Storia

Storia

La nascita del Bologna Football Club

Il Bologna Football Club nasce ufficialmente domenica 3 ottobre 1909 presso la birreria Ronzani in via Spaderie, come sezione "per le esercitazioni di sport in campo aperto" del Circolo Turistico Bolognese: viene eletto Presidente Louis Rauch, un odontoiatra svizzero, vice Presidente Giuseppe Della Valle. Nell’inverno del 1910 il Bologna Football Club si era reso autonomo uscendo dal Circolo Turistico, le maglie erano state modificate con strisce verticali, ma avevano mantenuto i colori originali: il rosso ed il blu. Dopo la vittoria nel Campionato Emiliano vinto nettamente in due partite giocate nello stesso pomeriggio contro la Sempre Avanti (10-0) e la Virtus per 9 a 1 (la Virtus calcio era una squadra della sezione sportiva della Virtus che comprende anche la Virtus Bologna Basket), venne organizzata nel maggio del 1910 un’importante amichevole con l’Inter Campione d’Italia che i milanesi vinsero solo nel finale per 1-0 davanti a un pubblico entusiasta e numeroso; la bella figura fatta diede al Bologna il diritto di iscriversi per la prima volta al campionato di Massima Serie: 1910/11. Nei primi due anni il Bologna giocò nel Girone Veneto-Emiliano non riuscendo mai ad accedere alla finalissima per lo scudetto contro la vincente del Girone Ligure-Lombardo-Piemontese; nel frattempo il Bologna trasferì il suo campo di gioco prima alla Cesoia il 26/2/1911, poi allo Sterlino, inaugurato il 30/11/1913 con l’incontro Bologna-Brescia terminato 1-1. Anche nei campionati 1913, 1914 e 1915 la squadra emiliana non riuscì a qualificarsi alla Fase Nazionale del Nord Italia. La prima guerra mondiale interruppe l’attività, si giocarono solo amichevoli e tornei organizzati alla meglio. Alla ripresa si ripartì con rinnovato slancio e in poco tempo il Bologna entrò nella ristretta cerchia delle squadre che contano: fu decisivo l’ingaggio dell’allenatore danubiano Felsner che diede un impulso determinante alle ambizioni del Bologna.

Il primo scudetto

Dopo una finale del Campionato del Nord Italia (che era de facto quella scudetto dato che la finalissima tra la vincente del Torneo del Nord e la vincente del Torneo del Sud era una formalità vista la netta superiorità delle squadre setentrionali su quelle meridionali) persa nel Campionato 1920-21 con la Pro Vercelli, ci fu l’esordio di Angelo Schiavio (detto Anzlén) nel 1922 e, dopo una finale di Lega Nord (che per i motivi spiegati più su era de facto una finale scudetto) persa nel 1924 con il Genoa, nel 1924-25 arrivò il primo scudetto della storia rossoblu: l’avversario è sempre il Genoa che capitola solo al quinto incontro (2-0) disputato a Milano a porte chiuse per evitare il ripetersi di incidenti tra le tifoserie, piuttosto focose nelle partite precedenti. Il Bologna gioca per la prima volta con le maglie verdi con colletto filettato rossoblu ed è un trionfo con i gol di Pozzi e Perin. La finalissima con l’Alba Roma è solo una formalità: 4-0 a Bologna e 2-0 a Roma. In vista del regime, si costruì il nuovo Stadio del Littoriale per contenere le ormai migliaia di tifosi rossoblu: il 29 maggio 1927 fu inaugurato con l’incontro della dell'Italia 2-0 alla Spagna del mitico Zamora, ed il 6 giugno si disputò la prima partita in campionato e fu subito vittoria contro i tradizionali avversari genoani: 1-0 con rete di Martelli. Angelo Schiavio era già il giocatore simbolo del Bologna e, dopo altri campionati persi per un nonnulla (come nel 1926 e nel 1927, scudetto revocato al Torino per illecito e non assegnato al secondo classificato, il Bologna, perché il Presidente Federale - nel frattempo era stato eletto il bolognese Arpinati - non volle dare adito a sospetti di favoritismo), il Bologna arrivò al secondo scudetto nel 1929 dopo una finale a Roma (città che porterà bene anche nelle finali successive) contro il Torino: 1-0, gol di Muzzioli su passaggio di Schiavio, autore di un’azione irresistibile. Inizia il mito del Bologna e dei suoi gioielli: oltre a Angelo Schiavio, il portiere Gianni detto "il gatto magico" per le sue doti acrobatiche, Della Valle goleador implacabile, Perin abile centrocampista.

