Dalla Vite:

Dalla Vite: “Una nuova volata per arrivare in Europa, Mihajlovic e i suoi ragazzi possono farcela. Mai vista una squadra coesa come il Bologna attuale”

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La Serie A che si appresta a ripartire, il Bologna che attende la capolista Juventus al Dall’Ara e punta senza mezzi termini ad un piazzamento europeo, il prolungamento di contratto fino al 2023 di Sinisa Mihajlovic e il prossimo mercato. Di questo e di molto altro abbiamo parlato oggi con Matteo Dalla Vite, giornalista della Gazzetta dello Sport.

Matteo, cosa dobbiamo aspettarci da questa ‘nuova’ Serie A? Tu eri favorevole alla ripartenza dal calcio in Italia? «Chi più e chi meno, la verità è che prima o poi il calcio lo volevamo tutti. Riguardo alle partite, sarà un po’ come il Monopoli quando si pescano le carte ‘probabilità’ e ‘imprevisti’: può succedere di tutto. È quasi come se iniziasse un altro campionato dopo i ritiri estivi, parecchie volte abbiamo visto risultati clamorosi nelle prime giornate. Chiaramente, tanto per restare in tema, al di là della Coppa Italia la Juventus è Parco della Vittoria, la squadra meglio strutturata d’Italia. Però…».

Però… «Anche il Bologna ha delle chance, per la sua qualità e per questo imprevedibile riavvio di stagione. In Coppa Italia ho visto la Juventus partire a razzo, e conoscendo le partenze a razzo anche dei rossoblù credo che i primi venti minuti potrebbero essere non dico decisivi ma molto importanti. Resto comunque convinto di una cosa: da anni la Juve non sbaglia due gare di fila, quindi bisognerà stare non attenti, di più».

Il Bologna punta a tener vivo fino alla fine il sogno Europa League, ma servono punti e servono subito. «Il primo giorno in cui, dopo tre mesi, Sinisa parlò ai ragazzi, e ancora non c’erano certezze sulla ripresa o meno del campionato, espresse un concetto piuttosto chiaro: se ripartiremo, ripartiremo fortissimo. Quindi aggredendo, con sprint, col piede fissato sull’acceleratore. Lui vuole questo e sono convinto che il Bologna vorrà fare questo».

Del resto, quando sei sereno e non hai nulla da perdere, meglio spingere che accontentarsi. «Sono d’accordo, anche se prima di tutto il Bologna deve consolidare ciò che ha, ovvero la colonna sinistra della classifica. Partire forte significa intanto riassaporare il gusto della vittoria, che tra Genoa, Udinese e Lazio manca da un po’, e riallacciarsi ai concetti di sempre: quelli di Mihajlovic, quelli con cui la squadra si è sempre trovata bene, accrescendo via via le motivazioni e l’autostima».

Ma questa squadra è già da primi sette posti? «Per me può esserlo, proprio perché si ricomincia tutti con punteggi differenti ma le stesse identiche incognite. I rossoblù si stanno allenando con un’intensità pazzesca e sono pienamente focalizzati sull’obiettivo: pensano soltanto all’oggi, all’attualità, a far bene ora. Discorso diverso, invece, per chi avrà la Champions o l’Europa League ad agosto, e quindi dovrà ragionare in maniera un po’ diversa sul piano della tenuta fisica».

Le premesse, pur in uno scenario ben diverso, riportano alla mente la cavalcata trionfale di un anno fa… «Esatto. A tal proposito, in una recente intervista Sansone mi ha detto: “Dovremo essere quelli dell’anno scorso”. Nelle ultime dodici gare il Bologna fece ventisei punti, e guarda caso adesso ne mancano proprio dodici. Nonostante il calendario sia più difficile, perché ad un certo punto ci troveremo a giocare contro Milan, Atalanta e Napoli nel giro di sei giorni, sia Sinisa che i giocatori faranno senza dubbio questo richiamo mentale alla passata stagione: sarà una nuova volata, una nuova piccola parentesi in cui buttare in campo tutto le energie residue, a livello sia fisico che mentale».

Dal presente al futuro: il prolungamento di Mihajlovic è l’ennesima conferma di una società sempre più ambiziosa. «Una firma estremamente significativa, perché grazie alla sua scossa questo club nell’ultimo anno ha cambiato vita: ora si pone obiettivi superiori, non si guarda più alle spalle ma punta a scalare posizioni, e lo fa con una base che non è da tutti. Diverse squadre nel prossimo mercato dovranno ritoccare cinque-sei undicesimi della propria formazione, perché vivono di prestiti, mentre il Bologna ha solo giocatori di proprietà. E sono giocatori di talento, alcuni già maturi e altri di enorme prospettiva. Perché da un lato hai Palacio, Danilo, Poli, Medel, Soriano, Sansone e Skorupski, dall’altro Skov Olsen che a detta degli esperti è un potenziale fenomeno, e io ci credo, Svanberg che è stato appena cercato da tre società di caratura europea, Tomiyasu che vale già quattro volte tanto, Schouten che si è preso in mano il centrocampo col piglio di un veterano, Orsolini e Barrow che danno spettacolo là davanti, senza dimenticare che dobbiamo ancora scoprire Dominguez e che a settembre arriverà Vignato. Ecco, quando questa importante filosofia societaria ha incontrato Sinisa si è creato il mix perfetto, quindi ritengo il suo prolungamento una grande mossa».

Oltre a Vignato, sul mercato basteranno un paio di innesti per puntellare l’organico? «Penso di sì, la rosa dell’anno prossimo sarà molto simile a quella attuale. Si andrà probabilmente su un terzino destro e su un centrale di difesa, valutando nel mentre anche le risposte che arriveranno da Denswil e Dijks, con quest’ultimo che speriamo riesca a tornare quello di una volta. E poi si aspetterà la scelta di Santander: se preferirà andare a fare il titolare altrove, volontà legittima, in pole position per prendere il suo posto c’è Favilli. Il rinnovo di Palacio e Da Costa è ormai cosa fatta, e pure la trattativa con Danilo si sta avviando verso la fumata bianca. Come dicevo prima, si ripartirà da un gruppo che si conosce bene e conosce bene i dettami tattici del tecnico, e questo è un enorme vantaggio».

Insomma, sarà ancora Bologna United. «Sì, in Gazzetta abbiamo coniato questa espressione e la sottoscrivo: nel mio percorso professionale ne ho seguite tante di squadre, ma una coesione del genere non l’ho mai vista. Davvero, mai».

Simone Minghinelli

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