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Tra salute, contratti, stipendi e diritti TV, la Serie A ribadisce di voler giocare. Ora la palla passa al Governo

Tra salute, contratti, stipendi e diritti TV, la Serie A ribadisce di voler giocare. Ora la palla passa al Governo

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La Serie A lo ha ribadito anche oggi, all’unanimità: vogliamo giocare. È questo il messaggio, forte e chiaro, emerso dall’assemblea di Lega svoltasi in mattinata. I presidenti dei venti club, collegati in videoconferenza (per il Bologna presente l’a.d. Claudio Fenucci), hanno inoltre affrontato il tema della scadenza dei contratti, da prorogare oltre il 30 giugno attraverso una modifica alle NOIF (Norme Organizzative Interne FIGC), quello degli stipendi dei giocatori, ipotizzando di chiedere il rinvio delle scadenze federali a cominciare dallo stipendio di marzo (che verrebbe pagato a giugno, completando poi entro l’autunno il pagamento degli emolumenti 2019-2020), e quello dei diritti TV, sui quali prevale una posizione di attesa: i broadcaster hanno tempo ancora qualche giorno per saldare l’ultima rata, se non lo faranno si proverà ad imbastire un dialogo mirato ad evitare le vie legali. Infine, a proposito della nuova stagione, l’idea sarebbe di farla cominciare a ottobre, inserendo in calendario diversi turni infrasettimanali per completarla nei tempi previsti e lasciare spazio agli Europei.
Ora la palla passa al Governo e più nello specifico al ministro dello sport Vincenzo Spadafora, che dovrà decidere una volta per tutte se assumersi la piena responsabilità dello stop definitivo o aiutare concretamente la Commissione medica della Federcalcio a rivedere e sistemare nel miglior modo possibile il protocollo sanitario di garanzia, finalizzato alla ripresa prima degli allenamenti nei centri tecnici e poi del campionato. Provarci, quantomeno, o rinunciare in partenza: la prossima settimana, con ogni probabilità, sarà decisiva in un senso o nell’altro.

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