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Iori: “Motta? Un predestinato. Arnautovic forte ma non imprescindibile, anche l’Inter del Triplete nacque dalla cessione di Ibra…”

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Il giornalista reggiano Alessandro Iori, 45 anni da compiere domenica, è volto e soprattutto voce nota a livello sia locale che nazionale: già giornalista per èTV e commentatore Mediaset, attualmente è redattore e conduttore di TRC e telecronista per DAZN. Competenza e un’esperienza consolidata, frutto di tanto calcio visto e raccontato dentro e fuori i confini italiani, ecco che l’intervista realizzata oggi con lui è stata una bella occasione per avere un giudizio dall’esterno sul Bologna, guardando anche al prossimo futuro, e per sviluppare insieme altri temi di stretta attualità.

Alessandro, partiamo dal Bologna: confermando l’intero gruppo si potrebbe ripetere lo stesso campionato, oppure Motta sta facendo rendere la squadra più del suo reale valore? «Questa rosa ha margini di miglioramento e può fare altri campionati di buon livello, a patto che venga leggermente allungata e puntellata in alcuni settori. Penso per esempio al tema del centravanti, da affrontare e risolvere in estate: se per le indicazioni, i concetti e le idee di Motta non dovesse più essere Arnautovic, a mio avviso andrebbe inserito un attaccante capace di fornire un contributo realizzativo più continuo, segnando almeno una decina di gol nell’arco di una stagione intera. A quel punto il Bologna diventerebbe una squadra in grado di stabilizzarsi in una fascia di classifica interessante, subito a ridosso delle posizioni europee, pronto ad approfittare dell’eventuale stecca di una grande per andare alla conquista del settimo posto».

Thiago è già pronto per il salto in una società di vertice o farebbe meglio a continuare il suo percorso di crescita a Bologna? «Il suo percorso in panchina è cominciato da poco e non l’abbiamo ancora visto a certi livelli, ma ho la sensazione che ci troviamo di fronte ad un predestinato. Sul campo dava chiaramente l’idea di essere un giocatore con un’intelligenza superiore, arrivato in alto nonostante doti atletiche non straordinarie. Adesso, senza bruciare le tappe, prevedo per lui una grande carriera da allenatore: ha idee molto interessanti e una forte personalità, e non ha paura di scontrarsi con quelle altrettanto toste presenti nello spogliatoio, vedi l’anno scorsa allo Spezia con Nzola. Questa stagione, iniziata subentrando in corso d’opera, ci dimostra inoltre che sta migliorando anche sul piano della valorizzazione dei calciatori, pure quelli che non hanno tutte le caratteristiche da lui ricercate».

Visto che l’hai già citato: fossi nel club ripartiresti da Arnautovic? Giocatore da custodire gelosamente o del quale si può fare a meno? «Questo è un tema da sviluppare in maniera approfondita con l’allenatore, perché a me sembra evidente che Motta non lo veda all’interno della sua concezione di calcio. Con un eventuale addio di Arnautovic la società avrebbe poi a disposizione le risorse per individuare un sostituto, magari più giovane, in grado di spingere il Bologna verso un ulteriore salto di qualità. Alcuni giocatori sono pressoché indiscutibili come valore assoluto ma, facendo un paragone forzato, l’Inter del Triplete nacque dalla cessione di Ibrahimovic, ovvero del proprio leader tecnico, un regista offensivo, un accentratore e un elemento condizionante per la squadra. A conti fatti i rossoblù hanno fatto forse meglio senza l’austriaco, seguendo le indicazioni e i dettami del mister».

Se e come è cambiata la percezione mediatica del Bologna negli ultimi anni, quelli targati Saputo? «Bologna ha sempre rappresentato un punto di riferimento per il calcio italiano, è una piazza ricca di fascino e storia, col trattamento che ne consegue. Poi è ovvio che per consolidarsi e affermarsi da questo punto di vista, per far parlare tanto e bene di sé, occorrono i risultati: prendo ad esempio la Fiorentina degli ultimi due anni, capace di fare bene a livello sia nazionale che internazionale col settimo posto nello scorso campionato, la finale di Coppa Italia appena raggiunta e la semifinale di Conference League in programma tra poche settimane».

Dopo 33 anni uno storico scudetto per il Napoli: dentro una stagione memorabile c’è spazio per un pizzico di rammarico, ripensando all’eliminazione dalla Champions League? «L’eliminazione ai quarti di Champions non intacca la straordinaria annata partenopea, perché il Napoli non era mai arrivato tra le prime otto d’Europa e dunque ha fissato anche lì un proprio record. Alla fine rimarrà solo l’orgoglio e la gioia per un campionato stradominato come poche altre volte, forse solo l’Inter del 2006/07 visse un’annata simile: stiamo parlando di un percorso assolutamente epico, e infatti le manifestazioni di gioia dopo la vittoria sulla Juventus hanno dimostrato che la delusione per l’esito della doppia sfida contro il Milan è stata presto smaltita».

Cinque squadre italiane nelle semifinali delle tre coppe europee: più un merito figlio di un prodotto calcistico sottostimato o un caso dettato dai sorteggi e dalle difficoltà di alcune big? «La stagione è stata particolare per tutti, col Mondiale che ha inciso sull’evoluzione della stessa, oltre a generare situazioni particolari in casa di alcuni top club europei. Bisogna poi registrare la coincidenza di alcuni sorteggi favorevoli tra Champions ed Europa League, penso ad esempio agli incroci PSG-Bayern Monaco nella prima e Manchester United-Barcellona nella seconda, tutte situazioni che hanno agevolato il cammino delle italiane. D’altra parte va ricordato che il Napoli ha dominato un gruppo con Ajax e Liverpool, l’Inter è uscita indenne dal girone di ferro con Barcellona e Bayern e il Milan, forse quella con il cammino più facile, ha comunque dovuto superare Tottenham e Napoli e l’ha fatto con merito».

Per concludere, la lotta salvezza: prepotente ritorno del Verona, rallentamento per Spezia, Lecce ed Empoli. Come vedi la situazione nei bassifondi della classifica? «Intanto va sottolineata una bagarre consistente in cui nessuna squadra si dà per vinta nonostante situazioni ormai compromesse, mi riferisco a Cremonese e Sampdoria, quest’ultima con problemi che vanno oltre il rettangolo verde. Dall’Empoli in giù sono tutte nel calderone, l’inerzia in questo momento sembra a favore dell’Hellas ma quando parti da così lontano la fatica si può far sentire. Poi entra in gioco un tema psicologico: lo Spezia bene o male è andato sempre avanti con lo stesso ritmo, mentre l’Empoli e soprattutto il Lecce ad un certo punto sembravano lanciate verso un campionato di assoluta tranquillità e poi si sono impantanate. Difficile fare un pronostico, credo però che come un anno fa si arriverà all’ultima giornata per stabilire la terza retrocessa».

Riccardo Rimondi

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