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Tommasi: “Deluso e preoccupato, i calciatori hanno lavorato e possono non essere pagati. Per riprendere servono 4 settimane di allenamenti”

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Nella giornata di ieri il Consiglio della FIGC si è espresso così in merito alle norme delle Licenze Nazionali: «Ai fini ammissivi le società dovranno assolvere al pagamento degli emolumenti (netti) e degli altri compensi scaduti al 31 maggio 2020, intendendosi come tali quelli che, anche sulla scorta dei vari accordi modificativi e novativi eventualmente ratificati dalla Lega, sono effettivamente scaduti a detta data. Si terrà conto in ogni caso degli eventuali contenziosi che dovessero insorgere per il periodo di sospensione delle attività (marzo/aprile). Il termine perentorio per le iscrizioni verrà fissato nella seconda metà di agosto e comunque dopo la fine dei campionati».
Qualche ora dopo, puntuale come di consueto, è arrivato il commento di Damiano Tommasi, che si è espresso così sul sito dell’AIC: «Sapete che cosa significa? Che siamo stati in campo fino al 15 marzo, che i calciatori hanno lavorato con il preparatore atletico per tutto il lockdown e ora tu puoi pure non retribuirli. E se fanno causa danno pure la possibilità al club di non pagarli fino ad agosto! Sono deluso e preoccupato. Si prendono delle decisioni con mascherine e conference call e poi si mandano in campo gli altri, cioè i calciatori. Ed ecco come sono ripagati. Gli imprenditori del calcio chiedono i soldi a tutti, UEFA, FIFA, Governo, per non pagare i calciatori… E noi dovremmo essere contenti? Presto ci vedremo e analizzeremo la situazione, ma sono veramente deluso e preoccupato per come vanno le cose in questa Federazione e in questo calcio».
Intervenuto poi su Rai Sport, il presidente dell’Assocalciatori ha parlato della possibile ripresa dei campionati: «Servono certezze dal punto di vista medico, sono la cosa più importante. I tempi che noi ci aspettiamo, e di cui abbiamo bisogno, sicuramente non coincidono con quelli delle risposte da parte della scienza, quindi nelle prossime settimane speriamo di poter accelerare. Ciò che abbiamo chiesto, anche nell’ultima versione del protocollo, è che ci sia non solo uniformità di applicazione, ma soprattutto un organo di controllo che possa dare a tutti le stesse garanzie di sicurezza. Sono necessarie minimo quattro settimane di allenamenti prima di poter riprendere il campionato: ci sono altri sport che ragionano su sei settimane, però almeno quattro servono e solo così si possono limitare gli infortuni che sono sempre dietro l’angolo, a maggior ragione adesso. Non dobbiamo porci un limite di data se vogliamo essere in grado di ripartire bene, le quattro settimane non devono essere viste come un problema ma come necessarie per poter svolgere le partite. La realtà è che tutti non vedono l’ora di scendere in campo e di tornare a fare il loro lavoro, cioè fare allenamento e prepararsi: a prescindere dalla ripresa o meno del campionato, per un atleta professionista rimanere fermo a lungo è sicuramente un problema. Ad oggi una data non c’è, ma è ovvio che andrà fissata, e da quel momento bisognerà calcolare quante settimane occorreranno».

Foto: Getty Images