I trofei europei e la serie di scudetti

Il Bologna inaugura l’era dei campionati a girone unico nel 1929-30 con lo scudetto sulla gloriosa maglia e, anche se gli scudetti dei primi anni Trenta sono tutti juventini, i rossoblu non stanno certo a guardare. Arrivano nuovi giocatori dal Sudamerica (su tutti Fedullo e Sansone, poi Andreolo, il goleador Carlo Reguzzoni, Monzeglio, Montesanto) ed il Bologna vince nel 1932 la Mitropa Cup, con allenatore Lelovich subentrato a Felsner nel gennaio 1931, e nel 1934 ripete l’impresa battendo in finale l’Admira Vienna. Sono tempi di cambiamento a livello societario, che si stabilizzano con la nomina, prima a Commissario Straordinario poi a Presidente, di Renato Dall’Ara, un industriale reggiano, personaggio scaltro, godereccio e poco propenso a spendere, ma che otterrà grandissimi risultati nella sua straordinaria presidenza che durerà 30 anni. L’Italia diventa Campione del mondo nel 1934 con un gol di Angelo Schiavio in finale ed inizia con il campionato 1935-36 un periodo d’oro: ben 4 scudetti (1936,1937,1939,1941) ed un prestigioso Trofeo dell’Esposizione vinto a Parigi con una fantastico 4-1 sul Chelsea in finale. C’è un cannoniere lunatico, estroso e irresistibile nelle giornate di vena: Gino Cappello, che in coppia con il bolognese Cervellati consola con le sue giocate il pubblico bolognese dal susseguirsi di campionati mediocri. Il Bologna si piazza sempre dietro le squadre dell’asse Milano–Torino e in un paio di occasioni si sfiora perfino il dramma della B. L’acquisto di Gino Pivatelli, che diventa cannoniere nel 1955-56 con 29 reti in 30 partite, ed il giovane Ezio Pascutti, che al suo esordio segna subito un gol a Vicenza, fanno da contraltare negli anni seguenti a giocatori stranieri che falliscono clamorosamente come Vukas, Maschio e Vinicio- Sono gli anni della decisa contestazione al presidente Dall’Ara, che viene sovente accusato di non spendere abbastanza e di gestire la società in modo dittatoriale.

Settimo scudetto (1963/64)

Agli inizi degli anni ’60, con l’arrivo di Fulvio Bernardini, si profila all’orizzonte la squadra vincente: tassello dopo tassello, ai già affermati Ezio Pascutti e Mirko Pavinato si aggiungono i giovani Giacomo Bulgarelli e Fogli ed il Dottore (così era chiamato Bernardini, per la sua cultura e competenza), che all’inizio era in continua polemica con il Presidente per via del gioco (a parere di Dall’Ara bello ma poco redditizio) conquista sul campo Bologna e i suoi tifosi con due campionati all’insegna del bel gioco, al punto da far esclamare all’allenatore rossoblu, al termine di una partita vinta in modo perfetto per 7-1 sul Modena: "Così si gioca solo in Paradiso!". Era il campionato 62-63, che fa registrare il record di Ezio Pascutti che segna consecutivamente per le prime 10 giornate (12 gol). Con l’arrivo del fuoriclasse tedesco Helmut Haller e la definitiva consacrazione del giovane centravanti danese Harald Nielsen (detto Dondolo), si pongono le basi del trionfo dell’anno successivo. Il problema del portiere viene risolto con l’acquisto del nazionale William Negri e nel campionato 1963-64 saranno gioie e dolori. Dopo un inizio stentato, il Bologna infila una serie di vittorie che lo portano al comando dopo il 2–1 di S.Siro sul Milan, ma pochi giorni dopo scoppia il caso-doping: 5 giocatori (Pavinato, Fogli, Tumburus, Perani e Pascutti) vengono trovati positivi. I giocatori, l’allenatore e il medico vengono squalificati ed il Bologna viene penalizzato di tre punti. La reazione della città è quella di chi sa di subire un’ingiustizia da parte dei potenti; scendono in campo le forze politiche e sociali e soprattutto la gente comune: tutta la città è unita. Le controanalisi dimostrano l’innocenza dei giocatori e i 3 punti vengono restituiti; il campionato finisce con Bologna e Inter (Campione d’Europa) appaiati al primo posto. Si rende necessario lo spareggio a Roma il 7 giugno ’64. Tre giorni prima muore improvvisamente il presidente Renato Dall’Ara, mentre discute nella sede della Lega con Moratti, Presidente dell’Inter, i dettagli per lo spareggio. Il Bologna gioca una partita attenta tatticamente e vince per 2-0 con reti di Fogli e Harald Nielsen: è il settimo scudetto. Un giornale titola: "Lui ha visto ed è stato felice!", in onore del presidente.

