Un'altra grande si ferma al Dall'Ara, ma quello del Bologna è un dominio sterile: mancano intensità e gioco in verticale

Un’altra grande si ferma al Dall’Ara, ma quello del Bologna è ormai un dominio sterile: mancano intensità e gioco in verticale

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Bologna-Roma 0-0: ecco le note liete e quelle dolenti in casa rossoblù relativamente al match disputato ieri al Dall’Ara.

PRO

La padronanza contro le big – Per l’ennesima volta va sottolineato come il Bologna cerchi di imporre il proprio gioco anche al cospetto delle grandi, e come contro queste squadre al Dall’Ara sia quasi sempre arrivato un risultato positivo. Il lavoro fatto fin qui è molto buono e garantisce un’ottima base, tanto che non capisco chi dice che se il Bologna non arrivasse ottavo si tratterebbe di stagione fallimentare. Personalmente mi auguro solo che per le ultime tre partite la squadra ritrovi la giusta intensità, perché è stato questo a mancare non solo ieri ma in tutte le gare più recenti.

I vari singoli sugli scudi – Cambiaso è stato il migliore in campo sia dal punto di vista della prestazione che dello spirito. De Silvestri pensavo fosse più arrugginito, e lo stesso Bonifazi ha costruito una prova solida. A centrocampo Schouten mi è parso un po’ sottotono ma si è guadagnato comunque la sufficienza, Dominguez ha palesato la solita eccezionale visione di gioco malgrado il poco smalto, mentre Moro ha portato vivacità. Ultimo, ma non certo per importanza, Skorupski: il suo intervento su Belotti al 24′ è stato decisivo.

CONTRO

I ritmi compassati – È stata una partita spenta, con poca intensità. Capisco che fosse il chiaro intendo della Roma, completamente concentrata sulla semifinale Europa League, mentre capisco meno il Bologna, che in campo fa le stesse cose di due mesi fa ma molto più lentamente.

Il gioco troppo orizzontale – Sembra che il Bologna si sia abituato all’assenza di Arnautovic (o comunque di un centravanti di ruolo) e cerchi sempre e comunque di andare in porta col pallone. Non si verticalizza quasi mai, si produce solo questo possesso palla sterile e orizzontale che conduce di rado a delle conclusioni.

La prova opaca di Arnautovic – Arnautovic ha fatto fatica per i motivi che ho appena descritto e perché era al rientro da titolare dopo un lungo stop, ma a prescindere da ciò mi aspettavo più cattiveria da lui. Il rapporto con Motta non sembra idilliaco, quindi speravo che Marko entrasse con la voglia di spaccare tutto, di dimostrare al mister il suo valore. Purtroppo non è stato così e ne è nata una prestazione decisamente opaca.

L’ostinazione di Motta con Barrow – Cerco sempre di comprendere le scelte dell’allenatore, ma ieri non ho proprio capito perché Barrow sia rimasto in campo per novanta minuti: non ha mai saltato l’uomo, non ha mai tirato in porta e spesso è proprio inciampato sulla palla. Motta cerca sempre il pelo nell’uovo per criticare e spronare giocatori di talento da cui pretende di più, magari anche lasciandoli in panchina, mentre Musa è sempre titolare…

Le difficoltà di Sosa – Sosa è stato insufficiente, non ha mai preso Solbakken e in una circostanza ha pure rischiato di generare un rigore. Ha 21 anni ed è alla prima esperienza in Europa, peraltro in un campionato top, quindi le attenuanti ci sono, ma ad oggi non è ancora pronto per questi livelli.

Il lutto in Andrea Costa – Purtroppo nel primo tempo è mancato il tifo a sostegno del Bologna, che forse ha un po’ pagato il silenzio della sua gente. Ho saputo solo in seguito che la nostra curva non ha cantato per onorare la memoria di un ultras scomparso poco prima della partita: mi dispiace molto e mi aggrego alle condoglianze a famiglia e amici.

Pepè Anaclerio

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Foto: Getty Images (via OneFootball)