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Tra campo e Palazzo, il calcio italiano è affetto da virus ben più gravi del COVID-19

Ci è andata ancora bene...

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Allo stadio Olimpico si è concluso 2-2 il primo anticipo della 26^ giornata di Serie A, con il Bologna che in avvio ha faticato a contenere una Lazio sempre più da scudetto, poi però ha reagito e si è andato a prendere un meritato pareggio. Nel finale i rossoblù hanno anche sfiorato il 3-2, ma forse il colpaccio sarebbe stato eccessivo. Positivo il risultato, dunque, molto meno l’arbitraggio di Abisso, designato dal nostro esimio concittadino Rizzoli, che in avvio ha ammonito con troppa facilità i diffidati Bani e Schouten, tanto per mettere subito in chiaro le cose, e nella ripresa ha agito allo stesso modo con Danilo e Santander (anche per lui un giallo pesante: niente Juventus).
Tornando purtroppo alla triste realtà e analizzando il risultato per quello che è stato veramente, dispiace dover constatare come Denswil sia dotato di braccia e che il codino di Palacio (non la testa, proprio la treccina) sia una parte del corpo con cui può essere segnato un gol. In sintesi: il regolamento attuale, protocollo VAR in primis, va totalmente rivisitato, è una robaccia. Impossibile per il difensore olandese non impattare il pallone, involontariamente e con l’arto attaccato al fianco, mentre sta cadendo, così come disturba l’offside di mezzo millimetro (ma c’era davvero?) del ‘Trenza’. Fortunatamente non sono il solo a pensarla così, se è vero che la stessa FIFA sta riflettendo proprio in merito ai falli di mano e soprattutto al fuorigioco, con il concetto di ‘luce’ tra difendente e attaccante tornato ormai di moda.
Per concludere, il massimo campionato italiano è stato trasformato in un autentico teatrino, perdendo anche quella poca credibilità che gli era rimasta. Non si può rinunciare all’incasso e all’appeal internazionale di Juventus-Inter, e allora si propende per bloccare mezza Serie A e falsare l’intero torneo, mentre i tifosi in trasferta continuano comunque a circolare a destra e a manca e in cadetteria si gioca quasi dappertutto. E allora, per coerenza, stesso provvedimento anche domenica prossima, quando il club della famiglia Agnelli dovrebbe giocare al Dall’Ara: rinvio, non porte chiuse. Ma così non sarà, perché la stagione va conclusa entro l’Europeo (già così servirà un’impresa, vista la situazione dell’Inter) e perché le società non sono tutte uguali. Pensandoci bene, fa più danni il COVID-19 o uno Stato (e con esso la Lega Serie A) che non sa come gestire quello che nei fatti è un virus influenzale?

Mario Sacchi

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