L'attaccante non arriverà, ma il Bologna non sembra una squadra a rischio. Va però ritrovato lo spirito combattivo

L’attaccante non arriverà, ma il Bologna non sembra una squadra a rischio. Va però ritrovato lo spirito combattivo

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La chiacchierata odierna tra Walter Fuochi e Mario Sacchi tocca diversi argomenti: dalle ultime partite di campionato del Bologna al prossimo impegno contro la capolista Milan, dagli ex rossoblù Davide Ballardini e Mattia Destro alla lotta salvezza, concludendo con una riflessione in tema calciomercato.

Prima di analizzare la partita di Torino, facciamo un passo indietro. Tre settimane fa avevamo parlato dei match contro due squadre alle spalle dei rossoblù, Udinese e Genoa: speravamo in almeno quattro punti ma ne è arrivato solo uno, bottino poi rimpinguato dal successo sul Verona. «Può succedere, quando affronti squadre così tanto motivate e battagliere. Osserviamo un po’ il loro cammino: il Genoa sta facendo molti punti grazie a Ballardini e Destro, facce note che qui sono state accantonate anche con qualche ironia, mentre l’Udinese ha imposto il pareggio sia all’Atalanta che all’Inter col sano e vecchio catenaccio, che significa chiudere tutti gli spazi e provare a non prenderle. Il Bologna si è quindi trovato davanti due formazioni non così male in arnese ma male in classifica e per questo affamate di punti, e non è riuscito a portare a casa granché. Lo scenario, per certi versi, si è un po’ ribaltato contro l’Hellas, e lì i rossoblù hanno conquistato un successo prezioso».

Mi hai preceduto su Ballardini. Il Genoa ha quasi preso il Bologna in classifica: l’allenatore romagnolo in carriera ha fallito praticamente solo sotto le Due Torri, retrocedendo… «Forse perché il Bologna di allora era veramente modesto e i migliori giocatori venivano ceduti, vedi Diamanti. Ballardini poi torna a Genova un anno sì e un anno no, l’impressione è che si trovi bene e sappia dove mettere le mani, avendo raggiunto un certo equilibrio lavorativo con Preziosi, nonostante i conflitti. Qualche risultato lo sta ottenendo, evidentemente come tecnico non è nemmeno l’ultimo della fila, lo confermano la quantità e la qualità dei risultati. Il suo lavoro lo fa bene, senza rifiutare situazioni apparentemente disperate: tra quelle recenti, forse la più disperata di tutte era proprio quella del 2014 a Bologna».

Non volevo parlare di Destro, ma visto che lo hai citato ne approfitto. Qui è stato spesso oggetto di polemiche, soprattutto sui social: c’era addirittura chi sperava che si facesse male per poter sottolineare la sua inadeguatezza… «Ormai sui social non ci sono più limiti e confini, purtroppo è consentito dire di tutto a chiunque. L’arrivo in rossoblù di Destro, accolto con grandi speranze, è stato poi compensato da una partenza avvenuta senza rimpianti, perché pareva avviato verso un declino irreversibile. Probabilmente questo non era più il suo ambiente, le prestazioni ne risentivano e il rapporto tra il giocatore e il Bologna era destinato ad un inevitabile divorzio. Adesso un Destro diversamente motivato, all’interno di una realtà diversa, è tornato ad essere quel buon giocatore che qualche anno fa aveva una buona valutazione di mercato, forse addirittura esagerata. È andato progressivamente male ma non era un bluff, e il fatto che altrove si sia ripreso dimostra che era un giocatore sul quale si poteva investire».

