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Sinisa tiri meno la corda. E se mira ad attirare un top club, cominci ad ottenere risultati migliori col Bologna

Rassegna stampa 01/06/2021

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Il Bologna esce sconfitto per la quattordicesima volta in campionato e lo fa nel modo più fastidioso. Giocando bene e sbagliando ghiottissime occasioni sottoporta, ma contro un’avversaria imbottita di riserve e con la testa già all’impegno di Europa League contro l’Ajax. Non ci si può quindi lamentare del gioco espresso dai felsinei, però non si può nemmeno pretendere che il tifoso si accontenti sempre delle briciole, aggrappandosi ad una proposta di calcio bella a vedersi ma che viene troppo spesso punita alla prima occasione. Sono sette i punti in meno rispetto alla scorsa annata, quando i rossoblù veleggiavano al nono posto avvicinandosi a quei 47 punti che nelle idee di Mihajlovic dovrebbero essere l’obiettivo di questo finale di stagione, possibilmente facendo meglio. Come, non è dato sapere.
A fine partita è lo stesso tecnico a scusare la squadra e se stesso: «Non posso imputare nulla ai ragazzi». La domanda sorge allora spontanea: di chi è colpa? Segue immancabile la solita frecciatina alla società che non gli ha preso la punta. Possibile aggrapparsi ogni volta alla stessa giustificazione, quando c’è ostinazione da parte dello stesso mister nello schierare Barrow quasi da terzino (nella ripresa più volte il gambiano era sotto la linea di centrocampo) per lasciare spazio in avanti ad un Palacio che di gol, quest’anno, abbiamo capito tutti non averne in canna? La scorsa estate, peraltro, gli fu ricordato come i soldi per l’attaccante fossero quelli investiti o comunque da investire su Musa (13 milioni di euro più bonus fino a 6), che lui immaginava inizialmente come centravanti, e che salvo ghiotte occasioni invernali il discorso sarebbe stato rimandato alla stagione seguente.
Stucchevole anche la continua incertezza con la quale Mihajlovic sta facendo convivere un’intera piazza: c’è in essere un contratto con scadenza 2023 che una società seria gli ha rinnovato in un momento difficile della sua vita. Solleticare giornata dopo giornata la possibilità di levare le tende come nel post Roma («non so, vedremo…») è tanto fastidioso quanto deleterio. Oggi Sinisa non può ambire a piazze più importanti di quella rossoblù: lo dicono i risultati. Non si vola e non si veleggia, si traccheggia. Non sarebbe male se il serbo tirasse un po’ meno la corda e attendesse il prossimo mercato, quando dovrebbe arrivare il numero 9 che tanto brama. Non dovesse succedere potrà dimettersi, ma così sembra molto un voler tenere aperta una porta verso un club di alto profilo (che però, con risultati modesti, è difficile attirare). Un po’ di rispetto, società e città lo meritano: almeno questo, perché il gioco sarà pure piacevole ma le sconfitte fanno male ugualmente. Se non di più.

Mario Sacchi

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