L'intensità vista a Milano deve diventare la regola, solo così si può migliorare. Grande prova da parte di tutti, le seconde linee meritano più fiducia

L’intensità vista a Milano deve diventare la regola, solo così si può migliorare. Grande prova da parte di tutti, le seconde linee meritano più fiducia

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Milan-Bologna 0-0: relativamente al match disputato ieri al Meazza, solo note liete in casa rossoblù.

L’intensità, tra soddisfazione e rimpianti – Il Bologna ha giocato una grande partita a 360 gradi, e ciò rafforza la mia idea che quando la squadra ha motivazioni extra non sbaglia e tira fuori prestazioni che nell’immediato ti fanno contento, poi però ti lasciano l’amaro in bocca per quello che i rossoblù potrebbero fare e non fanno con continuità. Non è stata la scelta del 3-5-2 e neanche la presenza dall’inizio del pur apprezzabile Aebischer a spostare gli equilibri, ma l’intensità messa in campo: nel primo tempo i ragazzi di Mihajlovic si sono difesi in modo ordinato e hanno anche portato con costanza una pressione alta sugli avversari, ripartendo con rapidità e qualità, e avrebbero meritato di passare in vantaggio. Per il futuro c’è bisogno di migliorare sotto questo aspetto, servirà sempre la stessa intensità vista ieri, senza bisogno di impulsi straordinari (che peraltro, nel caso della battaglia di Sinisa, nessuno avrebbe voluto): solo così si possono fare campionati migliori.

L’ottima prova da parte di tutti – È difficile trovare qualche singolo che non abbia fatto bene o benissimo il suo dovere: Barrow ha offerto un’ora di alto livello, Aebischer alla prima da titolare ha dimostrato di essere un giocatore vero e abituato a certi palcoscenici, Theate sta tornando quello di inizio stagione, Schouten e Svanberg non hanno sbagliato praticamente niente, Medel e Soumaoro sono stati due rocce, Skorupski ha effettuato tre grandi interventi, Arnautovic al di là di qualche esagerazione ‘estetica’ ha svolto un lavoro egregio, e mi sono piaciuti parecchio anche gli esterni: bene Hickey spostato a destra e pure Dijks, che dopo quanto accaduto a Verona sembrava fuori dal giro e invece ci è rientrato con serietà e abnegazione, cosa non scontata. Ecco, forse Orsolini e Soriano non sono entrati benissimo all’interno di una gara prettamente difensiva, viste anche le loro caratteristiche, ma si tratta davvero di cercare il pelo nell’uovo.

L’assetto, ma prima ancora l’approccio – È giusto sottolineare come il 5-3-2 o meglio il 3-5-2, con gli esterni che rimanevano alti e i tre centrocampisti puri a garantire una maggiore solidità nel mezzo, abbia funzionato benissimo, ma insisto nel dire che sono state soprattutto le motivazioni a generare quell’intensità e quella cattiveria troppo spesso mancata nel girone di ritorno. Ricordo ad esempio il match d’andata, perso 4-2 in nove uomini dopo una prestazione maiuscola e tutto il Dall’Ara in piedi ad applaudire i ragazzi, questo per rimarcare che la prestazione viene prima del risultato: se ieri sera il Bologna fosse stato sconfitto, il mio giudizio non sarebbe cambiato di una virgola. Dunque l’obiettivo da qui al termine del campionato dev’essere quello di trovare continuità, anche contro avversari meno forti e in contesti diversi all’apparenza meno stimolanti.

Il valore dei sostituti – La partita di ieri ci ha detto anche che le seconde linee del Bologna meritano più fiducia: Aebischer ha fatto capire di essere un centrocampista completo, dotato di personalità e capace di gestire la pressione, e lo stesso Kasius è entrato col piglio giusto e non si è intimorito di fronte a Theo Hernandez. Sento ripetere spesso che questa squadra non ha alternative, un giudizio troppo netto che non condivido. Anzi, se ripenso a gare come quella contro l’Atalanta e ai cambi tardivi di Mihajlovic, mi mangio ancora le mani: specie nell’era delle cinque sostituzioni, è fondamentale allungare le rotazioni e intervenire al momento giusto per rimanere sul pezzo a livello fisico e non perdere brillantezza.

Pepè Anaclerio

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