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Il metodo Motta funziona, tutti si sentono coinvolti e danno il 100%. Ritrovati equilibrio e compattezza, va aggiustata la catena di sinistra

Seduta di scarico post Verona-Bologna: Medel, Raimondo e Vignato in gruppo, Zirkzee ancora a parte

Ph. Getty Images

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Bologna-Torino 2-1: ecco le note liete e quelle dolenti in casa rossoblù relativamente al match disputato ieri al Dall’Ara.

PRO

La continuità di risultati e il bel gioco espresso – Era da parecchio tempo che il Bologna non trovava quattro vittorie consecutive, e la nota ancor più positiva è che sono arrivate giocando un buon calcio. La squadra ora è solida, subisce pochi tiri e ancora meno gol: le ultime due reti al passivo sono arrivate entrambe su rigore. A mio parere ieri i rossoblù hanno fatto bene per tutti i novanta minuti, non solo nel secondo tempo. Il Torino non è una squadra facile da affrontare per come pressa e cerca di non far respirare gli avversari, eppure il BFC l’ha dominato dal punto di vista del gioco. L’unica pecca dei primi 45 minuti è stata forse l’eccessiva lentezza di alcune azioni, ma i felsinei hanno avuto pazienza e nella ripresa hanno centrato la seconda rimonta di fila.

La gestione della rosa da parte di Motta – Diversi indizi fanno una prova. Se i giocatori che entrano dalla panchina finiscono sempre per determinare non può più essere un caso, è la dimostrazione che Motta sta lavorando bene e soprattutto sta riuscendo a far sentire tutti coinvolti e importanti. Lo fa tanto sul campo quanto in conferenza stampa, spendendo buone parole per tutti ma allo stesso tempo tenendo l’intero gruppo sulla corda. È vero che sembra aver trovato la sua formazione titolare, ma chi gioca sa che deve mantenere il proprio posto dando il massimo in allenamento, perché altrimenti lo perderà in favore di chi si è impegnato di più. Il messaggio di Thiago è piuttosto chiaro: bisogna pensare di squadra, senza personalismi né distinzioni. Arnautovic è il miglior calciatore di cui dispone, ed è chiaro che se Marko sta bene è molto probabile che parta lui dal primo minuto: quando però non era al meglio e non si è potuto allenare con continuità, il tecnico non ha esitato a lanciare Zirkzee. L’ultimo Mihajlovic ormai faceva affidamento su 13-14 elementi, Motta sta coinvolgendo tutta la rosa e questo lo sta premiando. È proprio cambiata la filosofia, sia dal punto di vista comunicativo che della valorizzazione di tutti i singoli. Il lavoro di queste ultime settimane ci ha fornito un paio di verdetti: Thiago era stato criticato troppo aspramente e prima del tempo, ed evidentemente l’organico non è corto e debole come molti pensavano.

L’assetto di partenza e le modifiche a gara in corso – Dal punto di vista squisitamente tattico, l’intuizione di Motta è stata quella di aggiungere due centrocampisti, e con questo intendo anche Aebischer, che parte sulla fascia destra ma non ha caratteristiche pure da esterno. Così facendo ha trovato un certo equilibrio: poi è chiaro che a partita in corso, in base al risultato e all’avversaria, il mister ha facoltà di apportare dei cambiamenti sia tattici che di individualità, e finora lo sta facendo molto bene.

L’impatto di Vignato e i due volti di Orsolini – La lista dei giocatori che Motta pare stia riuscendo a ritrovare si allunga ogni settimana, e ieri è stato il turno di Vignato. Con lui ha usato prima il bastone e poi la carota, non convocandolo per la trasferta di Napoli nonostante fosse arruolabile per poi fargli giocare tutto il secondo tempo di ieri: gli ha lanciato un messaggio che evidentemente il ragazzo ha recepito, senza contare che Emanuel ha finalmente potuto disimpegnarsi nel ruolo che gli è più congeniale. A questo aggiungo qualche riga su Orsolini, che contro il Torino ha messo in mostra il pacchetto completo: ha spaccato la partita, entrando con la giusta cattiveria e trovando la rete del pareggio, ma ha anche gestito male un pallone potenzialmente pericoloso negli ultimi minuti e soprattutto ha sprecato uno straordinario assist in rabona di Arnautovic a pochi metri dalla porta, divorandosi il gol che avrebbe definitivamente chiuso il match.

La furbizia oltre l’estetica – A proposito degli ultimi scampoli di gioco, spendo due parole per la gestione del pallone operata dal Bologna nei sei (poi sette) minuti di recupero. Il mantenimento della sfera nei paraggi della bandierina alla ricerca di corner, punizioni o rimesse laterali può essere risultato stucchevole ai più, se non espressione di un calcio antiquato, ma a parer mio è la dimostrazione che se vuole questa squadra sa anche essere maliziosa, meno bella da vedere ma decisamente efficace.

CONTRO

La catena di sinistra e il passo indietro di Dominguez e Lucumí – Come detto, Motta è già riuscito a rivitalizzare diversi giocatori, ma la fascia sinistra continua a non soddisfare: sia Cambiaso che Barrow sono in difficoltà, Thiago continua a concedergli delle possibilità ma ha anche delle alternative che ieri, da subentranti, gli hanno dato molto di più. Lo stesso Dominguez non ha giocato una partita all’altezza delle sue grandi qualità, e Lucumí è stato molto ingenuo nell’occasione del vantaggio avversario, perché leggendo male il rilancio di Milinkovic-Savic ha favorito la rimonta di Miranchuk e si è poi ritrovato a causare un netto fallo da rigore.

Pepè Anaclerio

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Foto: Getty Images (via OneFootball)