Stagione deludente e senza partite memorabili, più passi indietro che avanti. Ma le prospettive di crescita rimangono, con o senza Mihajlovic

Stagione deludente e senza partite memorabili, più passi indietro che avanti. Ma le prospettive di crescita rimangono, con o senza Mihajlovic

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La chiacchierata odierna tra Walter Fuochi e Simone Minghinelli tocca tutti i principali temi d’attualità in casa Bologna: dal bilancio della stagione 2020-2021 al futuro dell’allenatore Sinisa Mihajlovic, dall’addio di Rodrigo Palacio e Danilo alla ricerca sul mercato dei loro eredi, passando per l’esplosione di Emanuel Vignato e la mancata convocazione in Nazionale di Roberto Soriano.

Walter, partiamo con un tuo giudizio sulla stagione del Bologna che si è appena conclusa. «Come rendimento appena sufficiente, come umore deludente. Perché pensavamo tutti ad un passo avanti e invece, nella migliore delle ipotesi, siamo rimasti fermi. Anzi, secondo me c’è stato un passo indietro».

Lo confermano anche i numeri: dai 47 punti dell’anno passato ai 41 attuali. «Ma più che ai numeri io guardo alle sensazioni che ti generano le stagioni, e questa ha creato malumore, nel senso che non abbiamo ricordi di grandi giornate e vittorie. L’anno scorso andò un po’ meglio, ci furono ad esempio i successi di Napoli, Roma e Milano sponda Inter, e le squadre senza obiettivi di prestigio vivono soprattutto di quello, di quattro-cinque partite memorabili. Nel campionato appena finito non c’è stato nulla, non si vedeva l’ora di metterlo via ed etichettarlo appunto coi numeri, che però sono una scienza arida, una scienza che non nutre l’anima: il tifoso si nutre di sentimento, e stavolta se n’è visto poco, come ha dimostrato anche l’ultima partita contro la Juventus».

Allenatore e squadra potevano effettivamente fare meglio? «Sì, a mio avviso si poteva fare qualcosa in più, ecco perché parlavo di passo indietro. Penso in particolare ai giocatori più vistosi della gestione Mihajlovic, come avevo già rimarcato il mese scorso. Orsolini era sulla porta della Nazionale, un po’ dentro e un po’ fuori, adesso è nettamente fuori e senza dubbio ha fatto una stagione meno bella di un anno fa. Barrow quando è arrivato dall’Atalanta correva, tirava e segnava, ora non corre, non tira e non segna. Magari Svanberg passo avanti, Tomiyasu forse sì e forse no, Schouten probabilmente sì, ma non c’è stata l’esplosione eclatante, la risposta tecnica individuale e collettiva che molti di noi si aspettavano».

E così il gradimento dei tifosi per Mihajlovic è in netto calo… «Sinisa non è riuscito a trarre il meglio dalla rosa a disposizione, e ormai per molti è diventato sostituibile. Ora sembra che stia riflettendo sul suo futuro… Se alla fine della riflessione dovesse dire che preferisce concludere anzitempo il suo rapporto col Bologna, credo che l’ondata dei rimpianti sarebbe molto inferiore rispetto a quella di qualche tempo fa».

Ma il suo ciclo è davvero giunto al termine o il salto di qualità con lui è ancora possibile? «Il salto si può fare, non nego prospettive di crescita, la differenza sta nel fatto che si può fare con lui o con un altro. In questo momento mi pare che nell’umore collettivo Mihajlovic sia uno dei tanti, se c’è bene e se non c’è è lo stesso. A patto che non venga sbagliata la scelta del sostituto, come avvenuto nel post Donadoni».

Che idea ti sei fatto sui mancati rinnovi di Palacio e Danilo? «Due addii abbastanza previsti, annunciati e attesi. Parliamo di giocatori avanti con gli anni, quindi una società che vuole sforzarsi di avere una prospettiva deve sostituirli con altri. È chiaro che molto spesso l’elemento esperto e collaudato è migliore o comunque può dare una resa immediata superiore al giovane, ma la legge della vita impone di sperimentare altro. Sicuramente adesso ci sono due buchi nell’undici titolare, un difensore centrale e la prima punta, bisogna trovare dei sostituti di analogo o maggior valore immediato e non potenziale, che facciano la loro parte come questi due ‘anziani signori’ hanno fatto, anche se in costante calo Danilo e con diversi limiti in zona gol Palacio».

Una missione non facilissima, specie per quanto riguarda l’erede del ‘Trenza’. «In difesa serve un centrale che per caratteristiche si sposi bene con l’ottimo Soumaoro, diventato in breve tempo una pedina inamovibile e ormai prossimo al riscatto dal Lille. Davanti ci vuole un centravanti ‘vero’ che faccia qualche gol in più ma continui a partecipare al gioco con qualità: i soggetti tecnici sono molteplici e non si deve per forza cercare un nuovo Palacio, magari puoi trovare un pezzo differenze ma comunque altamente funzionale».

Soriano, il miglior giocatore del BFC e tra i migliori in assoluto del campionato, guarderà l’Europeo in TV: ingiustizia o decisione comprensibile? «Mi avrebbe fatto tanto piacere, per lui e per il Bologna, e guardando il suo rendimento sarebbe stata una convocazione meritata. Ma per Mancini non è mai stato una prima scelta, e se devi chiamare un ottimo professionista di 30 anni senza troppa convinzione per poi lasciarlo in panchina o in tribuna va bene così: la penso come Sinisa».

L’ultima curiosità è su Vignato, passato dai tre assist in una sola gara ad un rendimento più ‘normale’: cosa ne pensi di lui? «La partita contro la Fiorentina è stata un raggio di sole che spero uscirà tante altre volte, a proposito di calcio e sentimento. Sicuramente la dodicesima squadra della Serie A deve investire e avere fiducia in un ventenne che mostra capacità tecniche così brillanti. Nessuno discuta o peggio bocci Vignato adesso: lasciamolo tranquillo, vediamolo più a lungo e auguriamoci che risponda alle nostre grandi aspettative e speranze».

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