Mihajlovic:

Mihajlovic: “Alti e bassi normali con tanti giovani, ma bisogna sempre dare il massimo. Lavoriamo per costruire una mentalità vincente”

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Di seguito, suddivise per argomenti principali, le dichiarazioni rilasciate oggi pomeriggio in conferenza stampa a Casteldebole dal tecnico rossoblù Sinisa Mihajlovic, alla vigilia di Napoli-Bologna.

Altalena rossoblù – «Mercoledì, a fine partita, ero più deluso che arrabbiato. Stiamo cercando di costruire una mentalità vincente ma in squadra abbiamo tanti giovani, dunque è normale ci siano alti e bassi e amnesie per mancanza di esperienza. Con questa gruppo si esce pazzi perché tre giorni prima vinciamo meritatamente contro la Lazio, una squadra molto forte, e poi perdiamo dal Cagliari, che era terzultimo. I ragazzi devono crescere, lavoriamo ogni giorno per fargli trovare continuità di prestazione e risultati: bisogna avere pazienza».

Consapevoli di aver toppato – «Qui il clima è normale, forse dovrei essere io più elettrico, ma i ragazzi sanno bene di non aver fatto la gara che avevamo preparato. Le partite si possono perdere, ma bisogna vedere come. In passato ne abbiamo perse alcune in cui avevamo dato il massimo, ma gli avversari sono stati più bravi o fortunati di noi, e quelli sono k.o. che ci possono stare. Invece, quando veniamo battuti da una squadra che possiamo controllare, ci resto male, perché vuol dire che non si è dato il 100%. Dipende da noi e dallo spirito con cui scendiamo in campo: se non sappiamo come vincere, dobbiamo almeno sapere come non perdere».

In cerca di motivazioni – «Presidente assente e ambiente poco stimolante? No, sono tutte scuse. Certo, a causa della pandemia è difficile trovare stimoli, in questo strano calcio senza pubblico, ma è una situazione che stiamo vivendo da un anno e ormai dovremmo esserci abituati. Così come sappiamo che la nostra è una tifoseria civile che non fa contestazioni, cosa che le fa onore. Bologna è una piazza perfetta, ma bisogna capire quello che bisogna fare: purtroppo, qualche volta, quando si sta troppo bene non si sta bene. Ecco perché dobbiamo essere bravi a trovare dentro di noi gli stimoli per dare sempre qualcosa in più e sopperire alle varie mancanze».

Danilo, Poli e Palacio per rialzare la testa? – «Non ne farei solo una questione di gioventù o esperienza, siamo una squadra e tutti devono capire che bisogna dare di più. Domani sarà la terza partita in una settimana, quindi è normale cambiare qualcosa nella formazione. Siamo in emergenza perché abbiamo vari infortunati che non so quando recupereremo, ma li avevamo anche contro la Lazio eppure abbiamo vinto».

Capitolo infermeria – «C’è ancora un allenamento, ma di sicuro per domani non saranno disponibili Dijks, Tomiyasu, Santander, Hickey e Faragò. Dominguez e Baldursson sono da valutare, Medel invece sta mettendo benzina nelle gambe nonostante il poco tempo per allenarsi: l’importante è averlo, perché aumenta le soluzioni».

Imparare a vincere – «Prima dell’arrivo di Mancini, l’Inter aveva sì una grande squadra ma non vinceva mai. Poi, con l’approdo in nerazzurro del Mancio in panchina e dei vari Figo, Veron e Mihajlovic sul campo, tutta gente abituata a vincere e che sapeva cosa fare per raggiungere certi traguardi, anche gli altri giocatori sono stati trascinati e hanno capito come comportarsi. Qui non si possono comprare determinati calciatori, pertanto l’acquisizione di una mentalità vincente è un processo più lungo, i ragazzi devono prendere coscienza che si tratta di una cosa fondamentale e che tutto parte da lì: puoi avere mille qualità, ma se sbagli l’atteggiamento mentale non valgono nulla».

Skov Olsen in risalita – «Mercoledì Andreas è entrato bene. Ci siamo parlati, ho cercato di fargli capire cosa deve fare e che si può essere decisivi anche con pochi minuti a disposizione, l’importante è scendere in campo dando il 100% di quello che si ha. Contro la Lazio aveva fatto male, ok il momento complicato del match ma doveva farsi trovare più pronto, invece a Cagliari l’ho visto col piglio giusto».

Penalty negato – «Come fa a non essere rigore quello di mercoledì… A Soumaoro contro il Milan l’hanno fischiato perché era messo male col corpo? E Nandez vi sembrava messo bene?».

Avventure musicali – «Salire sul palco dell’Ariston è stato un onore, una bellissima esperienza. Ho cantato per prendere in giro i miei amici cantanti serbi, adesso posso dire di essere l’unico serbo che ha cantato a Sanremo (sorride, ndr). È stata una serata insolita, diversa, e ci siamo divertiti. Meglio io di Ibra? Normale, ho anche inciso un 44 giri nel 1990. Ah, sono 45 giri? Ma noi eravamo poveri, ci avevano tolto un giro… Comunque ho trent’anni di carriera musicale alle spalle (ride, ndr)».