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Orlandin: “Bonifazi ha tutto per fare bella figura, sarà decisivo il rapporto con Mihajlovic. Seck era del Bologna, poi Tacopina ha bloccato la cessione”

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Il Bologna 2021/22 sta cominciando a prendere forma, e tra i volti nuovi c’è Kevin Bonifazi. Già battezzato da mister Mihajlovic come uno dei due centrali difensivi titolari, il 25enne guiderà la retroguardia rossoblù insieme ad Adama Soumaoro, tentando di garantire quella solidità che Sinisa ha sempre faticato ad ottenere. Il ragazzo originario di Toffia, provincia di Rieti, arriva da una stagione positiva all’Udinese, ma è quella della Spal la maglia con cui ha collezionato più presenze in carriera (62), realizzando anche 6 reti. Ecco perché abbiamo voluto parlare di lui – e non solo – con l’amico e collega Alessandro Orlandin, direttore della testata giornalistica online Lo Spallino.

Alessandro, avendolo visto indossare la tua maglia del cuore per più di 60 volte tra Serie A e B, che ne pensi di Kevin Bonifazi? «Il Bologna si è aggiudicato un difensore mediamente affidabile che ha ancora diversi margini di miglioramento. A Ferrara fu una delle assolute rivelazioni della straordinaria stagione 2016/17, perché all’epoca era arrivato da giocatore pressoché sconosciuto che peraltro aveva faticato ad imporsi in C. Semplici impiegò un po’ di tempo a disciplinarlo, se così si può dire, perché Bonifazi puntava quasi tutto sulle sue doti fisiche, ma quando poi iniziò ad inserirlo tra i titolari di fatto non lo tolse più, malgrado la giovane età».

In seguito una continua spola dal Torino, club proprietario del suo cartellino, alla Spal. «Al momento del suo primo ritorno qui, nella stagione 2018/19, sembrava pronto per il definitivo salto di qualità, visto che era anche nel giro dell’Under 21 allenata da Di Biagio. In quell’annata si confermò come un difensore solido, al quale piaceva iniziare l’azione palla al piede e dotato pure di una certa pericolosità in fase offensiva sulle situazioni da palla inattiva: la Spal avrebbe voluto confermarlo anche per il campionato seguente, ma trovò la forte opposizione del Toro. In granata però non c’era Semplici, che è stato il suo mentore calcistico, e con Mazzarri le cose non funzionarono, andando a bloccare un’ascesa che sembrava certa».

A quel punto Kevin è tornato a Ferrara per la seconda volta… «Sì, ma questo secondo ritorno è stato burrascoso. Evidentemente il ragazzo doveva aver perso le motivazioni, e si è ripresentato in evidente sovrappeso. Nonostante un gol che sembrò poter addirittura salvare la panchina di Semplici (in Spal-Sassuolo 1-2 del 9 febbraio 2020, ndr) e un miglioramento della sua condizione fisica nei mesi successivi, ha finito col fare da comparsa, fornendo talvolta pessime prestazioni, nel terribile finale di campionato che ha condotto i biancazzurri in Serie B. Poi è passato in prestito all’Udinese, e lì si è ritrovato a pieno: quando a Ferrara erano tutti convinti che i friulani lo avrebbero riscattato, si è inserito il Bologna, che di fatto lo ha prelevato a prezzo di saldo».

Pensi che nel Bologna potrà fare bene? «Attualmente credo che all’orizzonte ci sia una sola incognita, ovvero il rapporto con Mihajlovic. A Torino l’approccio inflessibile di Mazzarri si è mal conciliato col carattere del giocatore, che invece con Semplici e Gotti ha trovato la giusta serenità ed evidentemente un buon livello di comprensione e dialogo. D’altronde Kevin ha tutto per fare bella figura in Serie A: doti fisiche, buona intelligenza tattica, sfrontatezza, capacità di avviare l’azione, versatilità. A Ferrara è sempre stato schierato come difensore centrale di destra in una linea a tre o a cinque, che dir si voglia, ma non ha problemi anche con altri sistemi. Tra gli aspetti critici mi sentirei di menzionare certi eccessi di sicurezza che a volte lo inducono a rischiare giocate pericolose, e una velocità non eccezionale nei primi metri».

Qual è invece il tuo parere su Demba Seck? Sembrava destinato ad approdare a Casteldebole assieme a Bonifazi, poi è saltato tutto. «La versione ufficiale della storia lo voleva praticamente ceduto al Bologna, fino a che Tacopina non ha posto un sostanziale veto nel momento in cui è stato certo di ottenere il controllo della Spal. Il buon Joe lo ha definito “un profilo da Premier League di cui si sentirà parlare nei prossimi anni”, con un’enfasi probabilmente eccessiva, ma la sensazione generale è che questo attaccante del 2001 abbia effettivamente un potenziale molto alto. Nel campionato Primavera è sembrato letteralmente fuori categoria per doti atletiche e tecnica individuale, ma quando è stato lanciato in Serie B da mister Marino ha mostrato molta, inevitabile, immaturità. La cosa non deve sorprendere perché Seck, dopo essere arrivato dal Senegal, ha giocato solo con selezioni giovanili e per un anno in serie D al Sasso Marconi. Ora Clotet vuole metterlo in primo piano nel suo progetto tecnico, nella speranza di correggerne alcuni difetti ed esaltare le sue qualità».

A te il compito di descrivere questi pro e contro… «Si tratta di una punta esterna che calcia quasi solo di sinistro e che in campo aperto può essere devastante grazie alla sua capacità di saltare l’uomo. Sfortunatamente è anche piuttosto egoista, e questo lo induce spesso a ignorare i compagni, anche quando sono ben posizionati. Tende inoltre a ‘piacersi’ un po’ troppo e quindi a tentare giocate in situazioni rischiose: qualche giorno fa la Spal ha preso un gol evitabilissimo dalla Cremonese proprio in seguito ad una sua palla persa in area di rigore. Se Clotet saprà disciplinarlo potrà senz’altro essere tra i protagonisti della stagione estense, e comunque non mi sorprende che il Bologna l’avesse adocchiato».

Ale, è stato un piacere parlare con te: quando potremo tornare a leggerti su Lo Spallino? «LoSpallino.com ha dovuto prendersi una pausa, che si è resa necessaria a fronte della grave crisi che sta investendo un po’ dappertutto l’editoria locale. Dopo un decennio trascorso senza un editore e con le conseguenze della pandemia a inaridire il mercato pubblicitario, erano venute a mancare le condizioni minime per proseguire la nostra opera d’informazione. Ovviamente siamo molto dispiaciuti, e in questo periodo non c’è stato giorno in cui non siano arrivati messaggi di lettori che chiedono lumi in merito al ritorno della testata. Il proposito è quello di riprendere prima o poi, ma al momento il mercato non offre soluzioni appropriate. La strada alternativa sarebbe quella del sostegno popolare, ma si tratterebbe di diventare la prima testata sportiva (ultra)locale interamente sostenuta dal proprio pubblico: da un lato sarebbe qualcosa di storico ma dall’altro, con le persone ancora alle prese con un contesto socio-economico che ha del drammatico, potrebbe rivelarsi solo una bella utopia».

Fabio Cassanelli

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