Cecconi: “Mi rivedo un po’ in Santander, troppo tempo passato in panchina può toglierti convinzione. A Benevento sarà una battaglia”

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Alla vigilia della sfida che il Bologna vivrà domani alle 15 sul campo del Benevento, contro la squadra allenata dall’ex tecnico rossoblù Filippo Inzaghi, abbiamo scambiato quattro chiacchiere con Luca Cecconi. Prima attaccante (61 presenze, 29 gol e una promozione in B), poi capo degli osservatori e infine allenatore del club felsineo, il ‘Cecco’ ci ha fornito il suo punto di vista sulla squadra di oggi e in particolare su Federico Santander, centravanti che come lui a metà degli anni Novanta è chiamato a lasciare il segno partendo dalla panchina.

Luca, quando ripensi a Bologna quali sono le prime cose che ti vengono in mente? «In rossoblù, da giocatore, non sono mai stato un titolare fisso, ma quando entravo riuscivo spesso a segnare. Ci può stare di trascorrere un periodo in panchina, bisogna accettarlo e farsi trovare pronti se chiamati in causa. Qualche anno più tardi ho avuto il privilegio di allenare il Bologna da vice di Renzo Ulivieri, sostituendolo nelle ultime giornate del campionato 2006-2007 dopo il suo esonero. Era la super Serie B con Juventus, Napoli e Genoa, e attraversammo un periodo piuttosto complicato con gli arbitraggi: impossibile dimenticare quel Bologna-Brescia in cui il presidente Cazzola scese in campo per ritirare la squadra…».

Si può dire che il tuo fosse un ruolo simile a quello attuale di Santander: pensi che il ‘Ropero’ possa essere ancora importante per la squadra? «Nel 3-5-2 di Inzaghi, ma anche nel primo Bologna di Mihajlovic, Santander giocava spesso e mi aveva fatto una buona impressione. Poi sono arrivati altri attaccanti, con caratteristiche diverse, e il suo spazio si è ridotto, al pari delle sue presenze da titolare. Anche io, negli anni della Serie C, partivo spesso dalla panchina, e so che un periodo troppo lungo passato a guardare gli altri può toglierti convinzione. Mi auguro che venga recuperato, altresì vedremo cosa accadrà nelle ultime ore di mercato: se il mister non ha più intenzione di puntare su di lui, meglio trovargli un’altra collocazione e magari provare a sostituirlo in extremis».

Cambieresti qualcosa di questo Bologna? «Sinceramente no, non cambierei niente. La filosofia della società e di Mihajlovic mi piace molto: si punta forte su giocatori giovani e di talento che hanno un ottimo potenziale, non ho dubbi sul fatto che cresceranno tanto nel tempo. Ma il Bologna è già oggi una buonissima squadra, fastidiosa per tutti da affrontare e molto piacevole da vedere all’opera».

Chiudiamo con un pronostico sulla partita di Benevento? «Mai come al giorno d’oggi è difficile fare pronostici, perché nel calcio italiano c’è stato un livellamento generale, purtroppo tendente un po’ verso il basso. Una volta il risultato di certe gare era quasi scontato, praticamente si sapeva già come sarebbero andate a finire, ora anche le piccole sono combattive e ostiche, pur coi loro limiti. In più, domani pomeriggio i rossoblù si troveranno di fronte Pippo Inzaghi, un ex col dente avvelenato: non mi sbilancio sul risultato, ma sono sicuro che sarà una battaglia».

Claudia Aldrovandi

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