Fine anni sessanta e la Coppa Italia

Il dopo scudetto è un’annata infelice: il confronto con l’Anderlecht in Coppa dei Campioni si risolve a favore dei belgi nello spareggio di Barcellona per lancio della monetina e in campionato è un’altalena di risultati che alimentano polemiche e dualismi nella squadra (vedi Haller e Nielsen) e allontanano i tifosi delusi; viene esonerato Fulvio Bernardini, si ricomincia con un nuovo allenatore breve parentesi di Scopigno, poi Carniglia ed i risultati non mancano: 2° e 3° posto. Poi ogni anno la squadra perde un pezzo di "quelli del ’64" e i ricambi non sono sempre all’altezza: Bulgarelli resta, ma vengono ceduti prima Harald Nielsen, poi Helmut Haller, mentre Ezio Pascutti deve smettere, come William Negri, per gli acciacchi dell’età. Si alternano gli allenatori e i presidenti per arrivare alla fine degli anni ’60 con Edmondo Fabbri in panchina e una Coppa Italia vinta con il Torino (2-0) con doppietta di Savoldi, che viene replicata nel 1974 in una finale vinta ai rigori sul Palermo (sempre a Roma, e tre finali vinte!).

Anni settanta

Nel 1975 finisce la sua carriera Giacomo Bulgarelli, la Bandiera , che dopo 17 anni passa il testimone a Eraldo Pecci, un romagnolo cresciuto nel vivaio. Il nuovo idolo di Bologna, il cannoniere Giuseppe Savoldi, verrà ceduto al Napoli per la grande cifra di 2 miliardi. I tifosi non perdonano al presidente Conti la politica della cessione dei pezzi migliori, l’allenatore Bruno Pesaola guida la squadra in campionati mediocri. Così cresce il malcontento di chi non accetta piazzamenti anonimi della squadra. Dopo una serie di campionati tra il 5° e 8° posto iniziano i brividi, con salvataggi in extremis di cui è artefice Cervellati, chiamato spesso a sollevare le sorti del Bologna quando tutto sembra ormai compromesso. Nel 1978-79 la squadra si salva pareggiando 2-2 in modo rocambolesco in casa con il Perugia, ed è anche l’ultima partita nel Bologna di un altro giocatore simbolo, Tazio Roversi. Nel 1979-80 se ne va il presidente Conti e subentra Tommaso Fabbretti, che sceglie come allenatore Marino Perani e vi è il ritorno di Giuseppe Savoldi. Sarebbe un campionato onorevole se la squadra non fosse coinvolta nel calcio scommesse e punita nel campionato successivo con la penalizzazione di 5 punti. La stagione 1980/1981 vede allenatore Radice e nonostante la penalizzazione sarà un buon 7° posto finale e tante vittorie importanti, anche contro squadre come Inter e Juventus.

Dalla B alla C

Nel 1981/1982 la squadra retrocede in serie B. Per la prima volta nella storia il Bologna subisce l’onta sportiva di una retrocessione che non sarà l’unica: l’anno dopo sarà seguita da quella in Serie C1. All’immediata e dovuta risalita in B seguono alcuni campionati con tentativi di conquistare il campionato di Serie A senza esito, fino all'annata 1987/1988, quando il presidente Luigi Corioni impone un allenatore sconosciuto, Gigi Maifredi, il quale vince lo scetticismo generale conduce uno spumeggiante Bologna in Serie A dalla porta principale, ottenendo un meritato primo posto con spettacolo e gol. In massima serie, dopo un inizio difficile, il Bologna si salva con tranquillità e l’anno seguente Maifredi conquista la qualificazione alle coppe europee prima di lasciare Bologna, per rispondere alla chiamata della Juventus. È un campionato che inizia male con Franco Scoglio allenatore e si trascina fino alla fine con infortuni a ripetizione e pochezza tecnica. Nonostante Luigi Radice le provi tutte, il club finisce in B. Uniche soddisfazioni vennero dalla Coppa UEFA in cui i rossoblù sfiorarono le semifinali dopo avere eliminato Hearts of Midlothian e Admira Wacker rimontando in entrambi i casi sconfitte pesanti subite all'andata. Fallimento del Bologna FC e ritorno in Serie A - Dopo due stagioni dove rifioriscono speranze di rinascita, con l’illusione che un presidente bolognese Gnudi, con l’appoggio di Gruppioni, riporti presto la squadra in Serie A, avviene una nuova discesa in Serie C, per arrivare al fallimento del glorioso Bologna nel 1993. Dalla sentenza del tribunale rinasce il Bologna FC 1909. Con Giuseppe Gazzoni Frascara come presidente, il campionato di serie C 1993/1994, che vede Zaccheroni allenatore e Pecci direttore sportivo, sembra promettere bene, ma il proposito di tornare in B s’infrange nei play-off contro la Spal. Al secondo tentativo la coppia Oriali-Ulivieri, subentrata a Reja–Pecci, centra l’obiettivo: la risalita in serie B e immediatamente dopo, nel 1995/1996, si festeggia la promozione in serie A con il gol di Giorgio Bresciani in Bologna–Chievo.

