Arnautovic:

Arnautovic: “Volevo il Bologna e ora sono felice, ringrazio la società, il mister e i tifosi. Niente proclami, preferisco lavorare e far parlare il campo”

Tempo di Lettura: 4 minuti

Questa mattina, nella sala stampa del centro tecnico di Casteldebole, è stato presentato ufficialmente Marko Arnautovic, centravanti che il Bologna ha acquistato dallo Shanghai Port FC dopo una corsa ad ostacoli di sei mesi fra primi contatti e trattativa vera e propria. Il ragazzone classe 1989, nato a Vienna da padre serbo e madre austriaca, uomo di punta della sua Nazionale da tredici anni e con alle spalle oltre 400 partite disputate in sei diversi campionati, indosserà la maglia rossoblù numero 9, andando a riempire una casella fondamentale nello scacchiere tattico di Sinisa Mihajlovic. Sguardo da duro, quello che servirà anche sul campo, e idee chiare, le stesse che lo hanno portato a dire subito sì al club di Joey Saputo, durante la conferenza ‘Arna’ ha risposto così alle domande dei giornalisti presenti:

Finalmente rossoblù – «Voglio ringraziare il club, l’a.d. Fenucci, il direttore Sabatini e tutte le altre persone coinvolte in questa trattativa per gli sforzi fatti: ho iniziato a parlare con loro, e anche con mister Mihajlovic, sei mesi fa, e adesso sono qui. Ho avuto subito la sensazione che la mia prossima destinazione sarebbe stata Bologna, perché mi hanno ridato la fiducia e la felicità necessarie per divertirsi giocando a calcio, con in più la possibilità di tornare in Europa e dimostrare ancora chi sono».

Accoglienza indimenticabile – «È stato un momento speciale che porterò sempre con me, quindi ci tengo a ringraziare di cuore i tifosi per l’impegno e il tempo speso ad aspettarmi: in carriera non mi era mai successa una cosa simile, io e mia moglie siamo rimasti molto colpiti. A tutti loro voglio dire che ovviamente non sono qui solo perché volevo tornare in Europa, ma soprattutto per far sì che la squadra migliori: so di poterci riuscire e che possiamo fare meglio della scorsa stagione».

Non c’è solo Arnautovic – «So che i media mi metteranno pressione, ma io la so gestire. E poi una squadra è fatta da undici giocatori in campo, più tutti gli altri della rosa, non ci sono solo io, ognuno deve dare il 110% per la maglia. L’intera piazza si aspetta che il Bologna faccia bene, ed è giusto, ma ora è meglio non parlare d’Europa: dobbiamo lavorare settimana dopo settimana, passo dopo passo, per portare più in alto il club, e alla fine vedremo dove siamo arrivati».

Si riparte da una buona base – «Ho cercato di seguire la squadra nonostante la notevole differenza di fuso orario, quando non riuscivo a guadare la partita perché magari ero già a letto recuperavo poi il risultato e gli highlights. Ho visto una squadra con qualità, che gioca all’attacco e non si arrende mai, magari un po’ sfortunata in alcune circostanze ma con dei valori. Però adesso è tempo di guardare al futuro, sono felice di essere qui e non vedo l’ora di scendere il campo per dare il mio contributo».

Le tappe di un matrimonio – «Il dialogo è iniziato sei mesi fa, sembrava che potessi già venire qui perché il campionato cinese era fermo a causa del COVID, poi però lo Shanghai Port non mi ha fatto partire. In seguito sono sempre rimasto in contatto col Bologna, ma per correttezza verso lo Shanghai ho preferito che fosse mio fratello a parlare col club. Durante gli Europei, invece, c’è stato un momento in cui ho parlato direttamente con Sinisa, e lui mi ha trasmesso la sensazione che non avrei potuto scegliere nessun’altra squadra che non fosse il Bologna. Se qualcuno mi fa sentire importante, mi fa capire che posso contribuire ad un progetto, non ho bisogno di pensarci troppo: volevo tornare in Italia e volevo giocare nel Bologna».

Un altro Marko – «Sono arrivato in Italia molto giovane e quello con l’Inter, un grande club, era il mio primo contratto importante: all’epoca ero un po’ pazzo e non mi concentravo tanto sul calcio, un grave errore. Da allora sono passati dodici anni, e sono cresciuto sul piano calcistico e anche personale. L’Italia è sempre rimasta nel mio cuore perché in questo Paese mi sono sentito come a casa, ma adesso non ci sono tornato in vacanza. Certo, sarebbe bello vincere qualcosa col Bologna, ma come ho detto prima dobbiamo solo pensare a migliorare settimana dopo settimana».

Carriera, cambio di ruolo e una promessa… – «Nel Werder Brema discorso simile a Milano, non avevo la testa, non ero maturo. Il salto l’ho compiuto in Inghilterra, sempre da ala allo Stoke City e poi da centravanti al West Ham: David Moyes mi ha messo in quella posizione, che avevo ricoperto soltanto qualche volta in Olanda (al Twente, ndr) o prima da ragazzino. Riguardo alle aspettative su di me, sinceramente non amo troppo i proclami e le telecamere, preferisco far parlare il campo, regalare belle sensazioni quando gioco. Ho promesso al presidente Saputo che darò sempre il 100% perché voglio diventare un giocatore importante per il Bologna. E lo diventerò, vedrete».

Tutto casa e lavoro – «Il mio interesse principale, oltre ovviamente al calcio, è la mia famiglia, i miei figli. Non so ancora in che zona prenderò casa, sono arrivato da appena una settimana e sto cercando. E comunque non lo saprete (ride, ndr)».

Condizione da ritrovare – «L’obiettivo è riuscire ad avere un po’ di minuti nelle gambe per l’amichevole di domenica (contro il Pordenone, ndr) e poi essere pronto in Coppa Italia. Per il match di giovedì con il Liverpool è troppo presto, ho iniziato solo ieri ad allenami con la squadra e devo ancora fare del lavoro extra».

Euro 2020: esultanza discussa e gol cancellato – «So che i tifosi hanno pensato che ce l’avessi con l’Italia, ma in realtà c’era un preciso angolo che nel secondo tempo mi dava addosso ogni volta che passavo in quella zona. Quando ho segnato sono andato da loro e li ho zittiti, ma credetemi, non ho assolutamente nulla contro l’Italia. Dal profondo del cuore vi dico che dopo l’eliminazione dell’Austria ho tifato Italia, mia moglie ha anche un video dove ci sono io che salto in giro per casa e festeggio la vittoria ai rigori sull’Inghilterra. Tornando al gol, ero entusiasta perché avevo appena segnato per la mia patria contro una delle Nazionali più forti in assoluto, poi Immobile è venuto da me e mi ha detto: “Marko, guarda che è fuorigioco”. Allora io: “Come lo sai?”. E lui: “Me lo hanno detto dalla panchina”. In effetti era fuorigioco, così poi sono rimasto zitto io (sorride, ndr)».

Tanti grandi attaccanti in Serie A – «Nomi come Cristiano Ronaldo, Ibrahimovic, Lukaku e Immobile sono grossi, molto grossi. Gli auguro le migliori fortune per la prossima stagione, ma con tutto il rispetto preferisco guardare a me stesso e alla mia squadra, lavorando sodo per fare sempre meglio».

Foto: bolognafc.it