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Le motivazioni del Genoa hanno prevalso sul gioco del Bologna. Palacio e Soriano esemplari, prova negativa dei difensori

Le motivazioni del Genoa hanno prevalso sul gioco del Bologna. Palacio e Soriano esemplari, prova negativa dei difensori

Ph. Imago Images

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Bologna-Genoa 0-2: ecco le note liete e quelle dolenti in casa rossoblù relativamente al match disputato ieri al Dall’Ara.

PRO

Il gioco espresso nel primo tempo – Come in molte altre occasioni, nel primo tempo il Bologna si è espresso meglio, opponendo il suo calcio a quello del Genoa, di stampo decisamente più pragmatico. I ragazzi di Mihajlovic hanno creato tanto ma non hanno trovato il gol, sono andati sotto in maniera totalmente immeritata e nella ripresa sono capitolati definitivamente, facendosi del male da soli (in riferimento all’assurdo mani in area di Danilo).

La personalità di Ravaglia – Ravaglia mi trasmette buone sensazioni. Il suo esordio con la Roma era stato ingiudicabile e non certo per colpa sua, ma sia contro l’Inter che ieri ha mostrato caratteristiche interessanti: è ancora troppo presto per avere certezze, ma si intravede una buona personalità. Dopo la gara contro la Fiorentina avevo scritto che il Bologna dovrebbe cercare sul mercato un portiere moderno da alternare a Skorupski, ma complice il poco budget a disposizione mi chiedo se questo profilo non possa essere proprio quello di Ravaglia.

L’esordio di due giovani talenti – Sono davvero contento per il debutto di Amey e Urbanski e mi auguro che possano diventare giocatori su cui fare affidamento, perché soprattutto in difesa avere delle risorse interne su cui contare potrebbe fare decisamente comodo.

L’esempio Palacio e Soriano – Palacio e Soriano sono i giocatori di maggiore qualità di questa squadra, e anche ieri sono stati gli ultimi a mollare. Non accettano mai la sconfitta e lo dimostrano sempre, il loro atteggiamento è davvero esemplare ed è ancora più importante della loro bravura.

CONTRO

La pessima prova dei difensori – La linea difensiva, in particolare i due centrali, non mi sono piaciuti per nulla. Dijks ha giocato molto male, Tomiyasu non sembra ancora aver recuperato a pieno dall’infortunio, Soumaoro era irriconoscibile, distratto e impreciso, mentre Danilo ha commesso l’ennesima ingenuità che ha di fatto chiuso la partita, perché dal 2-0 in avanti il Bologna si è progressivamente spento.

Il solito copione – Ormai il Bologna attua sempre lo stesso piano di gioco, inizialmente si schiera col 4-2-3-1 e quando va in svantaggio si dispone con una difesa a tre, un centrocampo a quattro e un attacco che può essere a due punte con un trequartista alle spalle o con un unico attaccante sostenuto da due giocatori. Così si diventa prevedibili, a maggior ragione se si gioca senza troppa cattiveria agonistica.

La scarse motivazioni – Abbiamo avuto la riprova di quanto nel calcio le motivazioni facciano la differenza. Penso ad esempio allo strepitoso recupero che Behrami ha fatto nel primo tempo su Palacio, pronto per calciare a pochi metri dalla porta, o a quanto ha esultato il Genoa a fine partita per aver conquistato tre punti e la matematica salvezza. Il Bologna è arrivato a giocarsi queste ultime gare senza aspirazioni né timori, e i risultati sono sotto gli occhi di tutti.

L’assetto oltremodo offensivo – Non credo che per risolvere i problemi di questa squadra basterà acquistare un difensore centrale e una punta, sarà più importante che il mister lavori sull’impostazione tattica. Mihajlovic tende a sbilanciare in avanti la squadra, esponendola a diversi rischi e mettendo i singoli in difficoltà, spesso non si affida ad un interditore di ruolo ma opta per un assetto molto offensivo che potrebbe essere rivisto, ad esempio non schierando come esterni alti due attaccanti ma magari un giocatore con caratteristiche più offensive e uno che possa aiutare di più e meglio in difesa. Anziché cercare alibi, Sinisa deve cercare soluzioni, perché se la sua mentalità resterà invariata il prezzo da pagare sarà sempre lo stesso: il Bologna perderà tante partite. E credo che questo non vada bene a nessuno.

Pepè Anaclerio

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