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Col Sassuolo per svoltare o ‘congelare’ un avvio di campionato comunque sopra la linea di galleggiamento

Rassegna stampa 09/02/2023

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Considerando che le maggiori squadre d’Europa sono già saldamente in mano agli emiri, non bisogna stupirsi se il Qatar (federazione calcistica attiva solo dal 1970) ha chiesto e ottenuto l’organizzazione dei Mondiali in novembre, provocando il più grande climate change del campionato italiano. Dopo la sfida al Sassuolo si tornerà in campo a gennaio, con cinque turni calati nel pieno del mercato invernale (altra stortura congenita a questo sistema). Il Bologna ci arriverà con quella sicurezza di classifica necessaria a non farsi travolgere dagli psicodrammi. Né un pareggio né una sconfitta coi neroverdi cambieranno di molto la percezione delle prime quindici giornate, mantenute oltre la soglia di galleggiamento grazie all’effetto delle tre vittorie di fila firmate Thiago Motta. Un successo, invece, terrebbe viva la speranza di lottare per la parte sinistra della classifica, qualunque cosa voglia dire questa frase.
Lo scorso anno Mihajlovic girò a ben 27 punti, ma chiuse con un girone di ritorno assai più misero. È chiaro che sarà il mercato di riparazione il vero spartiacque della stagione: Saputo ha fatto trapelare che non sarà una parentesi di semplice attesa, ma al contrario terranno banco altri investimenti (del resto i calciatori più esosi mai acquistati fin qui, Barrow e Orsolini, arrivarono proprio in gennaio). La lunga sosta, insomma, porta più vantaggi che svantaggi, soprattutto alle squadre in cerca di identità come il Bologna. Per Motta è l’occasione di lavorare finalmente in santa pace, senza l’assillo del risultato: quasi un ritiro estivo extra per chi, come lui, non ha potuto seguire la costruzione della squadra. Squadra da cui, in verità, ha saputo trarre in poco tempo risorse inaspettate.
Uno dei fattori chiave dell’esonero di Mihajlovic è stato il quasi totale inutilizzo della campagna acquisti di Sartori, vedasi Posch e Ferguson, sbocciati improvvisamente sotto la nuova gestione. Ora però è tempo di veder fiorire anche gli altri, a cominciare da Zirkzee, che ci piacerebbe fosse messo in sana concorrenza con Arnautovic, giusto per non dover trattenere il fiato ogni volta che l’austriaco si tocca un tricipite. Quanto al 6-1 incassato a Milano, non ne farei un dramma: una sconfitta è uguale con uno o cinque gol di scarto. Ciò che c’è da salvare, invece, sono quei primi venti minuti, conditi da almeno tre importanti sortite offensive e un predominio pressoché incontrastato del campo. Non è poco, per una squadra che aveva relegato questi atteggiamenti garibaldini a ricordi di mesi lontani. Il difficile, adesso, è reggere almeno un’ora in più. Ma che ci siano i mezzi per farlo non è più solo una sensazione.

Luca Baccolini

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