Bologna in confusione e aggrappato ad Arnautovic, non funziona più nulla. Va cambiato allenatore, tributando il giusto omaggio a Sinisa

Bologna in confusione e aggrappato ad Arnautovic, non funziona più nulla. Va cambiato allenatore, tributando il giusto omaggio a Sinisa

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Spezia-Bologna 2-2: ecco le note liete e quelle dolenti in casa rossoblù relativamente al match disputato ieri al Picco.

PRO

Lo strapotere di Arnautovic – Arnautovic ha dominato e salvato da solo la squadra, in questo tipo di partite è più che mai evidente la differenza fra lui e gli altri giocatori in campo: ieri è stato semplicemente immarcabile.

La grinta di Dominguez e l’assist di Soriano – Nel secondo tempo mi sono piaciuti due ingressi, ovvero quelli di Dominguez e Soriano. L’argentino sta un po’ alla volta ritrovando la forma migliore e ieri è entrato subito nel vivo del gioco, facendosi sentire in entrambe le fasi. Il capitano ha faticato un po’ a capire quale zona di campo dovesse ricoprire, ma complice anche una difesa molto alta che si è esposta a grossi rischi ha trovato una gran palla per il 2-2 di Arnautovic.

CONTRO

La confusione generale – Ero a La Spezia e ho potuto constatare molto bene le difficoltà della squadra. Questo Bologna non ha un gioco, l’idea (se così la si può definire) è servire Arnautovic e sperare che ci pensi lui: ieri lo ha fatto, ma così non ci siamo. I rossoblù sono spenti, demotivati, ho visto spesso i calciatori guardarsi tra di loro o voltarsi verso la nostra panchina, come se fossero tutti un po’ spaesati. L’emblema di questa mancanza di chiarezza è l’ingresso in campo di Soriano, che ha impiegato alcuni minuti a capire dove giocare, si è dovuto alzare De Leo dalla panchina per guidarlo. Sembrano non esserci più spunti, e anche quando si tenta qualcosa di diverso lo si fa in maniera quasi incomprensibile. L’undici titolare faceva pensare ad un 3-4-3, invece Barrow è stato schierato in una posizione ibrida dietro ad Arnautovic e Orsolini che lo ha penalizzato moltissimo. Nel corso della gara si è poi tornati al 3-5-2 e negli ultimi minuti si è visto addirittura un 4-2-4, ma se i giocatori non hanno spinta e riferimenti puoi cambiare tutti i moduli che vuoi: i risultati non arriveranno lo stesso.

Il centrocampo abbandonato a se stesso e le difficoltà di Schouten – Moro è stato fatto esordire nelle peggiori condizioni possibili: già schierando un centrocampo a tre tendenzialmente Schouten, Dominguez e l’altro interno sono soli contro tutti, ieri questo aspetto è stato accentuato ancora di più e ovviamente il croato ha fatto fatica. Su Schouten ci sarebbe tanto da dire, perché se ti fai un autogol del genere vuol dire che non sei in campo con la giusta lucidità, però voglio anche spezzare una lancia a suo favore: avrebbe il compito di fare gioco e dettare i ritmi, ma è veramente difficile riuscirci se i tuoi compagni non fanno i movimenti giusti, se nessuno si libera. Così Jerdy si ritrova col pallone tra i piedi senza sapere che fare, e spesso è costretto ad effettuare un tocco in più. Gli errori li commette lui, ma è il sistema che non lo mette in condizione di rendere al massimo.

Il clima di sfiducia – È inutile nascondersi, l’avversario di ieri era più che abbordabile e non portare a casa tre punti contro lo Spezia significa avere dei grossi problemi. Stiamo rivedendo le stesse prestazioni, le solite dinamiche e le cicliche contraddizioni di Mihajlovic, che nel prepartita si assume tutte le responsabilità e nel post dice «non posso certo scendere in campo io». L’ambiente è sfiduciato, i giocatori stanno cominciando a non riconoscere più l’autorità e in campo non sono convinti. Servirebbe un cambiamento forte, bisognerebbe ritrovare l’orgoglio e la rabbia che Sinisa sarebbe bravissimo a tirare fuori dai suoi ragazzi, ma in questo momento per ovvie ragioni non è minimamente in grado di farlo.

I tentennamenti sul cambio in panchina – Ogni volta che si mette in discussione Mihajlovic sento una parte della piazza rispondere che se sul lungo periodo a Bologna tendono a ‘sedersi’ tutti, allenatori e giocatori, un motivo ci sarà, e che cacciare Sinisa significherebbe ritrovarsi nella stessa identica situazione fra un anno o due con un altro mister. Premesso che sostengo da diverso tempo come l’ambiente rossoblù sia fin troppo tranquillo perché la squadra riesca a mantenere motivazioni alte per un lungo periodo, questo non significa che allora tanto vale confermare lo stesso allenatore per anni perché uno vale l’altro, anzi: in un ambiente come quello bolognese, un cambio in panchina potrebbe essere l’unico elemento in grado di garantire una scossa. Basta anche guardarsi un attimo attorno per notare come funzioni così un po’ dappertutto: di Gasperini che inizia un ciclo duraturo ce n’è uno, tutte le altre squadre cambiano il tecnico dopo un paio di stagioni, ed è fisiologico che sia così. L’impatto mentale di un allenatore sulla sua squadra va a scemare nel tempo, chi un anno prima era in grado di entrare nella mente dei suoi calciatori magari la stagione dopo non ci riesce più, e quindi è giusto rimpiazzarlo. Fra due anni potremmo essere punto e a capo con un nuovo mister? Perfetto, vorrà dire che è giunta l’ora di cambiare di nuovo. Di sicuro tergiversare non aiuta e non porta risultati.

Mi sento di concludere con un’ulteriore riflessione su Mihajlovic, scaturita dopo aver visto l’omaggio che l’Atalanta ha riservato a Josip Ilicic al Gewiss Stadium. Ecco, credo che quando il rapporto professionale tra il Bologna e Sinisa si interromperà, cosa che potrebbe anche avvenire a breve, il mister meriterebbe un tributo del genere al Dall’Ara. Andando oltre le polemiche del momento, sfociate pure in qualche commento becero che non rappresenta certo l’intera tifoseria rossoblù, ci si dovrebbe ricordare del rapporto speciale venutosi a creare tra la piazza felsinea e quest’uomo, che sul campo ci ha salvato da una Serie B sicura e per quasi due anni ci ha fatto divertire come non accadeva da tempo, e al di fuori ha affrontato e sta ancora affrontando una battaglia dura come poche altre, sostenuto dall’affetto del club, dei suoi giocatori e di tantissimi bolognesi. Sarebbe il modo migliore, il più degno, per concludere una splendida storia di sport e soprattutto di vita, con l’augurio che quella di Sinisa possa essere presto e definitivamente libera dalla malattia e dalla sofferenza.

Pepè Anaclerio

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Foto: Getty Images (via OneFootball)