I tifosi e Dominguez le uniche note liete di una serata che speriamo serva di lezione al Bologna, in primis a Motta

I tifosi e Dominguez le uniche note liete di una serata che speriamo serva di lezione al Bologna, in primis a Motta

Tempo di Lettura: 4 minuti

Hellas Verona-Bologna 2-1: ecco le note liete e quelle dolenti in casa rossoblù relativamente al match disputato ieri al Bentegodi.

PRO

I bolognesi a Verona – La luce più fulgida dentro una serata buia a cui non eravamo più abituati, visto l’ottimo rendimento recente (ma anche generale) del Bologna di Motta, l’hanno accesa i circa 4.000 tifosi rossoblù presenti allo stadio Bentegodi tra curva ospiti e altri settori. Molto bello, in mezzo a cori, sciarpe e bandieroni, anche lo striscione in ricordo di Sinisa Mihajlovic. Il nostro pubblico è già da Europa, la squadra speriamo ci arrivi presto.

La prova di capitan Dominguez – Sempre a proposito di luci, per la seconda giornata consecutiva Dominguez ha onorato la fascia da capitano con una prestazione di grande sostanza coronata da un gol di pregevole fattura. Peccato che l’argentino abbia di fatto predicato nel deserto, provando ad alzare i ritmi e a rendersi pericoloso senza essere mai seguito dai compagni.

CONTRO

Il passo indietro della squadra… – Al cospetto di una compagine chiaramente inferiore, il Bologna ha compiuto un netto passo indietro sul piano della prestazione rispetto a quanto mostrato in particolare nel 2023. E tutto, a mio avviso, è partito dall’atteggiamento, sbagliato fin dalle prime battute con troppa leggerezza e poca intensità, pur mantenendo un importante predominio in termini di possesso palla. Di contro il Verona, pur coi suoi limiti, ci ha messo la fame tipica di chi si sta giocando la vita, sportivamente parlando, e trascinato da un super Verdi si è preso con merito tre punti preziosissimi.

…e quello dell’allenatore – Da un lato fa piacere e dall’altro dispiace constatare come il nostro il Motta abbia portato a scuola i vari Dionisi, Gasperini, Inzaghi e Italiano, solo per citarne quattro, e dato parecchio filo da torcere pure a Pioli, Sarri e Spalletti, per poi impantanarsi, con tutto il rispetto, contro Zaffaroni e il suo Verona terzultimo. La sensazione, da fuori, è che su certe partite e avversarie venga posta, forse anche inconsciamente, un po’ meno attenzione che su altre, e mi viene in mente anche l’opaco pareggio casalingo con la Cremonese. Il Bologna di ieri sera sembrava dire: facciamo il nostro solito gioco, senza dannarci troppo l’anima, e prima o poi contro questo modesto Hellas i gol arriveranno. E infatti sono arrivati, ma dei gialloblù. Ripeto, sono solo sensazioni dall’esterno e di sicuro mi sbaglierò, fatto sta che alle medio-piccole il BFC ha già ‘regalato’ tanti punti (12, nello specifico, sotto la gestione Motta).

L’ostinazione di Motta su alcuni calciatori – Non ho condiviso alcune scelte di formazione da parte di Motta, che in nome dell’equilibrio si sta un po’ troppo intestardendo su certi giocatori. Aebischer, utilissimo nella fase iniziale della sua gestione, sul piano tecnico non è Soriano e da varie settimane sta dando poco o nulla alla causa. Su Barrow non so più cosa dire, nel senso che a qualche segnale di risveglio fanno sempre seguito una serie di gare abuliche, non più tollerabili a questi livelli. Arrivando al punto: oggi come oggi Sansone e soprattutto Orsolini, il miglior marcatore della squadra insieme ad Arnautovic, non possono e non devono stare fuori. Anche l’ottimo Ferguson, peraltro diffidato, nelle ultime uscite è apparso un po’ a corto di energie, e forse si sarebbe potuto farlo rifiatare sostituendolo con un Moro decisamente in palla. Si dice sempre e si dirà anche stavolta: «Eh ma il mister li vede tutti i giorni…». E allora, considerando la stima che ho maturato per Thiago, posso solo pensare che Aebischer e Barrow in allenamento siano come De Bruyne e Osimhen, per essere schierati sempre e comunque.

L’indolenza di Zirkzee – In questo caso ho apprezzato la decisione di dare una chance da titolare a Zirkzee, che nei match precedenti era entrato molto bene a gara in corso, ma non mi è piaciuta per nulla la prova dell’olandese, leziosa e prova di cattiveria agonistica. A 21 anni, però, ci può stare, fa tutto parte di un normale percorso di crescita: l’importante è non dimenticare mai che il talento, persino il più fulgido (e Joshua ne ha da vendere), senza la giusta fame non basta per diventare dei campioni o anche solo dei giocatori decisivi ad alti livelli.

Il cambio Soumaoro-Sansone con Schouten in difesa – Mi ha sorpreso molto l’ingresso di Sansone per Soumaoro, col conseguente arretramento di Schouten al centro della difesa di fianco a Lucumí. In quel ruolo, ricoperto solo qualche volta in Olanda, Jerdy mi è parso un pesce fuor d’acqua, e infatti in occasione del 2-0 scaligero si è subito perso Verdi insieme a Orsolini. Comprendo la voglia e la necessità di pareggiare per poi magari provare anche a vincere, ma come ormai noto alle decisioni ‘estrose’ preferisco sempre quelle semplici, che innanzitutto non ti complicano la vita.

L’errore di Orsolini (che però combina sempre qualcosa) – Certo, da sottomisura bisogna fare gol anche se c’è un avversario a infastidirti, ma per Orsolini spezzo volentieri una lancia perché in modo o nell’altro è sempre e comunque il giocatore più fastidioso (per gli altri) e pericoloso del Bologna. E malgrado i suoi difetti, alcuni dei quali forse incorreggibili, non può stare in panchina.

L’arbitro e i suoi assistenti – Tra la direzione dell’arbitro Mariani e gli interventi del VAR Di Paolo, meglio stendere un velo pietoso su quanto visto ieri sera al Bentegodi. Mettiamo pure che da regolamento il contatto Skorupski-Gaich sia da rigore, ma in precedenza c’era un netto fallo di mano di Faraoni non rilevato. Inoltre al BFC manca almeno un penalty (evidente soprattutto la trattenuta di Coppola su Orsolini), e l’ammonizione andava data a Depaoli per simulazione, non a Posch per un fallo inesistente.

Pepè Anaclerio 

© Riproduzione Riservata

Foto: Getty Images (via OneFootball)