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Paganin: “La palla su Arnautovic mi ricorda i lanci per Andersson, che Bologna che era quello… Medel un leader, con l’Inter esito non scontato”

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Massimo Paganin, all’interno di un’ottima carriera culminata nella conquista della Coppa UEFA 1993/94 con l’Inter, ha collezionato 92 presenze (e un gol, il 26 aprile 1998 al Brescia) nel più bel Bologna degli ultimi trent’anni, come minimo. E, scusate se è poco, in rossoblù ha condiviso campo e spogliatoio con giocatori del calibro di Roberto Baggio, Beppe Signori, Kennet Andersson, Igor Kolyvanov e Gianluca Pagliuca, solo per citarne cinque. L’ex difensore vicentino classe 1970, oggi seconda voce delle telecronache Mediaset, nonché co-responsabile del Dipartimento Senior AIC e dirigente accompagnatore della Nazionale Under 21, conosce molto bene entrambi i club che si sfideranno domani a San Siro, così lo abbiamo contattato per una sua disamina, con particolare attenzione sulla squadra di Sinisa Mihajlovic. Senza dimenticare quell’entusiasmante passato.

Massimo, a qualche tifoso rossoblù la palla lunga su Arnautovic ricorda i lanci per Andersson: visto che tu eri sul campo con Kennet e gli altri, il paragone regge? «Neanche a farlo apposta torno da un viaggio di due giorni in Svezia con ‘Ciccio’ Marocchi, uno che di lanci precisi se ne intendeva, e tra le varie cose abbiamo parlato anche di questo. Se hai un centravanti di fisico che è capace di tenere il pallone e giocare spalle alla porta, cosa non scontata, è giusto provare a sfruttarlo, e in tal senso il paragone col Bologna ‘nostro’ e di Kennet ci può stare eccome».

Siamo solo ad inizio stagione: credi che man mano si arriverà ad un mix tra il Bologna spumeggiante del primo Mihajlovic e quello attuale, più accorto e con meno palleggio? «Sicuramente sì. Ogni allenatore compie valutazioni in base a cosa vede sul campo, e cerca di fornire alla squadra le direttive e gli strumenti che ritiene necessari per migliorare. I tanti gol subiti e il passaggio da un centravanti come Palacio, abituato a svariare su tutto il fronte d’attacco, ad un altro come Arnautovic, che appunto sa tenere palla, far salire i compagni e aprire varchi invitanti per gli inserimenti, avranno convinto Sinisa ad approcciare la stagione in questo modo. Sono però convinto che durante il percorso, una volta acquisita una certa stabilità, il Bologna riprenderà a cercare anche altre soluzioni, alzando meno il pallone».

Che partita ti aspetti domani al Meazza? «Inutile sottolineare come l’Inter, campione d’Italia in carica, sia una squadra fortissima, ma storicamente il Bologna è sempre stato in grado di mettere in difficoltà i nerazzurri. Quindi, sulla base di quanto visto nelle prime tre giornate, penso ne uscirà una bella sfida dall’esito non scontato».

A livello di formazione sarà un’Inter diversa rispetto a quella vista mercoledì in Champions contro il Real Madrid? «Credo che Inzaghi un po’ di turnover lo farà, anche se nel caso dell’Inter significa schierare giocatori che più o meno sono equivalenti ai titolari, a livello di qualità cambia poco. In questa fase iniziale della stagione c’è bisogno di trovare ritmo giocando ma non bisogna esagerare, specie con gli elementi reduci da tanti impegni in Nazionale, perché altrimenti si rischia di ottenere l’effetto opposto e lasciarli senza energie. Dunque qualche modifica nell’undici iniziale ci può stare, senza dimenticare l’importanza dei cinque cambi in corso d’opera. Il discorso vale anche per il Bologna, che negli ultimi anni ha consolidato la propria ossatura e ora ha alternative valide praticamente in ogni ruolo».

Da ex difensore, quanto sarà difficile soffiare il posto al Medel ammirato finora? E pensare che doveva partire… «All’interno di un gruppo, la sana competizione è indispensabile per il raggiungimento degli obiettivi: se qualcuno vorrà prendersi la maglia di Medel dovrà alzare e non di poco le sue prestazioni, a cominciare dagli allenamenti. Il cileno è un calciatore navigato che in carriera ha dimostrato di saper giocare bene sia da mediano che da difensore, ora sembra più propenso a fare solo il centrale e per i rossoblù può essere un leader prezioso, al momento l’unico davvero in grado di dirigere il reparto. Se il fisico lo assisterà, chiaramente, cosa che mi auguro perché può ancora dare tanto».

Tra i tanti giovani del BFC, invece, chi apprezzi particolarmente? «Svanberg mi piace parecchio, poi dico Skov Olsen e Vignato, sperando che in questo campionato riescano a ritagliarsi uno spazio maggiore e a mettersi in evidenza. Sottolineo anche il nome di Orsolini, che comunque è un ’97 e tra alti e bassi sta diventando un punto di riferimento per la squadra. L’organico rossoblù è un bel mix tra giovani di talento, che portano energia ed entusiasmo, e giocatori più esperti, fondamentali sia in campo che nello spogliatoio per gestire al meglio i vari momenti della stagione».

Spostandoci in panchina, a che punto è nella sua carriera Mihajlovic? Anche per lui questa è una stagione importante, forse decisiva. «Sinisa sta progredendo nel suo percorso di crescita, e non ha mai nascosto l’ambizione di tornare ad allenare un top club. Ci era infatti già arrivato, ai tempi del Milan, ma forse era un po’ presto e comunque non aveva a disposizione una rosa per stare in alto. Chiusa quell’esperienza ha deciso di ‘ricostruirsi’, diciamo così, e dopo Torino ha trovato in Bologna una piazza ideale per lavorare bene, senza contare l’affetto che gli è stato dato durante il periodo della malattia e che ha generato un legame speciale. Vedremo questa strada dove lo porterà, per il momento penso che voglia condurre i rossoblù il più lontano possibile».

Tu ne sai qualcosa di Bologna capaci di arrivare lontano… «Oltre a Marocchi, ieri ho visto anche Paramatti, e ovviamente le nostre chiacchierate sono piene di ricordi legati al ‘nostro’ Bologna. Un pensiero per Klas Ingesson, in particolare, non manca mai. Riguardo nello specifico alla stagione 1998/99 con Mazzone, non si arriva per caso a sfiorare una finale di Coppa UEFA, peraltro partendo dall’Intertoto, e una di Coppa Italia, concludendo poi la stagione battendo l’Inter nello spareggio per tornare in Europa: quella squadra era stata costruita benissimo e dava fastidio alle cosiddette ‘sette sorelle’, per certi versi mi viene da paragonarla all’Atalanta di oggi. Dopo i quattro anni vissuti a Milano, il Bologna del presidente Gazzoni mi ha dato la possibilità di continuare a competere per traguardi importanti, giocando con campioni come Baggio e Signori. Sono veramente grato a tutto l’ambiente rossoblù, e ogni volta che torno in città è sempre un enorme piacere».

Simone Minghinelli

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