è pur vero che l’era Mihajlovic fa già parte del passato e adesso il futuro ha un nome diverso. Con Thiago Motta, forse, è arrivato anche il momento del Bologna. «Confermo quanto detto – ha proseguito Donadoni – , e chissà che non sia la volta buona. Il Bologna di oggi, per doti tecniche, vale più del mio e a sinistra ci può arrivare. Specie adesso che è arrivato Sartori, un uomo mercato che abbina la competenza alla concretezza».

Con Thiago alla guida, però, è cambiato soprattutto il gioco. Al punto che la squadra sembra aver trasformato la propria fisionomia mentale, oltre che l’impostazione tattica in un 4-2-3-1: ora la formazione è più compatta e meno macchinosa, e riesce a trovare la via del gol con maggiore facilità rispetto al passato, anche semplicemente alle settimane precedenti. Tutti elementi strategici che, grazie al lavoro di Motta, hanno restituito alla piazza un Bologna in forma e in buona posizione di classifica: fattori valutati positivamente anche dai siti di scommesse presenti sugli aggregatori dei portali di betting, che in virtù di questi piccoli stravolgimenti hanno modificato le quote relative alla salvezza felsinea, ponendo il BFC tra le compagini in grado di restare in Serie A senza eccessivi patemi. Per una volta i tifosi rossoblù dovrebbero vivere una stagione serena, magari arrivando a buttare un’occhiata sulla zona Conference League.

Quella di Thiago sembra davvero una squadra che sa giocare all’attacco ma con equilibrio, che a tratti riesce anche  a dominare l’avversario, e che reagisce non appena perde la palla. Nel post Sassuolo, ai microfoni di Sky, il mister non si è nascosto: «Abbiamo dimostrato di essere solidi specialmente in fase difensiva, a cominciare dall’aiuto delle punte. In Serie A questo atteggiamento fa la differenza, poi con la qualità che abbiamo nei giocatori d’attacco diventa tutto più facile quando siamo in fase offensiva». Del resto un certo Marko Arnautovic, 8 gol in 15 match, rende tutto molto più semplice: per trovare l’ultimo giocatore in grado di realizzarne di più a questo punto del campionato bisogna scomodare Marco di Vaio nel 2010/11, quando ne realizzò 9.

Versatile, dinamico, intraprendente: Motta predilige il 4-2-3-1 ma è capace di cambiare, e bene, in corso d’opera. In generale, la principale modifica è stata il passaggio nel reparto arretrato dai tre centrali di Sinisa ai due attuali. I terzini, non più esterni a tutta fascia, sono stati chiamati ad un compito maggiormente difensivo. A centrocampo, un po’ più spostato a sinistra e con tanta voglia di riscatto, si è rivisto anche Soriano (che finora può comunque vantare 3 assist e una media voto di 6,08 su 12 partite, mentre Orsolini è risalito a 5,79 con 2 gol fondamentali). Dominguez, da trequartista, sta facendo benissimo (6,19 di media voto, 1 gol e 1 assist). In mediana discrete le prestazioni di Schouten (5,8), molto buone quelle di Ferguson (6,31 con 3 reti). Nel frattempo, anche Kevin Bonifazi, sempre sul Resto del Carlino, ha voluto sottolineare un altro aspetto importante: «Motta ci ha cambiati con stimoli e umanità».

Con Thiago era prevedibile una piccola rivoluzione: una volta cambiato il modulo, è cambiata anche la posizione di alcune pedine strategiche. Lui, che da allenatore predilige un calcio offensivo con impostazione che parte dalla difesa, pressing alto, palla a terra e molto movimento senza palla, ha scelto la difesa a quattro valorizzando in particolare due elementi: l’austriaco Stefan Posch (acquistato in prestito con diritto di riscatto a 5 milioni che diventerà obbligo al 60% delle presenze stagionali) e il colombiano Jhon Lucumí. Questa scelta ha portato all’avanzamento di Gary Medel, uno dei principali leader del gruppo, nei due davanti alla retroguardia.

Anche altri giocatori rossoblù hanno dovuto necessariamente adattarsi all’aggiornamento del sistema, in particolare Roberto Soriano e Nicola Sansone. Il capitano è tornato in forma e all’orizzonte non sembrano esserci particolari problemi, visto il legame che si è creato con club e città: rinnovo di contratto (scadenza 2023) non scontato ma possibile, magari a fronte di una diminuzione dell’ingaggio. Significativo il suo commento sull’arrivo di Thiago: «Ci è dispiaciuto per l’esonero di Sinisa, che va ringraziato. Motta? Bellissima impressione: è carico, giovane e preparato, ha tanta voglia di dimostrare». Sansone, invece, è finito fuori dai radar e già a gennaio potrebbe salutare Bologna. Da sistemare soprattutto la questione legata a Nicolas Dominguez (scadenza 2024), centrale nello scacchiere di Motta e appetito da diversi club italiani e non solo. Infine, Emanuel Vignato e Riccardo Orsolini, anche loro in scadenza 2024: col primo, destinato a partire in prestito fino a giugno, non c’è ancora l’accordo, mentre il secondo pare destinato a prolungare. In società, infatti, ritengono ‘Orso’ un asset da rivalutare assolutamente.

Sono ormai passati tre mesi dall’esonero di Mihajlovic e, nonostante i doverosi e affettuosi ricordi, bisogna guardare avanti, come funziona sempre nella vita. A Sinisa auguriamo solo il meglio e un futuro roseo. Al Bologna e a Thiago Motta pure.

Foto: bolognafc.it