Mihajlovic:

Mihajlovic: “A Salerno per confermarci. Carriera? Il salto vorrei farlo col Bologna”. Schouten: “Mi sento sempre meglio, sto ritrovando fiducia”

Tempo di Lettura: 5 minuti

Di seguito, suddivise per argomenti principali, le dichiarazioni rilasciate questa mattina in conferenza stampa a Casteldebole dal tecnico rossoblù Sinisa Mihajlovic e dal centrocampista Jerdy Schouten alla vigilia di Salernitana-Bologna, partita valida per la 27^ giornata di Serie A 2021-2022 in programma domani alle 15.

Mihajlovic: in cerca di conferme – «Settimana scorsa ho detto che cerco sempre di guardare il lato positivo delle cose, e a maggior ragione lo ribadisco oggi. Rimango positivo, pur sapendo che domani andremo in una piazza bella e calorosa come Salerno, dove Sabatini ha fatto un grande lavoro: a me piace la gente del sud e spero che la Salernitana si salvi vincendo tutte le partite, ma partendo dalla prossima settimana (sorride, ndr). Loro scenderanno in campo per giocarsi la vita, sportivamente parlando, faranno di tutto per portare a casa il risultato in un ambiente caldo a cui non siamo più tanto abituati a causa della pandemia. Dovremo essere bravi a rimanere calmi e concentrati, così da non sbagliare il fattore AIC, cioè atteggiamento, intensità e concentrazione. Stiamo uscendo da una situazione complicata e dobbiamo confermarci: abbiamo avuto meno tempo per preparare la partita, ma l’entusiasmo generato dalla vittoria sullo Spezia ha fatto crescere la fiducia, e sappiamo di poterli mettere in difficoltà».

Mihajlovic: bentornato Schouten – «Jerdy deve ritrovare pienamente il ritmo partita, ma è un ragazzo intelligente e sa come gestirsi. Scherzando ho sempre detto che Schouten è la nostra ‘lavatrice’, quello che prende i palloni sporchi e te li restituisce puliti, lo ha sempre fatto. Però da lui mi aspetto un ulteriore salto di qualità, da lavatrice deve diventare professore, il cervello della squadra. La sua condizione fisica è in crescita, quindi mi aspetto che di partita in partita vada sempre meglio».

Schouten: finalmente in campo – «Non mi aspettavo di giocare subito novanta minuti, pensavo che avrei iniziato con quindici-venti, ma nel calcio non sai mai come possono andare le cose. E allora, vedendo che il fisico rispondeva meglio del previsto, ho continuato a spingere: all’inizio ho trovato un po’ di difficoltà, perché comunque facevo ancora fatica, e anche adesso dopo una partita sento di aver bisogno di un giorno in più per recuperare, ma di giorno in giorno sto ritrovando fiducia e penso di poter fare sempre meglio».

Mihajlovic: sostegno e critiche costruttive – «Molti si soffermano sul risultato, ma ritengo sia ancora più importante la mentalità tramite cui ci si arriva. Lunedì, per una serie di ragioni, non era facile, ma abbiamo ricominciato a fare ciò che facevamo fino ad un mese e mezzo fa e in tal senso i ragazzi sono stati bravissimi. Colgo poi l’occasione per ringraziare i tifosi, che ci hanno dato coraggio e aiutato tanto, facendo capire a tutto il gruppo che sono dalla nostra parte e supportandoci sia il giorno prima che durante la partita. Anche il confronto che c’era stato in settimana con altri tifosi ha stimolato i ragazzi, le critiche costruttive sono sempre ben accette perché aiutano a crescere».

Mihajlovic: Arnautovic e Barrow – «Marko sta bene e finalmente può allenarsi al meglio, ha fato due gol e mi aspetto che continui così, l’abbiamo portato qui per quello. Musa ha preso una botta ma non è niente di grave, anzi, è una cosa positiva: glielo dico sempre, significa che sei forte e gli avversari non hanno altri mezzi per fermarti».

Schouten: partner in mediana – «Di base verrebbe da dire che per caratteristiche Soriano è un giocatore più offensivo e Svanberg più difensivo, ma se andiamo a guardare le loro prestazioni in questa stagione ci accorgiamo che Soriano sa anche difendere e Svanberg è capace di attaccare e rendersi pericoloso. Quindi la differenza tra i due non è così marcata, infatti io mi trovo bene con entrambi».

