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Bologna-Verona, figli d’arte contro. Ma alla fine è solo nostalgia degli originali

Bologna-Verona, figli d'arte contro. Ma alla fine è solo nostalgia degli originali

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Van Hooijdonk di qua, Cruz di là. Figli d’arte contro, in questa sfida di Coppa Italia tra Bologna ed Hellas Verona, che riscalda l’antica letteratura dei padri e della loro progenie – quasi mai – all’altezza della generazione precedente.
Ma conviene veramente vivere sotto lo stesso tetto di un gigante? A sentire Juan Manuel Cruz, figlio del ‘Jardinero’, non ci sarebbero dubbi: «Aver avuto a casa mio padre ad insegnarmi le cose tutto il giorno a tutte le ore è stata una possibilità che gli altri ragazzi non hanno potuto avere. È qualcosa di molto importante che voglio capitalizzare il più possibile. Avevo anche Hernan Crespo come direttore tecnico al Banfield, anche se con lui sono stato poco», ha dichiarato il figlio di Julio Ricardo, senza spiegare troppo l’altro lato della medaglia. Ovvero: cosa succede quando arriva il banco di prova e tutti iniziano a fare paragoni imbarazzanti? Chissà se anche Sidney van Hooijdonk si è fatto la stessa domanda (sicuramente sì), messo a confronto con un papà da quasi 400 gol in carriera.
Virando sulla musica c’è il caso di Johannes Brahms, che si considerava ‘figlio’ di Beethoven, ma aspettò di compiere 43 anni per scrivere la sua prima sinfonia. Riguardo a Franz Xaver Wolfgang Mozart, beh, con quel cognome lì non poteva che andarsene lontano lontano, e infatti si trasferì da Vienna a Leopoli, nell’odierna Ucraina.
Purtroppo i calciatori devono rompere gli indugi molto prima degli artisti. Chiedere a Timothy Weah, che a 17 anni giocava già nel Paris Saint-Germain ma ha poi dovuto rifarsi le ossa al Lille prima di approdare alla Juventus, o a Daniel Maldini, che per ovvie ragioni non ha trovato altra via se non quella di debuttare proprio nel Milan (e infatti ora sconta la sua gavetta obbligatoria in prestito all’Empoli).
Purtroppo il fatto di essere ‘figli di’ non è un problema di cognome, ma di statistica: quante probabilità hanno i geni del campione di materializzarsi due volte nello stesso albero genealogico senza soluzione di continuità? E se un figlio d’arte è un evento raro in ogni sport, figurarsi la coppia di fratelli, per giunta allenata dal proprio padre. Eppure nel campionato 1979-1980, quello in cui le camionette della polizia entrarono negli stadi per eseguire ordini di cattura verso i calciatori implicati nello scandalo scommesse, ci fu spazio per il debutto sincronizzato di Daniele e Claudio Perani, figli del loro allenatore Marino. Dei due mediani, quella col Torino sarebbe rimasta la loro unica apparizione nel Bologna. Qualcosa vorrà pur dire.

Luca Baccolini

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Foto: Getty Images (via OneFootball)