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Addio a Faustino Turra, una vita da mediano rossoblù

Addio a Faustino Turra, una vita da mediano rossoblù

Ph. bolognafc.it

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Se gli eroi del settimo scudetto se ne sono andati tutti, o quasi, adesso cominciano a salutarci i calciatori degli ultimissimi successi del Bologna (le due Coppe Italia 1969/70 e 1973/74). Questa mattina è toccato dire addio all’83enne Faustino (scritto proprio così) Turra, nel gruppo vittorioso del 1969/70, una squadra che annoverava anche Bulgarelli, Janich, Roversi e Savoldi. Il nome di Turra non dirà molto a chi segue il BFC solo da qualche decennio, ma questo mediano già moderno (un jolly, dicevano all’epoca) fu uno dei protagonisti assoluti della seconda metà degli anni Sessanta, in quella difficile fase di passaggio post Dall’Ara e soprattutto post tricolore. Sei stagioni dal 1964 al 1970, 160 apparizioni (e 19 gol) in maglia rossoblù, quasi tutte da interno di centrocampo, abile a disimpegnarsi anche come tornante. C’era pure Faustino, suo malgrado, quando nel 1965 alcuni tifosi inviperiti scagliarono gli abbonamenti stracciati in faccia alla squadra campione d’Italia in carica, rea di aver perso malamente le ultime partite del campionato 1964/65 e di non essersi confermata al vertice del torneo.
Turra, bresciano d’origine, era arrivato sotto le Due Torri dal Catania, dove aveva disputato proprio la fatidica stagione 1963/64. Il difficile mercato estivo del post scudetto lo condusse l’erede di Renato Dall’Ara, Luigi Goldoni, che tentò di fornire i rinforzi necessari per non perdere lo scudetto dalla maglia. Sguinzagliò quindi il direttore sportivo Antonio Bovina, assicurandogli un portafoglio spese quanto mai munifico per l’epoca: ben 350 milioni. L’impianto dei titolari non cambiava di tanto, ma attorno ad essi si formò un corollario di nuove scelte: il centravanti Bui e lo stopper Muccini dalla Spal, il regista Fara dall’Alessandria, e appunto il jolly di centrocampo Turra dal Catania. «Non si poteva desiderare di meglio», commentò, troppo ottimisticamente, l’allenatore Fulvio Bernardini, che poteva finalmente attingere ad un vasto campionario di scelte, numericamente sufficiente per affrontare campionato, Coppa Italia e Coppa dei Campioni (come finì quest’ultima avventura lo dirà la maledetta moneta del sorteggio contro l’Anderlecht). E infatti la precoce eliminazione dall’Europa rovinò l’ordito di Goldoni e Bernardini, provocando il vero repulisti.
Faustino restò dunque fino al 1970, in tempo per cucirsi sul petto la coccarda della Coppa Italia rossoblù, vinta passando anche sopra la Juventus. Altra epoca, certo. Ma pur sempre un’epoca in cui ‘Bologna’ e ‘vittoria’ non erano due termini in contraddizione fra di loro. Curiosità finale: da allenatore Turra ha fatto poca carriera, ma abbastanza per riuscire a guidare il Palazzolo in Serie C1 in due occasioni, tra il 1993 e il 1995 (proprio gli anni in cui il Bologna giaceva in terza serie). Durante quelle due esperienze allenò Gianluca Savoldi, figlio del suo ex compagno di squadra sotto le Due Torri, e persino Eddy Baggio, fratello d’arte di Roby.

Luca Baccolini

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Foto: bolognafc.it