Stanchezza e frustrazione non si riversino su Motta: c'è da correggere e rinnovare, al mister serve tempo e che i giocatori inizino a collaborare

Stanchezza e frustrazione non si riversino su Motta: c’è da correggere e rinnovare, al mister serve tempo e che i giocatori inizino a collaborare

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Juventus-Bologna 3-0: ecco le note liete e quelle dolenti in casa rossoblù relativamente al match disputato ieri all’Allianz Stadium.

PRO

Il tempo a disposizione – La classifica non ha un bell’aspetto e la frustrazione è tanta, lo capisco, ma siamo solo all’ottava giornata: c’è ancora tutto il tempo per raddrizzare la stagione. A patto di darsi una svegliata, cominciando da sabato sera contro la Sampdoria.

La scelta di Sosa titolare – Noi tifosi ci portiamo dentro la stanchezza generata dai troppi spettacoli avvilenti a cui abbiamo assistito nel corso degli anni, ma non possiamo riversare tutta questa negatività su un allenatore arrivato qui l’altro ieri, che ha ereditato una situazione non semplice per tanti motivi e, come accade sempre in casi del genere, ha pressoché azzerato la gerarchie. A tal proposito, ho apprezzato la coraggiosa decisione presa da Motta di lanciare dal primo minuto il giovane difensore Sosa, che peraltro è stato il meno peggio tra i rossoblù, e spero sia solo la prima di una serie di mosse che portino ad un rinnovamento della squadra.

CONTRO

Lo zero assoluto – Per dare filo da torcere alle grandi, a maggior ragione quando sono in difficoltà come la Juventus attuale, servono organizzazione e intensità, oltre ad un certo tipo di atteggiamento e ad una buona dose di sano entusiasmo: ieri il Bologna non ha messo in campo niente di tutto ciò, e il risultato (che poteva anche essere più largo) è stato la logica conseguenza.

L’azzardo tattico – Motta è un allenatore meno impattante e più compassato rispetto a Mihajlovic, non è il tipo che arriva e ti ribalta l’ambiente: salvo cataclismi sa di avere tempo e ancora tante partite davanti, e un po’ alla volta sta cercando di portare la sua filosofia dentro lo spogliatoio e trovare il vestito più adatto per la squadra. In tal senso, comprendo anche le sue dichiarazioni nel post partita, tanto criticate in queste ore: è normale che cerchi di essere positivo e di tenere la testa alta, è all’inizio del suo percorso e non può fare altrimenti. Detto questo, prima capirà che tipo di materiale ha a disposizione e conoscerà nel dettaglio le caratteristiche dei giocatori, prima si renderà conto che la mediana a due è difficilmente sostenibile, perché in organico Mudingayi e Perez non ci sono. Io sono tra quelli che pensano che il modulo conti fino ad un certo punto, ma oggettivamente presentarsi allo Stadium con Orsolini, Soriano, Sansone e Arnautovic sorretti soltanto da Schouten e Dominguez (peraltro tutti in un periodo di appannamento, eccetto Marko) è stato un azzardo troppo grosso, con l’aggravante di non aver apportato correzioni durante la gara.

L’atteggiamento dei giocatori – Un tecnico che viene chiamato in corsa deve saper toccare subito le corde giuste ed entrare in poco tempo nella testa dei giocatori: molto, insomma, parte e passa da lui. Dall’altra parte, però, è ora di cominciare ad assumersi delle responsabilità, perché al netto degli errori commessi in questi anni non può essere sempre colpa del presidente, dei dirigenti o degli allenatori. Già la prima mezzora con l’Empoli era stata emblematica, di una pochezza disarmante, e lì gli schemi o l’adattamento al lavoro di un nuovo tecnico c’entrano poco, è questione di testa e… attributi. Parlo a ragion veduta, perché sono stato calciatore e i calciatori sono maestri nel cercarsi degli alibi, ma ora le chiacchiere stanno in poco posto: alcuni elementi della rosa sembrano alla fine del loro ciclo in maglia rossoblù, o quantomeno – dopo aver sprecato tante occasioni – necessitano di rifiatare un po’ e lasciare spazio a chi finora ha avuto meno spazio e magari potrebbe portare nuova energia alla causa. Rinnovare la formazione è uno dei compiti più importanti e nel contempo delicati a cui è chiamato, senza paura, Thiago Motta: glielo sta dicendo il campo, giudice supremo.

L’involuzione di Arnautovic – Arnautovic è il miglior calciatore rossoblù e, sia in questa stagione che in quella passata, ha dato il meglio di sé quando la squadra ha giocato per lui. Se invece deve fare la punta di movimento, che viene a prendere palla sugli esterni o addirittura in zona mediana, le cose cambiano e in peggio. Questo è uno degli aspetti da rivedere subito, perché il Bologna non può permettersi di complicare la vita al suo uomo più forte e decisivo.

Pepè Anaclerio

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Foto: Getty Images (via OneFootball)