Il Bologna ci ha ormai abituati a prestazioni importanti, mettendo sul campo tutto ciò che possiede dal punto di vista fisico e motivazionale: quando queste caratteristiche si sposano con un palleggio preciso e veloce, ecco che saltano fuori partite che non ti fanno prendere sonno per la gioia generata da quanto appena visto.
Tale merito si può certamente ascrivere a mister Italiano, che coi suoi modi diciamo ‘veraci’ ha trasmesso al gruppo questa mentalità, la sua mentalità, ed è il vero leader della squadra: il Bologna è la squadra di Vincenzo Italiano!
Poi, se si entra nell’aspetto tattico, ci sono un bel po’ di cose da sottolineare: restringere alla sola parte motivazionale le capacità del nostro allenatore non rende il giusto merito ad un tecnico che invece sul campo mette in pratica concetti diversi dai suoi colleghi e quasi innovativi. Il ‘quasi’ è d’obbligo, non conoscendo tutti gli allenatori del mondo, ma nelle sfide che lo vedono protagonista puntualmente sotto l’aspetto tattico schianta tutti i colleghi, anche quelli che alla fine riescono (a volte senza sapere come) a portare a casa il risultato: comunque devono adattarsi al suo gioco, e già questa è dimostrazione di superiorità.
Ieri sera il Celta Vigo aveva tutte le motivazioni per battere il BFC, eppure si è dovuto adattare ai ritmi forsennati dei rossoblù, al loro calcio verticale diretto e di perenne aggressività, finendo per perdere il controllo del campo.
Le azioni dei galiziani sono apparse sporadiche e poco organizzate proprio per la mancanza di calciatori a sostegno, e solo una giocata tanto fortuita quanto occasionale ha permesso loro di passare in vantaggio: nell’azione del gol Lykogiannis ha faticato a chiudere anche per una scivolata fortuita, tra l’altro in una porzione di campo che solitamente pratica, quella dell’out sinistro, ma la squadra ha subito reagito perché per questo Bologna subire una rete non è (quasi) mai motivo di frustrazione.
La partita prettamente offensiva dei felsinei ha permesso ai difensori una gara di marcature praticamente solo sulle preventive, senza dover proteggere troppo l’area di rigore: probabilmente la situazione migliore per chi ha dovuto adattarsi a consegne non proprio abituali, e infatti Lykogiannis dopo la scivolata che è costata lo svantaggio ha comunque confezionato una gara attenta e precisa.
In fase di costruzione il BFC è stato capace di consolidare il palleggio alternando costruzione bassa (poca) a fraseggio veloce nella metà campo avversaria, con improvvisi cambi di lato: su tali cambi il ricevente, spesso accompagnato da un esterno basso, ha potuto optare per più soluzioni. L’invasione dell’area con tanti calciatori ha poi fatto il resto.
Inutile perdere ancora tempo a spiegare che questo calcio porta ovviamente con sé alcuni rischi altrimenti impossibili da superare: come più volte sottolineato da Italiano, ci sono anche le giocate degli avversari, su cui in certi casi bisogna solo inchinarsi a raccogliere il pallone e ripartire col proprio gioco.
Si chiama calcio: ci siamo noi e ci sono gli avversari, che a volte sono più bravi e a volte meno. Da un po’ di anni il Bologna risulta spesso più bravo.
Un’annotazione conclusiva su Bernardeschi. I suoi primi trenta minuti sono stati di un calciatore alla continua ricerca di quelle giocate tanto deliziose quanto poco utili, poi si è calato nella mentalità di una squadra che ama un calcio più pratico, più diretto: ecco allora una palla dentro in verticale per Castro, mettendolo solo davanti al portiere, la giocata andando sulla destra (e non sempre a sinistra, diventando ‘leggibile’) per il gol annullato a Pobega, un rigore perfetto e infine il gol con l’attacco diretto alla porta e non tramite la classica giocata a rientrare che ci si poteva aspettare.
Diciamo che le giocate più semplici e meno leziose diventano poi anche le più efficaci: la tecnica non manca, il fisico è ancora bello integro, mentre sulla tenuta mentale resta come sempre qualche dubbio, tipico di chi ricopre quel ruolo, che solo il tempo risolverà.
Tosco – Canale 88
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