Nel Gambia di Barrow, dove la democrazia ha quattro anni di vita e il calcio è speranza

Nel Gambia di Barrow, dove la democrazia ha quattro anni di vita e il calcio è speranza

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Musa Barrow, l’acquisto più oneroso dell’era Saputo (13 milioni di euro più bonus fino a 6 da riconoscere in estate all’Atalanta) viene dal Paese più piccolo dell’Africa, una lingua di terra lunga 350 chilometri e larga 35. Come dire metà Emilia-Romagna. Il Gambia sembra disegnato con squadra e righello dentro i confini del Senegal, esito maldestro delle ripartizioni territoriali d’ispirazione coloniale, quando gli Stati nascevano e scomparivano sulle carte geografiche senza tener conto della gente che ci abitava o che ci avrebbe abitato. Piccolo il Gambia, ma incandescente. Il 1° dicembre 2016 le elezioni presidenziali hanno proclamato vincitore Adama Barrow, stesso cognome ma non parente, decretando la sconfitta del dittatore Yaya Jammeh, in carica dal 1994 con tutti gli accenti tipici dei satrapi africani: non a caso nella capitale ha fatto costruire un arco di trionfo in memoria del suo golpe. L’uscita di scena del tiranno non è stata semplice: Barrow è dovuto fuggire in Senegal e non è potuto rientrare nemmeno per i funerali di uno dei suoi figli, morto sbranato da un cane. Solo il 19 gennaio 2017, su pressione delle principali nazioni dell’Africa occidentale, Jammeh ha riconosciuto la vittoria dell’avversario pur di evitare un’invasione militare.

Fonte: lospiegone.com

Il presidente Barrow guida ora un popolo che col calcio ha sempre avuto poca dimestichezza, almeno fino ad un paio d’anni fa: solo per rendere l’idea, la Nazionale gambiana non ha mai preso parte al Mondiale e in una sola circostanza si è qualificata alla fase finale della Coppa d’Africa. Attualmente occupa il 157° posto del ranking FIFA, vicino a Maldive e Nuova Caledonia, le tradizionali squadre materasso che vincono solo contro gli altri atolli del Pacifico. Eppure l’attuale mix di gioventù ed esperienza, che parte dall’attaccante rossoblù e arriva al difensore sampdoriano Omar Colley, fa presagire per gli Scorpioni un futuro al tavolo delle grandi. Come sia affiorato un talento che in pochi anni, dal vivaio atalantino, ha maturato un valore di mercato potenzialmente da doppia cifra, è ancora un mistero. Non lo è invece per il suo scopritore, Luigi Sorrentino, che nel 2016 portò dagli Hawks di Banjul al centro tecnico di Zingonia questo talento appena maggiorenne, sconosciuto ai più.

Fonte: pioneerbuttonclub.org

Banjul, con i suoi 32.000 abitanti, è la piccola capitale del Gambia, la prima del continente ad essere amministrata da un sindaco donna, Rohey Malick Lowe. Piccola e fragile, perché se i mari si alzeranno davvero quanto si teme, l’isoletta su cui sorge la città, con strade battute da venti carichi di sabbia e punteggiate di edifici coloniali in rovina, sarebbe una delle prime al mondo a finire sott’acqua, portando con sé il suo triste passato di approdo delle rotte schiaviste e la modesta economia basata, oggi come allora, sulla lavorazione delle arachidi, della c’era d’api, del legno e dell’olio di palma. E se il calcio fosse la nuova frontiera del Gambia?

Fonte: en.wikipedia.org

Barrow si è presentato all’Italia senza colpi di grancassa. Gli osservatori che lo avevano portato in dote a Giampiero Gasperini lo videro subito in azione in un’amichevole estiva contro il Seregno (doppietta), poi sempre a segno con la Primavera. Musa (che significa Mosè) non ha avuto la vita avventurosa e drammatica del connazionale e omonimo Juwara, arrivato da Tujereng in Sicilia sulle rotte dei migranti, ma ha comunque una storia piena di ostacoli e rinunce. Orfano di padre, la madre lo ha cresciuto secondo fede musulmana, che ha conservato intatta, anche nella preghiera cinque volte al giorno verso La Mecca. Quando era malato in ospedale ricevette in dono un pallone, una sorta di talismano da cui non si sarebbe più separato. E che, in qualche modo, ne ha orientato il destino.

Fonte: Getty Images

Luca Baccolini

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Foto copertina: Imago Images