Belinelli:

Belinelli: “Ho un fuoco dentro, sono tornato a casa per vincere. Teodosic è unico, con la Virtus posso ancora raggiungere obiettivi prestigiosi”

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Questo pomeriggio, alla Segafredo Arena, Marco Belinelli è stato ufficialmente presentato come nuovo giocatore della Virtus Bologna. A fare gli onori di casa il patron bianconero Massimo Zanetti, l’a.d. Luca Baraldi e il coach Sasha Djordjevic, entusiasti di aver riportato sotto le Due Torri un grandissimo talento, il primo e unico italiano a vincere il titolo NBA. ‘Beli’, 34 anni e un enorme bagaglio d’esperienza a stelle e strisce dopo l’avvio di carriera proprio in Virtus e lo scudetto conquistato con la Fortitudo nel 2005, ha rilasciato le seguenti dichiarazioni, suddivise per argomenti principali.

Passato, presente e futuro – «Sono molto emozionato, per me tornare a casa è qualcosa di unico. Non sono molto bravo a parlare, quindi mi sono scritto qualcosa… Innanzitutto ringrazio Zanetti, Baraldi e Ronci, così come coach Djordjevic, con cui ci conosciamo da una vita e che per me è stato sempre un esempio. Inizia una nuova tappa del mio percorso, iniziato trent’anni fa a San Giovanni. La Virtus ha creduto in me quando ero ragazzino, con questa maglia ho esordito in Serie A e ho fatto esperienze indimenticabili. Poi, senza girarci troppo attorno, ci tengo a ringraziare anche la Fortitudo per gli anni importanti vissuti là, mi hanno fatto crescere come uomo e come giocatore. I tifosi biancoblù mi hanno dato tanto calore, poi sono cresciuto e il mio sogno è sempre stato quello di arrivare in NBA e confrontarmi con giocatori fenomenali come Bryant, o quelli visti in cassetta come Jordan e Bird. Non volevo fermarmi in Italia o Europa, il mio sogno era l’NBA. Sono stato negli Stati Uniti tredici anni, sono cambiato, mi sono sposato, non sono più il ragazzino di una volta, ho accumulato un bagaglio d’esperienza molto importante grazie al periodo in America, dove ho cambiato varie squadre: questo non è stato facile ma mi ha permesso di crescere mentalmente. La Virtus si è presentata con un progetto importante, ha creduto in me fin da subito e mi ha dato qualcosa di grandissimo, ovvero la possibilità di sentirmi ancora un giocatore importante, di poter lottare per obiettivi prestigiosi in Italia e in Europa. Sono molto carico, c’è un fuoco dentro di me, sanno già tutti che vorrei allenarmi da domattina, ho sentito forte il calore dei tifosi virtussini e la cosa mi riempie di gioia. Non vedo l’ora di cominciare e aspetto che a parlare sia il campo. Infine ringrazio tutta la mia famiglia, i miei fratelli, mia moglie, perché tutte queste scelte le abbiamo fatte insieme. Non voglio ripetermi ma sono davvero molto carico».

Riferimento dentro e fuori dal campo – «Negli anni in America ne ho viste di tutti i colori, e sappiamo bene che stiamo attraversando un periodo difficile. Con papa Francesco, in particolare, abbiamo parlato di Black Lives Matter. Io sono qui perché so giocare a basket e proverò ad essere importante sul campo, poi lavorerò anche per altre cause e per essere un esempio».

Messaggi con Djordjevic – «È una sfida importante, molti giocatori non l’avrebbero neanche presa in considerazione, ma noi ci siamo stuzzicati fin dall’inizio. Questo progetto mi riempie di carica e sarà bello portarlo avanti con gente che stimo, che ha vinto e che ha molti attributi».

Coppia d’assi con Teodosic – «Su Milos c’è poco da dire: nutro un grandissimo rispetto, ci ho giocato contro con la Nazionale e ho sempre sognato di giocare con lui, perché è qualcosa di unico. Spero e credo che sarà divertente giocare con lui, ma non solo: ho conosciuto l’ambiente, i compagni, ed è stata una bellissima emozione tornare nello spogliatoio. Sono a completa disposizione della squadra e cercherò di dare il mio contributo, il mio massimo, qualsiasi cosa mi dirà il coach. Sono qui per aiutare a vincere e per migliorarmi, perché nonostante la mia età almeno con la mano sinistra qualcosa si potrà fare, magari non in difesa… (ride, ndr)».

Finale scudetto 2005 Fortitudo-Olimpia – «Il coach faceva fallo su di me perché pensava che avrei potuto sbagliare i liberi (ride, ndr). Poi è successo quel che è successo, andiamo avanti…».

Ritorno a Bologna ma non alla Effe – «Quello che dovevo dire l’ho già detto in apertura di conferenza stampa. Tutto questo fa parte dello sport, io sono un professionista e questo progetto mi ha entusiasmato: non ci sono molte altre cose da aggiungere».

Maturità e consapevolezza – «Sono migliorato sul piano dell’esperienza, non solo per ragioni anagrafiche. Ho sempre pensato di essere un tiratore, ma posso aiutare la squadra anche in altri modi. Ho dei lati deboli, ma cercherò di migliorare e superare certi miei limiti. Mi avete visto all’opera sia in NBA che in Nazionale: quando gioco non mi risparmio, amo questo sport e darò tutto».

Chiusura di un cerchio – «Sì, il fatto di poter tornare a casa e stare vicino alla mia famiglia e a mia moglie ha pesato. E poi il progetto, la voglia di vincere. Per tutte queste ragioni sono molto contento».

Grandi ambizioni – «L’Eurolega l’ho giocata tanti anni fa ad un livello alto, e se ho deciso di tornare qua è per vincere lo scudetto, l’EuroCup e la stessa Eurolega: passo dopo passo cercheremo di lavorare per raggiungere questi obiettivi».

Condizione fisica – «Intanto penso ad allenarmi, sperando poi di poter andare in campo il prima possibile. In estate mi sono allenato a Ozzano con Sanguettoli, sono pronto ma è normale che ci vorrà un po’ di tempo per tornare a giocare cinque contro cinque ed entrare negli schemi. In passato, però, non ho mai avuto problemi, e non ce ne saranno nemmeno qua».

Numeri di canotta – «In campionato avrò il 3 e in EuroCup il 18. Ho chiesto ad Abass, con cui sono in ottimi rapporti, perché non sono così stronzo: lui è stato gentilissimo. Il 3 è il numero che ho indossato a San Antonio e con cui ho vinto la gara del tiro da tre punti, mentre 18 è la posizione con cui sono stato scelto al draft NBA del 2007: spero che entrambi mi portino fortuna».

Disponibile per il Preolimpico – «Ormai sapete tutti quanto sono legato alla Nazionale, non serve dire sì o no. È stato un enorme peccato non riuscire a qualificarsi per le scorse Olimpiadi, ma la voglia è rimasta intatta e non mi pare di aver mai detto il contrario».

Fonte e foto: virtus.it