Mihajlovic: Medel e Svanberg al rientro – «Sul piano tattico non cambia nulla, semplicemente ritroviamo due giocatori importanti che ci possono garantire delle soluzioni in più: nel calcio dei cinque cambi è importante avere risorse di un certo tipo anche in panchina, chi non parte dall’inizio deve comunque farsi trovare pronto. Contro lo Spezia tutti hanno contribuito alla vittoria, e da qui in avanti dovrà sempre essere così».

Mihajlovic: complimenti a Binks – «Se non avessi avuto buone aspettative su di lui, non lo avrei mai fatto giocare. Quando un ragazzo si allena sempre bene, fin dalla preparazione, non mi sorprende che poi faccia buone cose anche in partita».

Mihajlovic: salto di qualità ed equilibrio  – «Sono legato a Walter da una profonda amicizia, una delle cose speciali dello sport e della vita è che lungo il percorso si possono incontrare delle persone così belle. Riguardo alle sue parole e a quelle di Delio Rossi (in sintesi: per salire di livello, un allenatore deve avere un club ambizioso alle spalle, ndr), io questo salto verso l’alto spero di poterlo fare col Bologna, una città e una società dove sono stato e sto benissimo. Per adesso l’obiettivo è stare nella parte sinistra della classifica, poi non vi so dire quello che succederà in futuro. Certo, dopo aver vinto tanto da calciatore mi piacerebbe vincere qualcosa pure da allenatore, ma oggi sono l’allenatore del Bologna e penso solo a fare bene qui, anche perché questa piazza mi ha dato tanto, inclusa la cittadinanza onoraria. Mazzone diceva che bisogna farsi scivolare addosso vittorie e sconfitte? È vero, serve un grande equilibrio interno. Personalmente la delusione per una sconfitta dura di più della felicità per una vittoria, ma appunto bisogna saper gestire i momenti e le sensazioni o si rischia di finire in un ascensore emozionale. Se non avessi avuto questo equilibrio non avrei superato le varie difficoltà che la vita mi ha messo di fronte».

Schouten: riabilitazione e crescita – «È stato difficile rimanere così a lungo lontano dal campo, nonostante la vicinanza della mia famiglia. Talvolta mi è capitato di ripensare al problema di salute avuto da piccolo, quello però fu molto più serio. La riabilitazione svolta in Olanda mi è servita, ho lavorato tanto soprattutto in palestra. Alla fine ho deciso di rimanere là due settimane in più perché volevo essere sicuro di non aver tralasciato niente, non avrebbe avuto senso affrettare i tempi per poi magari fermarsi di nuovo. Durante questa mia esperienza italiana credo di essere migliorato tanto nel recupero del pallone e nell’abbassarmi per aiutare la difesa, ma di sicuro non mi accontento».

Mihajlovic: non solo temperamento – «Io non mi sento solo uno che fa scintille, ma un allenatore molto più completo. In ogni esperienza lavorativa ho cercato di instaurare un buon rapporto coi giocatori, che sono liberi di fare tutto ciò che dico io (sorride, ndr), e credo di esserci riuscito quasi sempre. Anche Nicola è un allenatore dal carattere forte, io però posso parlare per me stesso».

Mihajlovic: un Sinisa diverso? – «Sono ancora lo stesso Mihajlovic (il riferimento è alla famosa frase: “Se devo lottare per il decimo posto resto sul divano con mia moglie”, ndr), ma nel frattempo sono successe cose che hanno cambiato la mia vita e il mondo. Sono una persona ambiziosa, è la mia natura, ma non uno sprovveduto: cerco di capire i momenti e di adattarmi. Dopo la malattia sono cambiato, diventando un po’ più riflessivo, anche se ogni tanto la mia ‘ignoranza’ salta fuori».

Mihajlovic: no alla guerra – «Ho letto una frase che diceva: “Quando i ricchi si fanno la guerra, sono i poveri a morire” (di Jean Paul Sartre, ndr). Sono convinto che la guerra non possa e non debba essere l’unico modo per risolvere i problemi. Ricordo quella nel mio Paese, al tempo della Coppa dei Campioni vinta con la Stella Rossa, e poi i bombardamenti nel periodo in cui ho conquistato lo scudetto con la Lazio. Questi sono i veri problemi… Quando giocavo era l’unico momento in cui non pensavo alla guerra e a quel che stava succedendo, solo in quei frangenti ero felice. Ma estraniarsi da certi drammi non è per niente facile. Ciò che mi infastidisce è che quando scoppia una guerra se ne parla tutti i giorni, poi progressivamente sempre meno. Invece l’attenzione va tenuta alta e tutti dobbiamo provare a dare un contributo, sperando che finisca presto perché è una cosa più grande di noi (si commuove, ndr)».