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Dijks: “Mihajlovic è il nostro capo, Inzaghi era un disastro. So che tutti mi vorrebbero in campo al più presto, ma devo ascoltare il mio corpo”

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Due giorni fa il canale YouTube di Andy van der Meyde ha pubblicato una nuova intervista (link: 1^ parte, 2^ parte) realizzata di recente con Mitchell Dijks, nell’ambito della rubrica Bij Andy in de auto. Il terzino olandese del Bologna ha lodato l’uomo e l’allenatore Sinisa Mihajlovic, riservando invece parole molto dure all’ex tecnico rossoblù Filippo Inzaghi e raccontando infine il suo percorso di riabilitazione dopo il serio infortunio al secondo dito del piede destro. Ecco le sue dichiarazioni:

Sinisa, più forte di tutto – «Mihajlovic è il nostro capo, quando è presente siamo tutti portati a dare qualcosa in più. Vederlo soffrire per la malattia, calvo e magro, è stata molto dura, ma lui è sempre rimasto inflessibile, e non ha mai rinunciato a indossare le sue Balenciaga (sorride, ndr). Quando era ancora in cura, dopo una sconfitta si arrabbiò moltissimo con noi, ruppe una bottiglietta contro il muro e ci urlò che dovevamo vergognarci».

Pippo nel mirino – «Inzaghi era un vero disastro. I risultati non arrivavano, ma un giorno ci disse che lui poteva smettere quando voleva perché tanto in banca aveva 60 milioni di euro. In settimana la sua mentalità era sempre sbagliata: ci faceva allenare undici contro undici, ma quasi mai sui passaggi e sui tiri in porta. Fino al giorno della partita non sapeva mai che formazione mettere in campo, cosa che con Mihajlovic è impossibile: lui ti fa capire se giocherai già dal lunedì».

Un recupero lento e difficile – «Stavo cercando di rientrare dopo il problema alla schiena rimediato contro la Roma, ma ho iniziato ad avvertire un fastidio al dito del piede, specialmente quando calciavo il pallone. Gli esami hanno poi evidenziato un edema osseo, quindi sono dovuto restare a riposo per altre due settimane, ma a quel punto è comparso anche uno strano formicolio: si era danneggiata pure la cartilagine, pertanto avevo bisogno di un altro mese di stop. La società mi ha chiesto di provare a giocare con delle iniezioni, ma non riuscivo neanche a camminare: dal consulto col dottor Gino Kerkshof in Olanda è emerso che i cuscinetti adiposi a protezione dell’osso erano completamente consumati, dunque abbiamo avviato subito un programma di recupero specifico. So che lo staff e i tifosi mi vorrebbero rivedere in campo al più presto: questo da un lato mi lusinga, perché significa che da sano posso dare una mano importante, ma dall’altro ho imparato la lezione, devo prima ascoltare il mio corpo».

Foto: Damiano Fiorentini