Da Baggio a Signori

Il primo anno di serie A è quasi trionfale: settimo posto in classifica e buon gioco, ed eliminazione in semifinale di Coppa Italia da parte del Vicenza di Francesco Guidolin. L’anno seguente, il quarto consecutivo di Renzo Ulivieri, è altrettanto buono con l’ottavo posto che dà diritto a partecipare al torneo Intertoto; ma è anche l’anno di Roberto Baggio, ingaggiato a sorpresa con un’abile operazione di mercato da Gabriele Oriali e Gazzoni all’insaputa dell’allenatore, che faticherà inizialmente ad inserirlo negli schemi, ma che dopo qualche polemica troverà un equilibrio che porterà il Bologna in Europa, Baggio prima ai Mondiali di Francia poi all’Inter e Ulivieri al divorzio. Nel campionato 1998/1999 il Bologna di Carlo Mazzone, il nuovo allenatore scelto da Oriali prima di andarsene, sostituito da Oreste Cinquini, vince l’Intertoto e inizia una fantastica cavalcata europea, raccogliendo ovunque consensi unanimi, e fermandosi alle soglie della finale di Coppa Uefa, eliminato dal Olympique Marsiglia, con un rigore dubbio a pochi minuti dalla fine. Analoga sorte toccherà in Coppa Italia, sempre eliminati in semifinale (dalla Fiorentina) In campionato dopo un inizio stentato il Bologna trova un buon equilibrio in campo con Binotto e Fontolan esterni e Giuseppe Signori goleador ritrovato; la stagione si chiude trionfalmente con la vittoria sull’Inter nello spareggio per entrare in Europa.

