Di Vaio: “Mi rivedo in Barrow, può fare la punta. Sansone ci è mancato, Skov Olsen ha grandi qualità. Saputo vende? Solo chiacchiere, Joey mantiene la parola”

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Ieri pomeriggio Marco Di Vaio, responsabile scouting del Bologna, è stato intervistato da Made in BO Radio-TV durante la trasmissione C’era una volta il Made in BO, condotta dal Tosco. Oltre ad approfondire alcuni dettagli relativi al suo incarico e a smentire seccamente le voci circa una possibile cessione della società da parte di Joey Saputo, l’ex bomber e capitano rossoblù si è soffermato sulla stagione di alcuni singoli, analizzando anche le caratteristiche tecniche di Musa Barrow. Di seguito tutte le sue dichiarazioni, suddivise per argomenti principali.

Il lavoro di scouting – «Quella dello scout è una figura che sta diventando sempre più corposa e riconosciuta dal punto di vista federale, e il d.s. Bigon crede moltissimo nel lavoro degli osservatori: nel Bologna sono cinque-sei a ricoprire questo ruolo. Per ricercare giocatori ci si può avvalere di piattaforme come Wyscout, che permettono di visionare tutti i campionati del mondo. I mesi di settembre e ottobre, generalmente, sono di massiccia visione di tutte le competizioni mondiali, mentre la fase successiva di divisione delle aree geografiche dipende molto dalla sensibilità di ciascuna società: noi, per esempio, abbiamo dimostrato di essere molto attenti alla realtà nordeuropee. Da lì si comincia a scandagliare, pensando alla finestra di mercato invernale più prossima ma anche a quella dell’estate successiva, e a ricercare i profili di cui la squadra può avere più bisogno, ma anche a monitorare le situazioni favorevoli che possono venirsi a creare, come quella di un calciatore che sta andando in scadenza di contratto. A quel punto ciascuno scout redige una relazione su ciò che vede, e ogni due mesi facciamo una riunione coi direttori per condividere i risultati del nostro lavoro. I ragazzi che vengono ritenuti più interessanti si continuano a seguire, dopodiché si prosegue con l’incrocio dei campionati da visionare fino a marzo, quando inizi a prendere i contatti coi giocatori, a saggiare l’apertura degli agenti ed eventualmente a invitarli a visitare la città e soprattutto le nostre strutture, così da verificare man mano la fattibilità dell’operazione».

Paese che vai, giocatore che trovi – «Generalmente i calciatori provenienti dal Nord Europa sono molto professionali, quasi ‘glaciali’, non si lasciano condizionare dalle emozioni. Di contro, vanno magari aspettati un po’ di più, perché la pressione che sono abituati ad avvertire nei loro campionati è molto bassa. I sudamericani, invece, sono giocatori più di temperamento, e andando ad esempio in Argentina o Uruguay a visionarli ti rendi conto anche del perché: la pressione che ricevono da tifosi e stampa, sin da giovani, è molto più vicina a quella che c’è in Italia. I nostri campionati? Abbiamo un paio di collaboratori che seguono tutti i tornei Primavera e la Serie B, e cerchiamo di approfittare di eventuali situazioni favorevoli, come abbiamo fatto per Cangiano, Corbo o Juwara».

Barrow come i grandi, punta centrale a modo suo – «Io ho fatto lo stesso percorso di Musa, ho giocato sia da seconda punta che da attaccante esterno per poi finire a fare il centravanti, ma come me potremmo citare Eto’o, Henry e lo stesso Palacio. Parliamo di attaccanti atipici, non ‘vere punte’ alla Pavoletti, alla Toni o alla Santander. Barrow ha caratteristiche diverse, giocare spalle alla porta può risultargli più complicato ma ti dà profondità, movimento, fronte alla porta può essere molto pericoloso, e infatti noi l’abbiamo comprato perché facesse la punta centrale. È anche una questione di abitudine, Musa ci sta lavorando tantissimo e nelle ultime quattro partite che ha fatto ricoprendo quel ruolo ha dimostrato di avere l’attitudine giusta. Ci sono una serie di movimenti che deve apprendere, ma è giovane e ha tanta voglia di imparare, e con l’aiuto dell’allenatore potrà migliorare molto da questo punto di vista. In Primavera ha segnato moltissimo, e quando fai tanti gol non è mai un caso. Solo qui a Bologna in un anno ha segnato 15 reti, contando anche quella di Coppa Italia contro lo Spezia, e non sono poche. Inoltre, bisogna considerare che non solo segna, ma grazie al lavoro che svolge e alla sua capacità di giocare con gli altri può mandare in porta facilmente i compagni che si inseriscono».

