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Manca qualcosa

Manca qualcosa

Ph. Damiano Fiorentini

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Mi manca qualcosa, non so dir di più (Sergio Cammariere, ‘L’amore trovato’, 2014) – Da dove nasce la frustrazione che tante volte, quest’anno, si è provata al triplice fischio di una partita del Bologna? La risposta va ricercata nelle ambizioni che, per la prima volta nell’era Saputo, i rossoblù vanno inseguendo. Prima di ogni partita il messaggio dello staff tecnico alla stampa è chiaro: si giocherà per vincere. Ci sarebbe il desiderio di spaccare il mondo, ma raramente ci si è effettivamente riusciti. È questo a bruciare, la distanza tra quanto si vorrebbe ottenere e quello che ci si ritrova in mano ora che l’asticella si è alzata.
Una discrepanza in tal senso esisteva già nelle passate stagioni, ma siccome quell’asticella era stata fissata sull’obiettivo minimo, la reazione che scaturiva davanti ad un traguardo mancato era preoccupazione, paura, magari rabbia. Non c’è tifoso rossoblù che non sia convinto di provarlo da sempre, il rodimento di chi s’incespica proprio un attimo prima di iniziare a volare, ma fino agli anni scorsi il volo non era nemmeno contemplato fra i risultati da raggiungere. Era un sogno, e come tale veniva accantonato relativamente in fretta, quando ci si svegliava. Ora, invece, quello di voler superare i propri limiti è un proposito sbandierato con tale convinzione da riuscire ad animare istantaneamente il cuore dei sostenitori. Tuttavia, dati sempre per validi gli alibi del caso (perché esistono e sono giustificazioni, non scuse), potrebbe essere arrivato il momento di chiedersi se non si stanno ignorando un po’ troppo ostinatamente, quei limiti.
Al Bologna mancano ancora varie cose per tornare fra le big del calcio italiano. Un po’ più d’esperienza, di sana furbizia e di cinismo, una rosa più profonda, una panchina stabile. Finanche l’appeal della grande squadra manca ai felsinei, che in queste ore si stanno vedendo ‘scippare’ Ibra sotto al naso come ieri sera hanno rischiato di vedersi scippare un rigore solare, che alla blasonata avversaria era stato concesso senza esitazioni giusto un’ora prima. Forse non sembra, ma le due cose sono piuttosto interconnesse, perché il club di Saputo si sta sforzando di pensare da grande ma grande ancora non è: i fenomeni gli preferiscono altre destinazioni, gli arbitri ci pensano due o tre volte prima di fischiare a favore.
Manca tutto questo e c’è da giurare che gradualmente arriverà, magari già l’anno prossimo, quando la sola presenza stabile di Mihajlovic in panchina (come si augura ognuno di noi, in primis per Sinisa), ovvero la mancanza principale fra quelle elencate sopra, potrebbe riuscire a dare una struttura migliore alla squadra. Quest’anno ci sarà ancora da soffrire, e non come chi nemmeno se lo chiede se vorrebbe qualcosa in più, ma come chi vorrebbe ma non può. Per quanto magra, è pur sempre una consolazione.

Fabio Cassanelli

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Foto: Damiano Fiorentini