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Motta: “Piedi per terra, umiltà e sacrificio, solo così si ottengono i risultati. A Verona vogliamo rappresentare in campo i nostri tifosi”

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Di seguito, suddivise per argomenti principali, le dichiarazioni rilasciate questo pomeriggio in conferenza stampa a Casteldebole dall’allenatore rossoblù Thiago Motta a due giorni da Hellas Verona-Bologna, gara valida per la 31^ giornata di Serie A 2022-2023 in programma venerdì alle 20:45.

Più di 3.000 tifosi a Verona – «La presenza di così tante persone al seguito in trasferta è un ulteriore stimolo per continuare sulla nostra strada fatta di obblighi e responsabilità. Vogliamo rappresentare in campo i nostri tifosi, che verranno al Bentegodi con grande entusiasmo: i ragazzi sono consapevoli di questo e di quanto è importante la gara di venerdì».

Un Verona affamato – «Mi aspetto una partita difficile, come del resto lo sono tutte quelle di Serie A. Loro sono una buona squadra e molto agguerrita in questo momento, dovremo affrontarli con grande rispetto e umiltà: manteniamo i piedi per terra e continuiamo a fare del nostro meglio, solamente così si ottengono i risultati. Se ci potrà servire l’amichevole disputata a dicembre? Non lo so, ora vedo un’avversaria difficile da affrontare: nelle ultime uscite hanno aggiunto un giocatore dietro e di base restano molto aggressivi, inoltre col Napoli hanno trovato dei contropiedi importanti. Siamo pronti, tanto dipenderà da ciò che sapremo fare noi».

Pro e contro vs Milan – «Voglio rivedere lo stesso spirito di sacrificio, l’essere squadra nei momenti di maggiore difficoltà. Dobbiamo invece migliorare nella nostra fase di possesso: la squadra di Pioli ha lavorato benissimo in fase difensiva, noi però abbiamo giocatori con ottime doti tecniche che devono sbagliare meno».

Zirkzee, più finezze che gol – «Tutti possono partire titolari, anche Zirkzee, sceglieremo in base a quello che ho visto in settimana e nell’ultima partita. È vero, lui ha tutte le qualità per arrivare in alto ma talvolta preferisce la bella giocata rispetto all’efficacia, è necessario che cresca sotto tale aspetto: deve andare in area e fare gol, deve diventare un Osimhen o un Giroud, centravanti che aiutano la squadra ma poi si buttano dentro e segnano. Joshua ci può riuscire, dipende tanto da lui, dalla sua ambizione e dai suoi obiettivi. Ha tutto in mano: sta lavorando bene, è un ragazzo fantastico e si è inserito perfettamente nel gruppo, poi c’è il rendimento sul campo e lì può fare meglio».

Formazione equilibrata – «L’equilibrio può essere trovato in attacco ma non solo, anche in altre zone del campo. Soriano ci manca, sta lavorando da grande professionista per rientrare. Noi possiamo giocare in molti modi, anche con tre o quattro attaccanti… A sinistra abbiamo pure Kyriakopoulos, che da esterno alto ha già fatto vedere buonissime cose. Come ripeto spesso, ciò che più conta è l’atteggiamento, oltre ovviamente alle altre cose in cui dobbiamo migliorare».

Un nuovo capitolo – «Il gruppo ha reagito bene al pareggio contro il Milan, anche grazie al giorno libero per recuperare energie. Le recriminazioni di Pioli e la mia rabbia nel post partita? Non ero arrabbiato, semplicemente sentivo di essere dalla parte della ragione. Comunque ormai fa tutto parte del passato, la nostra concentrazione è rivolta solo al Verona».

L’importanza di Sansone – «Sono contentissimo per il momento che sta attraversando Nicola, è tutto merito suo: sia quando parte titolare che quando subentra dimostra grande disponibilità, utilizza la sua forza per aiutare il collettivo e ci riesce molto bene. Anche in allenamento contribuisce ad alzare il livello dei compagni, incluso Zirkzee con cui ora si sta giocando una maglia».

Arnautovic e Cambiaso ancora a parte – «Oggi Arna ha festeggiato il suo 34° compleanno assieme a tutto il gruppo, così come il preparatore atletico Niccolò Prandelli, un’altra persona fantastica che ogni giorno ci aiuta a migliorare. L’intero staff sta cercando di recuperare il prima possibile sia Marko che Andrea, ma ancora una data certa non c’è».

Protezione della sfera privata – «Mi piace parlare di ogni cosa legata alla mia professione, ma preferisco lasciare da parte l’ambito personale, perché proprio per mia natura mi sento un po’ a disagio. Anche se ogni tanto, magari a causa del mio entusiasmo o dell’euforia dopo una vittoria, ho messo in mezzo qualche familiare, preferirei che non lo facessimo qua (sorride, ndr)».

Il calcio è cambiato in peggio – «Prima nel calcio si permetteva di più, vent’anni fa si vedevano entrate molto pericolose, ora siamo sull’altro estremo: bisogna trovare una via di mezzo. Credo che si debba prendere ad esempio il campionato inglese, fatto di bel gioco ma anche di entrare decise, perché se qualche volta si arriva in ritardo sul pallone non significa che l’obiettivo sia fare del male. Qui oggi basta sfiorare l’unghia di un avversario ed è fallo, ma questo non è lo spirito del gioco, il calcio è uno sport di contatto. E la responsabilità non è solo degli arbitri, ma anche di noi mister che dobbiamo allenare i ragazzi nella maniera giusta fin dal settore giovanile, dove si guarda troppo al risultato e si è disposti a tutto per ottenerlo. Occorre tornare indietro e capire il perché di tutto ciò, io per primo come tecnico ma anche i calciatori e pure voi giornalisti: va bene voler vincere ma serve onestà, non andare alla ricerca dei rigorini…».