Zerocinquantuno

Serie A: in testa e in coda è già tutto deciso o la lunga sosta porterà uno scossone?

Serie A: in testa e in coda è già tutto deciso o la lunga sosta porterà uno scossone?

Ph. Getty Images

Tempo di Lettura: 4 minuti

E così dopo quindici giornate è già tutto fatto sia in testa che in coda? Scudetto al Napoli? Cremonese, Sampdoria e Verona in B? No, bisogna andarci piano, specialmente considerando le mille incognite di un campionato letteralmente spaccato a metà dal Mondiale in Qatar, torneo da dimenticare ancor prima del suo inizio per la scelta del Paese organizzatore, la collocazione e la mancata partecipazione dell’Italia (terza volta nella storia). Eppure, ripercorrendo a memoria le annate della Serie A con venti squadre (dal 2004 in avanti), è difficile trovare uno scenario così nettamente delineato a quattro turni dal giro di boa.

Il merito è in particolare del Napoli, che in estate ha cambiato faccia e ritrovato splendore, sotto la sapiente guida di un Luciano Spalletti che alla seconda stagione in terra partenopea sta regalando uno spettacolo e generando un entusiasmo che non si vedeva dai tempi di Maradona: tra chi c’era già (Osimhen sugli scudi) e chi è arrivato nell’ultimo mercato (come il gioiello georgiano Kvaratskhelia e il colosso coreano Kim), gli azzurri sono imbattuti e sembrano non avere punti deboli, hanno vinto il loro girone di Champions League regolando Liverpool, Ajax e Rangers e nel contempo hanno accumulato otto punti di vantaggio sul Milan (41 a 33). I campioni in carica pagano qualche infortunio e qualche passo falso di troppo, ma pure loro si sono qualificati agli ottavi di Champions e al momento restano la principale candidata al ruolo di antagonista.

Discorso un po’ diverso, invece, per Juventus e Inter. I bianconeri, dopo un avvio disastroso condito dalla ‘retrocessione’ in Europa League, vengono da sei vittorie e se non altro si sono ripresi un posto fra le prime quattro (attualmente il terzo con 31 punti), ritrovando un po’ alla volta i tanti elementi persi per strada (all’appello manca ancora Pogba) e una parvenza di gioco. Max Allegri, inghiottito da un vortice di polemiche, ha salvato la sua panchina, così come Simone Inzaghi ha risposto con due successi consecutivi alle perplessità sul suo operato avanzate da società e tifoseria: piuttosto altalenante, fin qui, il cammino dei nerazzurri, che in ambito continentale hanno però superato un gruppo di ferro con Bayern Monaco e Barcellona. In quarta posizione, a pari merito col Biscione (30 punti), c’è la Lazio, che è rimasta competitiva anche durante l’assenza di Immobile (guai muscolari) e può ritenersi soddisfatta del percorso intrapreso, malgrado la sfortunata discesa dall’Europa alla Conference League.

Un po’ più attardata la Roma di un nervosissimo José Mourinho, che tra polemiche interne (Karsdorp) ed esterne (arbitri) pare aver smarrito la bussola: i giallorossi, a cui va concesso l’alibi delle assenze pesanti (Wijnaldum subito out, Dybala, Pellegrini e Zaniolo spesso ai box) occupano la sesta piazza in coabitazione con l’Atalanta (27 punti), quest’ultima partita fortissimo dopo un mercato di grandi cambiamenti ma calata vistosamente in autunno, nonostante l’assenza di altri impegni. Un calo importante l’ha fatto registrare pure l’Udinese dell’emergente Andrea Sottil, che però aveva ed ha altri obiettivi e merita un applauso per quanto mostrato sinora (24 punti e ottavo posto con vista sulle coppe). Meno bene, di contro, stanno facendo Torino e Fiorentina, pronosticate da molti come mine vaganti del campionato: comincia a formarsi un certo gap con le ‘sette sorelle’, e ad oggi sia granata (21 punti) che viola (19) non danno l’impressione di poterlo colmare.

A guidare la parte destra della graduatoria (con gli stessi punti della Fiorentina ma una differenza reti peggiore) troviamo il nostro Bologna, che ha vinto quattro delle ultime cinque gare di campionato: passati il 12 settembre nelle mani di Thiago Motta, coraggioso e abile nel cambiare assetto coinvolgendo l’intero organico, i rossoblù hanno un po’ sofferto la fase di transizione per poi ritrovarsi e cambiare marcia, avanzando anche in Coppa Italia. Seguono Salernitana ed Empoli, appaiate a quota 17: i campani apparivano già ai nastri di partenza una formazione in grado di puntare al centro classifica, mentre i toscani del nuovo corso Paolo Zanetti hanno pochi eguali per efficacia, pur non brillando in termini di proposta calcistica. Positivo il rendimento del Monza, la migliore delle neopromosse con 16 punti (quasi tutti ottenuti da Raffaele Palladino, subentrato a Giovanni Stroppa), deludente quello del Sassuolo (sempre 16), non spiegabile solamente coi ripetuti problemi fisici della stella Berardi.

Sorprendente il Lecce di Marco Baroni, squadra giovane che ha pagato il salto di categoria ma non ha mai abbassato la testa, mettendo insieme 15 preziosissimi punti e zittendo chi la riteneva il fanalino di coda designato. Ne ha invece 13 lo Spezia di Luca Gotti, quartultimo nonostante una rosa sulla carta molto debole e capace di scavare un solco notevole tra sé e la Cremonese (a quota 7). I grigiorossi di ‘mister simpatia’ Massimiliano Alvini, pur proponendo un gioco interessante, sono ancora a secco di vittorie, ma si mantengono comunque davanti a Sampdoria (6) ed Hellas Verona (5), due club in crisi sia dentro che fuori dal campo. La sensazione, come detto in apertura, è che lo spazio per una rimonta sia minimo, ma il tempo c’è e soprattutto ci sono le tante variabili di una sosta inusuale (pandemia a parte) che potrebbe sparigliare e non poco le carte in tavola.

Simone Minghinelli

© Riproduzione Riservata – Disponibile anche sul numero 65 di Bologna Rossoblù Magazine (in edicola o in formato digitale)

Foto: Getty Images (via OneFootball)