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Saputo: “Per sognare l’Europa bisogna intanto fare sempre dai 50 punti in su. In Italia c’è un grande potenziale ma la mentalità deve cambiare”

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In queste ultime ore Joey Saputo è stato intervistato, all’interno dello stadio di Montreal che porta il suo cognome, dalla redazione italiana del notiziario canadese OMNI News. Di seguito, suddivise per argomenti principali, tutte le dichiarazioni rilasciate dal patron di Bologna e CF Montréal.

Da quasi otto anni a Bologna – «Volevo aiutare la crescita del calcio qui in Canada e creare una sorta di gemellaggio con un club europeo, e c’è stata questa opportunità col Bologna. Lì ci sono certamente delle aspettative, però i bolognesi ti fanno lavorare. In passato la squadra era fra le grandi d’Italia, ma negli ultimi 30-35 anni non è più stata ai livelli di quel tempo, comunque per me la cosa principale era riportare un po’ di credibilità alla società».

Tante proprietà nordamericane in Italia – «Gli investitori nordamericani vedono un potenziale davvero importante: se possiamo lavorarci insieme, se possiamo cambiare un po’ il government, la mentalità italiana a livello di stadi e hospitality, credo che possa essere una grande opportunità».

Sogni razionali – «Per poter sognare in grande bisogna innanzitutto stare costantemente nella parte sinistra della classifica, dobbiamo arrivare al punto di conquistare sempre dai 50 punti in su, cominciare da lì per poi un giorno coronare il sogno di entrare nelle coppe europee».

Serie A ancora indietro – «Dobbiamo cambiare gli stadi e far capire che una partita di calcio è molto più della partita in sé. Per attirare la gente occorre investire sugli impianti e portare quella che in America chiamiamo Gameday Experience, vivere ogni match come un’esperienza a tutto tondo: è proprio quella mentalità che deve cambiare in Italia, le altre Leghe europee si stanno evolvendo e la Serie A deve fare altrettanto a quel livello lì».

Nessun big al CF Montréal – «Purtroppo i nostri tifosi non saranno contenti, ma portare qui grandi calciatori con un trascorso in Italia non è l’obiettivo della società (la domanda si riferiva a Chiellini, Criscito e Insigne, ndr). Noi preferiamo far crescere i ragazzi dell’Academy o giovani giocatori che hanno il potenziale per essere venduti, quella è la filosofia che abbiamo scelto e la strada che abbiamo preso».

Foto: lookcharms.com