Bologna, un lento e faticoso ritorno alla normalità. Ma forse il peggio è passato

Bologna, un lento e faticoso ritorno alla normalità. Ma forse il peggio è passato

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Talvolta mi sento un po’ come Hiroo Onoda, il soldato giapponese che nel 1974 venne arrestato nella giungla sull’isola filippina di Lubang perché si rifiutava di credere che la Seconda guerra mondiale fosse finita. Solo, contro tutto e tutti. La mia, però, non è voglia di andare ancora e ancora all’attacco di qualcuno o qualcosa, ma semplicemente un’innata tendenza all’equilibrio, sia nella vita che nel lavoro. E quindi no, neppure dopo 4 punti nelle ultime 8 partite (questo il recente e poco invidiabile ruolino di marcia del Bologna) riesco a strapparmi i capelli e a sparare sentenze apocalittiche.
La partita di domenica contro l’Empoli non è stata esaltante né particolarmente bella sul piano estetico, ma nemmeno la porcheria che in tantissimi stanno descrivendo. Anzi, in questo campionato abbiamo visto di peggio, anche quando il risultato finale ci ha sorriso. Però lo sappiamo (e nel caso dei tifosi non è una colpa), spesso la vittoria induce a mettere in secondo piano ogni aspetto negativo. Di fronte ai rossoblù, comunque, c’era la principale rivelazione della Serie A 2021/22 e la sesta miglior squadra in assoluto per rendimento esterno (20 punti sui 30 totali), seppure reduce da un periodo non brillantissimo. Inoltre non può essere dimenticato il percorso a ostacoli che ha portato il BFC a trovarsi nelle odierne condizioni di forma e classifica: c’è chi le definisce scuse da piagnucoloni, per me sono invece le ragioni cardine delle attuali difficoltà.
Abbiamo discusso – e giustamente discuteremo ancora – del cambio di assetto tattico e di filosofia attuato in corso d’opera da Mihajlovic, di alcune scelte del mister relative ai singoli, di come si è mossa la società sul mercato di gennaio, del notevole calo palesato già a dicembre da Soriano e compagni (k.o. contro Fiorentina, Torino e Juventus, avversarie di spessore ma favorite da prestazioni opache dei felsinei), fatto sta che nell’ultimo match del girone d’andata i rossoblù avevano reagito rifilando tre succose pere al Sassuolo. Quello, con la sua nuova identità e gli alti e bassi tipici di una squadra da metà classifica (che al completo tende più alla bassa sinistra che all’alta destra, ma è solo il mio parere), era il vero Bologna. La versione immediatamente successiva, falcidiata da eventi più o meno prevedibili (COVID, infortuni, Coppa d’Africa), vessata dalla Lega e soprattutto senza allenamenti degni di questo nome nelle gambe, no. Poi certo, tra Cagliari, Napoli al Dall’Ara e Verona un miracolo poteva saltar fuori, ma appunto di miracolo si sarebbe trattato.
Contro l’Empoli, dopo due settimane di sosta in cui mi risulta che lo staff atletico abbia caricato molto per far recuperare ai ragazzi il tempo perduto, il BFC non ha brillato, e mi pare superfluo rimarcarlo. La mia sensazione, però, è stata quella di un nuovo inizio, quasi si trattasse della prima gara stagionale: pur con le gambe pesanti e un po’ di fiatone, finalmente siamo tornati a vivere una domenica di calcio ‘normale’. Che non ci ha soddisfatto a pieno, ma sotto sotto ci ha lasciato intuire che forse il peggio è passato. Sabato a Roma non sarà semplice ma un passo per volta, ritrovando brillantezza e quindi lucidità, tornerà normale anche la media punti, e magari riprenderemo a guardare verso Fiorentina, Torino e Verona, anziché temere l’improbabile rimonta della terzultima di turno. A quel punto mi verrà ricordato che il decimo posto non è un obiettivo così eccitante. Già, ma questa è un’altra storia…

Simone Minghinelli

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