Veniamo alla sfida con la Juventus: ti aspettavi un risultato positivo allo Stadium? E come hai visto il Bologna in campo? «Non mi aspettavo un risultato positivo perché la storia dice che alla fine vince sempre la Juve, è stata solo confermata una legge che conosciamo tutti. Il Bologna non ha giocato male, però non ho visto la ferrea volontà di combattere col coltello tra i denti su ogni pallone e arrivare ad un risultato positivo. Prendo ancora ad esempio l’Udinese del giorno prima, che non aveva fatto tirare in porta l’Inter. A questo punto bisognerebbe porsi una questione filosofica: meglio un punto conquistato tramite un bel catenaccione o zero punti al termine di una partita giocata in maniera anche piacevole per almeno mezzora? Diamoci questa risposta e poi chiediamo alla squadra di comportarsi di conseguenza. Va anche detto che non esistono i risultati positivi già scritti sulla carta, e che comunque nel 90% dei casi contro le big va male, quindi siamo dentro quella percentuale».

Sabato un altro impegno proibitivo contro il Milan: possibilità di uscirne indenni? «Il Milan è un po’ sconquassato dalle ultime vicende e ci fa pensare che quel 90% di cui parlavo possa essere un 70-80%, poi giochiamo in casa seppur senza pubblico. Insomma, credo che una più larga aspettativa di risultato positivo si possa coltivare. I rossoneri sono indubbiamente meglio del Bologna, questo è innegabile, però è una capolista che in testa ha i tre gol presi dall’Atalanta e il brutto epilogo del derby contro l’Inter, al termine di un secondo tempo molto remissivo poiché giocato in inferiorità numerica. Non penso che a Milanello siano stati tutti entusiasti per l’espulsione di Ibrahimovic, che con quella bocca può dire ciò che vuole come Virna Lisi, chiedendo poi scusa il giorno dopo. In un match del genere non puoi regalare un uomo, men che meno un uomo così, che stava scrivendo il risultato della partita grazie alla sua estrema qualità».

In bassa classifica ci sono nomi importanti come Cagliari, Parma, Torino e lo stesso Genoa: chi rischia di più a tuo avviso? Anche Spezia e Benevento scivoleranno nel calderone? «Nessuna sta malissimo, quasi tutte danno segni di vita e rifiutano il ruolo di vittima sacrificale. Ogni anno ci sono un paio di neopromosse dalla B che non ingranano, ma quest’anno molto meno. Anche il Crotone, che pareva la peggio attrezzata, all’improvviso rifila quattro gol al Benevento, come a dire che prima di andare giù combatterà. E infatti tutte combattono, e lo fanno anche meglio delle squadre più blasonate. Ad oggi non vedo favorite o sfavorite, ci sono sei-sette compagini che possono finire sotto la ghigliottina: tra queste, al momento, non metto il Bologna, a cui ovviamente auguro di tener botta fino alla fine».

Fin qui il mercato ha portato a Casteldebole il solo Soumaoro: che impressione ti ha fatto il difensore francese all’esordio? «A Torino, in una partita molto difficile e in ruolo delicato come il suo, non è entrato affatto male. Un solo tempo giocato, per ovvie ragioni, non può essere troppo indicativo, ma di errori non ne ha commessi e questo almeno è un buon primo segnale».

Chiudiamo col discorso centravanti: giusto proseguire ‘solo’ col quasi 39enne Palacio e con Barrow provato in quel ruolo, in attesa del rientro di Santander a marzo? «Marzo non è lontanissimo, nel frattempo speriamo che Palacio non si faccia mai male e soprattutto che Barrow venga protetto e avviato in quel ruolo di prima punta che la società gli riconosce e crede gli debba appartenere. Qualche dubbio in più, su questo, l’aveva il tecnico. Negli ultimi giorni di mercato non credo che arriverà nessuno, salvo occasioni dell’ultimo momento a prezzi stracciati. Di recente, parlando sempre di reparto offensivo, c’è stata anche una nuova e significativa apertura al recuperato Sansone, che fino a qualche settimana fa sembrava sul piede di partenza: Mihajlovic ha ribadito la stima nei suoi confronti e gli ha dato minuti di gioco, speriamo si dia una mossa».

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