L'era Guidolin

Nella stagione 1999/2000 lo staff dirigenziale decide di affidare la squadra a Sergio Buso, allenatore della Primavera ed ex portiere rossoblu degli anni’70. L’inizio è incoraggiante in Uefa, ma deludente in campionato: si corre ai ripari richiamando Kennet Andersson (ceduto in estate alla Lazio), ma alla settima giornata, con 7 punti conquistati, si chiude l’esperienza di Sergio Buso. Si riparte con Guidolin, nato lo stesso giorno e mese del Bologna, ex calciatore rossoblu. Il tecnico è razionale e concreto, la persona, seria e puntigliosa; il suo esordio è vincente in campionato e in Europa, poi c’è l’amara eliminazione da parte del Galatasaray in Uefa e dell’Inter in Coppa Italia. Conclude una grande carriera Giancarlo Marocchi, l'ultima bandiera rossoblu prima di Carlo Nervo. La seconda stagione di Guidolin 2000/2001. Il Bologna ha una partenza lanciata: la squadra gioca bene e ottiene grandi risultati, come le vittorie interne su Milan, Parma e la Lazio. A fare da guida è Giuseppe Signori, che alla fine realizzerà 16 reti. A metà campionato il Bologna rallenta ma rimane sempre in corsa per l’obiettivo europeo, fino al crollo nelle ultime decisive sfide-UEFA. Finirà nono, insieme alla Fiorentina. L'annata, seppure segnata da luci e ombre, lancia nel grande calcio giovani di notevole talento come Alessandro Gamberini e Giacomo Cipriani. Nella stagione 2001/2002 Guidolin, nel pieno della contestazione che induce Gazzoni ad abbandonare la presidenza cedendo il timone a Renato Cipollini, forgia un Bologna tatticamente ben organizzato, che fa dello spirito del gruppo e della tenacia due dei suoi punti di forza. Una serie di infortuni consecutivi, che colpisce - tra gli altri - Signori, Locatelli, Macellari e Giacomo Cipriani, non penalizza oltremodo i rossoblu, che grazie agli innesti azzeccati di Pecchia, Fresi e Zauli e alla crescita di Cruz, fino all’ultimo lottano per un posto in UEFA Champions League, prima della beffa finale di Brescia, quando, per una serie concatenata di risultati avversi, sfumano sia la qualificazione in Champions che quella in Coppa UEFA. Resta un esaltante settimo posto con 52 punti, cui fa da contraltare l’amara consolazione della Coppa Intertoto. Il lavoro svolto dal tecnico Guidolin è, tuttavia, notevole: in tre anni ha saputo costruire un gruppo caratterialmente forte, legato da un solido legame d’affetto con la città e che prometteva bene per il futuro. La stagione 2002-2003 vede il Bologna impegnato in estate nella Coppa Intertoto. Dopo un inizio positivo (goleada contro il Teplice), perde in finale contro il Fulham. Il girone d'andata in campionato fa registrare un record storico per il Bologna (sette vittorie nelle prime sette partite casalinghe) e si chiude con 27 punti (come nel precedente torneo). I successi al Dall’Ara sembrano compensare il mancato approdo in UEFA e la prematura uscita di scena in Coppa Italia, ma il 2003 sarà avaro di soddisfazioni per i tifosi: in un girone di ritorno da appena 14 punti, a brutte sconfitte contro squadre impegnate nella lotta per la salvezza si accompagnano ottime prestazioni contro le prime classificate, vanificate da parecchi gol decisivi subiti proprio allo scadere. La delusione per cinque mesi infruttuosi che rischiano di compromettere un anno e mezzo di vera ribalta produce nuove contestazioni della curva.

Di nuovo serie B

Alla vigilia del campionato successivo Guidolin, il cui rapporto con la tifoseria è ormai logoro, decide di abbandonare la panchina del Bologna. Gazzoni e Cipollini richiamano Carlo Mazzone, l’allenatore dell’esaltante stagione delle semifinali di UEFA e Coppa Italia, un beniamino dei tifosi. Il tecnico romano accetta, ma, con una squadra molto rinnovata, deve conoscere e rodare i suoi uomini, lavoro che svolge nel corso del girone d’andata, durante il quale, anche a causa di una serie di infortuni importanti, i risultati sono avari. Concluso il nefasto 2003, l’anno nuovo si apre con l’acquisto di Hidetoshi Nakata e con due sequenze di tre vittorie consecutive (cadono, tra le altre, Lazio e Roma) che fanno registrare progressi in classifica, tanto che la squadra può tagliare con anticipo il traguardo della salvezza. A questo punto Giuseppe Signori annuncia il suo addio al calcio italiano, dopo 188 gol in 344 partite di Serie A: il caloroso saluto del Dall’Ara commuove uno dei più grandi bomber di sempre, tre volte capocannoniere del campionato. Intanto Mazzone rinnova il contratto con il Bologna per un’altra stagione, che potrà impostare fin dall’inizio, dal ritiro pre-campionato. La stagione seguente i risultati si vedranno: dopo un avvio non privo di difficoltà la squadra risale la china in virtù di quattordici partite con una sola sconfitta, toccando il settimo posto in graduatoria. Nelle ultime giornate, però, i rossoblu scivolano gradualmente, anche a causa di una classifica molto corta nella quale tantissime squadre fluttuano ai margini della zona a rischio. Proprio all'ultima giornata Carlo Nervo (festeggiato nel frattempo al raggiungimento delle 300 presenze in campionato con la maglia del Bologna) e compagni si trovano a condividere la terzultima posizione (mai occupata nel corso di tutto il campionato) con Fiorentina e Parma. Per la classifica avulsa sono le emiliane a doversi giocare la salvezza agli spareggi: la vittoria di misura al Tardini conseguita nella gara di andata è sciupata in quella di ritorno, quando il Parma espugna il Dall'Ara per 0-2, decretando la retrocessione degli avversari. La strenua battaglia giudiziaria condotta dal patron Gazzoni sulle irregolarità economiche di alcune società non riesce a restituire la Serie A. Il Bologna viene affidato al tecnico Renzo Ulivieri, gradito ritorno. Dopo che i suoi sforzi per ottenere il ripescaggio in A si sono rivelati vani, il principale azionista decide di cedere la società, che dopo le prime giornate del campionato cadetto 2005/06 viene rilevata da Alfredo Cazzola, nuovo presidente del Bologna, assieme ai soci Menarini e Bandiera (quest'ultimo già al fianco di Gazzoni). Renato Zaccarelli è l'uomo cui Cazzola affida la gestione tecnica della squadra. Per il 2005-2006 al posto di Ulivieri viene ingaggiato Andrea Mandorlini e in gennaio arrivano i rinforzi: Lamberto Zauli, Massimo Marazzina, Nicola Mingazzini e Carlo Nervo, che dopo una breve parentesi al Catanzaro torna ad essere la bandiera della squadra. Chiusa l'andata a metà classifica, il club tenta una clamorosa rimonta verso la zona play-off, ma solo dopo il ritorno in panchina di Ulivieri il rendimento migliora sensibilmente e la prospettiva della promozione svanisce di un soffio all'ultima giornata.