Skov Olsen: cadute e risalite – «Skov Olsen non giocava una partita da titolare proprio dalla gara d’andata contro il Benevento, a Parma ha fatto bene nonostante la partita complicata, applicandosi in fase difensiva e proponendosi spesso e bene negli spazi. Ha grandi qualità tecniche ma anche fisico-atletiche e raggiunge picchi di velocità alti, certamente quello che gli sta mancando è la continuità. Secondo me aveva iniziato il campionato molto bene, poi purtroppo è stato condizionato dall’infortunio occorso con la Danimarca e non ci voleva, anche per quello che è il suo carattere. Su quest’ultimo aspetto deve lavorare, ma ha il sostegno del mister, del club e dei compagni, e per quello che ho visto nelle ultime settimane credo stia tornando il giocatore che avevamo iniziato ad ammirare all’inizio dell’anno».

Sansone, ci sei mancato – «Il secondo gol fatto al Parma nasce da una giocata provata tante volte in allenamento: è stato molto bravo Sansone prima a smarcarsi e a farsi trovare sul pallone che sapeva già Soriano gli avrebbe servito, poi a mettere Barrow nelle condizioni di puntare Bani e andare subito alla conclusione. Nicola ha vissuto una prima parte di campionato molto difficile a causa degli infortuni, ora siamo molto contenti che stia tornando in forma. Personalmente, oltre a rimarcare ciò che ha fatto Mihajlovic, do a lui e a Soriano gran parte del merito della salvezza di due anni fa, perché con la loro mentalità e la loro qualità hanno dato fiducia a tutta la squadra. Sono arrivati nello spogliatoio con grande umiltà ma alzando il tasso tecnico, hanno macinato tanti chilometri e continuano a farlo. Spero che Sansone ritrovi presto anche il gol, perché gli manca da tempo e so quanto pesa questa mancanza per un attaccante: se si sbloccherà potrà darci una grande mano per fare un girone di ritorno migliore di quello d’andata».

Tra Bologna e Montreal – «Ho lasciato l’Italia a 34 anni perché, dopo aver ritrovato a Bologna la gioia di giocare, non volevo rovinare ciò che si era creato tra me e il club. Nell’ultimo anno mi ero accorto di fare più fatica a imporre le mie qualità in campo, e mai avrei voluto condizionare le scelte dell’allenatore o peggio diventare un peso. Ho preferito lasciare un bel ricordo e andare a giocare a Montreal: lì mi sono divertito tantissimo e ho vissuto benissimo, anche per la mia famiglia è stata un’esperienza fantastica, quindi non mi sono mai pentito della scelta fatta. Se poi non si fosse aperto quel canale tra il patron Saputo e il Bologna, e non ci fosse stata per me la possibilità di tornare a casa, sarei rimasto un altro anno a giocare in MLS, perché stavo bene ed ero sereno, ma il richiamo del presidente e della ‘scrivania’ è stato troppo forte».

Saputo resta al timone – «Quelle su Saputo intenzionato a vendere il Bologna sono chiacchiere che non rispondono a verità, da parte sua c’è la volontà di andare avanti. Presiede il Montreal dal 1993, quindi credo abbia già ampiamente dimostrato che per lui la parola data ha un peso. Nell’ultimo anno e mezzo sono successe cose che hanno rallentato il nostro processo di crescita ma, dopo la grande paura passata due anni fa, la parte tecnica e il campo hanno preso una piega totalmente diversa. Si è scelto di puntare su giovani talenti di proprietà, e siamo convinti che sia la strada giusta per il bene di questa società».

Foto: Imago Images