Mihajlovic:

Mihajlovic: “Il Bologna gioca bene, i finalizzatori li abbiamo… L’affetto della gente mi ha aiutato, ora mi fa piacere essere tornato a dividere”

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Intervenuto nel pomeriggio su Rai 2 durante la trasmissione televisiva Quelli che il calcio, il tecnico rossoblù Sinisa Mihajlovic ha parlato principalmente dell’autobiografia La partita della vita, ma non sono mancate un paio di battute sul campionato di Serie A e sul Bologna. Ecco le sue parole:

Sinisa a 360 gradi – «Nel libro c’è tutta la mia vita: il racconto parte dalla mia infanzia povera e difficile, passa per la guerra e arriva al calcio, dai miei esordi fino alle prime panchine da allenatore»

Gli anni più duri – «La parte più difficile da raccontare non è stata quella della malattia, ma quella della guerra. Io sono nato in Croazia, proprio dove è scoppiata, e quelli della mia infanzia sono stati anni difficili. Ne ho già parlato tante volte ma mi emoziono sempre, certe cose non le voglio scordare perché mi hanno temprato. Non auguro a nessuno di passare quello che ho vissuto io: indipendentemente dal lato in cui ti trovi, in ogni guerra il colore dominante è il rosso del sangue degli innocenti».

Promessa mantenuta – «Quando nell’estate 2019 dissi alla squadra che nonostante la leucemia sarei stato presente alla prima partita di campionato a Verona, non ero sicuro di poter mantenere la promessa. Non sapevo niente di cosa mi aspettava, non mi ero informato volutamente, preferivo scoprire le cose vivendole sulla mia pelle. Sono riuscito a mantenere la parola nonostante avessi 15 chili in meno di quelli che ho adesso e fossi più morto che vivo, mi girava la testa e ho rischiato di cadere o di svenire, ma non mi sono vergognato neanche un secondo. Sapevo che quella che stavo mostrando era un’immagine di forza, non di debolezza, e spero di aver trasmesso un messaggio a tutti i malati: non arrendetevi e non perdete mai la volontà di combattere».

Affetto trasversale – «L’affetto che ho ricevuto in quel periodo mi ha aiutato tanto. Purtroppo o per fortuna ero sempre stato una persona divisiva, mi si amava o mi si odiava, e devo dire che mi piaceva. La malattia ha messo d’accordo tutti, ho ricevuto messaggi di tifosi come di persone a cui non importa nulla del calcio, sono stato adottato come un figlio. Ho sentito dentro una grande forza, non potevo deludere nessuno di loro e ancor meno la mia famiglia. Unire tutti per un po’ è stato piacevole, poi però ha iniziato ad essere piatto, noioso. Ora ho ricominciato a dividere, è una cosa che mi motiva e soprattutto è un buon segno, perché vuol dire che non sono più visto come un malato. Il riguardo nei miei confronti è sparito e gli insulti sono ricominciati, significa che sono ritornato (sorride, ndr)».

Nessuna talpa – «Mi sa che alla fine non ci fossero talpe tra i miei giocatori, probabilmente erano gli stessi giornalisti a sbucare da sotto la terra coi cannocchiali (ride, ndr). A Torino ce n’erano alcuni che affittavano una stanza al quinto piano di un appartamento vicino al campo d’allenamento per sbirciare la formazione, dev’essere successo qualcosa di simile».

Non serve un bomber – «Inter e Juventus giocano bene? Oddio, giocano… Sassuolo, Spezia, Crotone, Milan e naturalmente Bologna, ecco chi gioca davvero bene. Se per essere ancora meglio ci serve un finalizzatore? No, li abbiamo già in rosa, la partita di ieri l’ha dimostrato (fa l’occhiolino, ndr)…».

Campionato atipico – «Mi dispiace che la Fiorentina abbia perso 6-0 contro il Napoli, il figlio di Prandelli lavora con me ed è un bravissimo ragazzo. Purtroppo sono cose che possono capitare, noi stessi abbiamo preso cinque gol contro la Roma, questo è un campionato strano dove tutto può accadere».

Foto: Imago Images