Celta Vigo-Bologna 1-2: ecco le note liete e quelle dolenti in casa rossoblù relativamente al match disputato ieri all’Estadio Balaídos.
PRO
Il solito grande Bologna – Mi meraviglio di chi si meraviglia. Sono gli stessi che dopo la sconfitta contro la Cremonese avevano detto e scritto di tutto, che il passaggio del turno in Coppa Italia ottenuto allo scadere contro il Parma l’avevano commentato con un «bene, però…», e che nel pareggio all’Olimpico avevano visto solo un calo di condizione e una vittoria mancata, stante l’inferiorità numerica con cui la Lazio ha chiuso la partita. Sul serio? Davvero non si è ancora compreso qual è il reale valore di questi ragazzi? La vittoria di ieri sera per me non ha nulla di sorprendente, ma anzi è in linea con la caratura di questo Bologna.
Il credo condiviso e fruttuoso – Italiano è bravissimo a convincere i giocatori della bontà della sua proposta calcistica, anche con tutti i rischi che essa comprende. Al primo passo falso sono tutti pronti a criticare la filosofia del mister, da una parte della tifoseria fino alla stampa, ma i calciatori sono i primi a credere fermamente in ciò che fanno e i risultati si vedono.
Le mille risorse della squadra – Non tutto il male viene per nuocere. Le assenze di Freuler e Ferguson ci stanno facendo vedere un grandissimo Moro, autore anche ieri di una prova splendida. Di nuovo: era bastato un passetto falso in campionato perché qualcuno sottolineasse quanto stavano incidendo le assenze. Della vittoria di Vigo, ottenuta con un solo difensore centrale di ruolo a disposizione, invece cosa diciamo? E dello 0-3 a Udine arrivato con mezza rosa in infermeria? E volendo potrei citarne altre di gare in cui il Bologna ha dimostrato di essere più forte anche delle difficoltà. Questi ragazzi stanno facendo da tempo qualcosa di straordinario, e meriterebbero che gli venisse riconosciuto senza che i piccoli e fisiologici inciampi rimettano ogni volta tutto in discussione.
I tanti volti in copertina – Bernardeschi è tornato in forma e ha fatto la partita che ci si deve aspettare da lui per quelle che sono le sue qualità: giustamente si è preso la responsabilità del rigore, ha lo status e la personalità per farlo, e nel corso del match è stato straripante. Su Heggem non ci sono più parole, gioca sempre e mantiene un livello altissimo. Potrei continuare con la lista dei migliori, ma faccio prima a sintetizzare così: ora il BFC è una macchina che viaggia da sé, indipendentemente da chi sta al volante. Chiunque scenda in campo fa bene, anche adattato e in emergenza com’è stato per De Silvestri e Lykogiannis nelle ultime due uscite.
La mossa tattica di Italiano – Il mister aveva la fama dell’allenatore integralista e ieri l’ha smentita una volta in più. Ha schierato un 4-3-3 con Fabbian prima e Odgaard poi in una posizione più da mezzala che da sottopunta, così da esasperare ulteriormente il concetto di recupero alto. Il suo obiettivo era chiaro: far arrivare meno palloni possibili in difesa, aiutando così l’intero reparto arretrato e in particolare Lykogiannis.
L’artefice principale – Ci tengo sempre a ricordare che serate come quella di ieri sono possibili grazie al presidente Saputo. Aveva promesso una squadra di cui essere orgogliosi e ha centrato in pieno l’obiettivo, non solo per i risultati conseguiti ma per tutto l’ambiente che ha saputo creare insieme ai suoi dirigenti. Il Bologna è uno spot non solo per come gioca, e già questo basterebbe, ma anche per come sono i suoi ragazzi nello spogliatoio e fuori dal campo: un gran bel gruppo, di cui essere fieri per davvero.
CONTRO
L’unico errore in 97 minuti – Sul gol dei padroni di casa Lykogiannis ha commesso un errore di valutazione, fra l’altro proprio in quella che dovrebbe essere la sua zona di campo: avrebbe dovuto temporeggiare e ha sbagliato, capita, ma nel complesso se l’è cavata bene.
Pepè Anaclerio
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