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Venerdì tutti in piazza con i lavoratori dello spettacolo: impariamo dai teatri e sconfiggeremo anche il virus

Venerdì tutti in piazza con i lavoratori dello spettacolo: impariamo dai teatri e sconfiggeremo anche il virus
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Il 30 ottobre, alle 10 del mattino, i lavoratori dello spettacolo (artisti, maestranze, tecnici, organizzatori, amministrativi), si troveranno a Bologna in piazza Roosevelt per chiedere di poter tornare a lavorare. Con loro, in altre dodici piazze italiane, faranno altrettanto migliaia di colleghi e semplici cittadini, come il sottoscritto, convinti che l’aver chiuso cinema e teatri sia stato non solo un atto illiberale, ma persino contrario alle logiche di contenimento del virus.
Nella fase di ammorbidimento della curva epidemica, questo Governo aveva prospettato la necessità di imparare a convivere col COVID. Convivere, nel nostro vocabolario, significa continuare a svolgere le attività del quotidiano con le dovute accortezze che l’esperienza degli ultimi mesi ci ha insegnato a mettere in atto. Di tutti i comparti della vita quotidiana (scuola, ospedali, sport, teatri, ecc.), è stato proprio il mondo dello spettacolo a registrare il più basso tasso di contagio: 1 caso di positività su 347.000 spettatori da giugno a settembre (fonte AGIS, con il supporto dell’app Immuni), praticamente lo zero assoluto. Tutto questo è stato possibile grazie allo scrupoloso rispetto delle norme igienico-sanitarie dell’industria dello spettacolo, oltre al fatto che cinema e teatri sono luoghi in cui è già proibito di per sé parlare. Eppure il Governo, tra i primi in Europa, ha voluto tagliare le gambe a questi settori. Lo ha fatto promettendo vagamente ‘ristori’ di vario tipo (leggi alla voce: sussidi di Stato), senza specificare quando, quanto e soprattutto come.
Se c’è un settore che ha dimostrato come si possa coesistere col virus è stato proprio quello dei teatri. Affossarlo con la chiusura totale è la negazione della possibilità di vivere civilmente anche in presenza della pandemia. In una parola: è l’anticamera del lockdown generale. Ecco perché in piazza non dovranno esserci solo gli artisti, ma anche noi, al loro fianco, per rivendicare un diritto dato dal buonsenso prima ancora che dalla legge. A teatro non ci si ammala. Lo dicono i numeri, schiaccianti. A teatro si impara a convivere col COVID, a teatro si creano modelli replicabili anche altrove, negli stadi e nei palazzetti in primis. A teatro si preserva la cultura del Paese. A teatro si resta più umani di come ci vogliono ridurre. Cerchiamo di imparare dai teatri e sconfiggeremo anche il virus.

Luca Baccolini

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