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‘Bologna, storia di una città’, al Comunale lo spettacolo di Comaschi dagli Etruschi a Dall’Ara. Tra il pubblico anche Bigon, stasera si replica

'Bologna, storia di una città', al Comunale lo spettacolo di Comaschi dagli Etruschi a Dall'Ara. Tra il pubblico anche Bigon, stasera si replica

Ph. tcbo.it

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C’è un bel pezzo di Bologna (la squadra) nella storia di Bologna (la città). Ovvio, dice il tifoso. Mica tanto, risponde il forestiero. E ha ragione. Bologna parla troppo poco del Bologna (e di tante altre cose, è vero). Non ci sono segni, targhe, testimonianze. Le poche che esistono (al Quadrilatero, in Cirenaica) sono eccezioni tardive ad una dimenticanza collettiva e strutturale, come se il calcio non facesse parte della cultura di una comunità. Abbiamo bisogno di segni, di promemoria, di evidenze. Bologna, storia di una città, lo spettacolo che Giorgio Comaschi ha presentato al Teatro Comunale ieri sera (in replica oggi, mercoledì 16 giugno, alle ore 20), è uno di quei promemoria necessari.
Da padrone assoluto della materia quale è, Comaschi racconta la storia del capoluogo emiliano dagli Etruschi all’altro ieri, tremila anni in poco più di cento minuti, un ritmo vertiginoso che però non fa perdere il gusto del paesaggio e il piacere dell’attimo rivelato. E per chi, come lui, ha avuto privilegi sportivi esclusivi (come l’aver visto dietro la rete il gol di Pascutti in volo planare su Burgnich) non poteva mancare il BFC. E così sul fondale del Comunale (sopra l’orchestra diretta da Valentino Corvino) ecco apparire il faccione rubicondo di Dall’Ara, l’undici scudettato del 1964 e tanto altro ancora, ovviamente in rispettoso ordine cronologico dopo Galli Boi, Romani, civiltà comunale, Pepoli, Bentivoglio, Papa Gregorio XIII, Napoleone ecc. E Comaschi fa bene a sottolineare che quella vittoria, nel 1964, fu figlia non illegittima di un tessuto culturale e industriale che negli anni Sessanta risarciva Bologna delle atrocità belliche, grazie all’inventiva di quegli imprenditori che all’epoca erano sistemati alla meno peggio nei garage (dato che le industrie erano quasi tutte sventrate dai bombardamenti), e che oggi sono affermati esportatori del Made in Bologna nel mondo.
A vedere lo spettacolo, ieri sera, c’era anche il d.s. Riccardo Bigon, e non è la prima volta che un dirigente o un calciatore rossoblù varca i confini del Teatro Comunale. Lo ha fatto Diego Perez per il soprano uruguaiano Maria José Siri, lo aveva fatto Luca Gotti, appassionato melomane, ai tempi in cui allenava da vice di Roberto Donadoni. Chissà che un giorno non si presenti anche Joey Saputo, i cui genitori sono dichiarati appassionati di canto lirico. Piazza Verdi è lì, non lontana da quel Quadrilatero in cui Arnstein, Rauch e Bernabeu si ritrovarono a bere la loro prima birra da fondatori del Bologna FC. La stessa piazza in cui una sera di due estati fa Walter Sabatini salì sul palcoscenico a leggere pagine di Pier Paolo Pasolini.

Luca Baccolini

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