Il ritorno in A dopo tre anni

Il Bologna affronta la sua terza stagione consecutiva in Serie B con l'obiettivo di conquistare la promozione. A guidare la squadra per il campionato 2007-2008 è il cesenate Daniele Arrigoni. L'organico è di prim'ordine e comprende giocatori del calibro di Adaílton Martins Bolzan, Massimo Marazzina, Davide Bombardini e Cristian Bucchi; infatti la promozione arriva, seppur all'ultima giornata, grazie al secondo posto in campionato, nell'ultima partita contro il Pisa, vinta per 1-0 grazie al gol su rigore di Massimo Marazzina. Il ritorno è tormentato, i rossoblu si salvano all'ultima giornata dopo aver cambiato due allenatori (da Arrigoni a Mihajlovic e successivamente Papadopulo). Nell'anno del centenario, sulla panchina felsinea resta Papadopulo che poi viene sostituito da Colomba, il quale porterà il Bologna alla salvezza. Nel 2010 lo stesso Colomba viene allontanato ancora prima dell'inizio del campionato e al suo posto arriva Alberto Malesani. In mezzo ad un fallimento sfiorato a causa del nuovo proprietario Sergio Porcedda e con tre punti di penalizzazione in classifica,  il Bologna si salva con largo anticipo ma questo non incide sull'addio del tecnico veneto. Al suo posto Pierpaolo Bisoli che esordisce malissimo in campionato con cinque sconfitte e un solo pareggio in sei partite, trend che ne causa l'esonero. Arriva Stefano Pioli che regala ai rossoblu la miglior stagione degli ultimi anni con un nono posto e ben 51 punti conquistati. La stagione 2012-13 si apre ancora con Pioli, fresco di firma biennale con la società felsinea.

Per la quarta volta in serie B

L'11 maggio 2014 il Bologna retrocede in serie B per la quarta volta in 105 anni di storia. Un'annata tribolata, frutto dei tanti errori societari causati da Guaraldi e soci. Non basta l'esonero di Stefano Pioli (si dice siano stati gli stessi giocatori a volerlo) per Davide Ballardini, maestro della salvezza. Proprio nell'anno del cinquantenario dello scudetto i rossoblù tornano all'inferno e meritatamente.

L’immediata risalita tra le grandi

Dopo la retrocessione il Bologna vive un momento difficilissimo e con il Presidente Albano Guaraldi è ad un passo dallo scomparire dal calcio professionistico. Con un miracolo il club viene iscritto al campionato cadetto e l'organico costruito tra mille difficoltà. Tra ottobre e novembre il cambio di rotta. Mentre la squadra inizia a prendere coscienza dei propri mezzi, il "trapasso" societario: il proprietario del Montreal, Joey Saputo, acquista il Bologna e l’Avvocato americano Joe Tacopina sarà poi investito della carica di Presidente. La squadra all’ultimo momento non centra la promozione diretta, il tecnico Lopez viene esonerato e al suo posto per compiere il miracolo viene ingaggiato Delio Rossi, che di lì a poco riporterà il Bologna in Serie A attraverso i Play-Off e dopo un solo anno di purgatorio. La nuova avventura nella massima Serie comincia molto male, con due sole vittorie e ben otto sconfitte. Delio Rossi viene allontanato e al suo posto arriva Roberto Donadoni che porterà i rossoblù ad una facile salvezza. Anche il campionato successivo inizia con il tecnico bergamasco.