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Spada: “Da talent scout a direttore sportivo, in Colombia ho realizzato il mio sogno. Vedo un Bologna che continua a crescere, il prossimo passo è l’Europa”

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Federico Spada, 30enne bolognese, è stato da poco nominato direttore sportivo del Fortaleza C.E.I.F., società colombiana con sede a Bogotá che milita in Categoría Primera B (l’equivalente della nostra Serie B), dopo quasi un decennio a svolgere attività di scouting sempre in Colombia per club europei come Parma, Udinese, Watford e Granada. Oggi abbiamo chiacchierato con lui, che nel 2011 era diventato il più giovane procuratore d’Italia (appena 19 anni), per farci raccontare la sua lunga e gratificante esperienza in Sudamerica e i suoi progetti, senza ovviamente dimenticare il BFC.

Federico, innanzitutto complimenti per l’incarico di direttore sportivo del Fortaleza: come si arriva ad un traguardo così importante dall’altra parte del mondo? «Sicuramente sono stati otto anni impegnativi, lontano da casa e dagli affetti. Catapultato in un Paese come la Colombia, grazie al duro lavoro e alla fiducia delle persone ho trovato una mia posizione nelle scuole calcio. Non è stato facile, ma questa nazione mi ha aperto le sue braccia e spero di poter essere da esempio per tanti altri ragazzi che vogliono intraprendere la stessa strada».

Il calcio colombiano è riuscito nel tempo a sfornare grandi talenti che sono transitati in Italia e in Europa: pensi ci sia una nuova nidiata in arrivo? «Vero, il calcio colombiano ha fornito tantissimi calciatori a quello europeo. Oggi il migliore è sicuramente Luis Diaz del Porto (60 milioni di euro la sua valutazione, ndr), ma non dimentico Yerson Mosquera del Wolverhampton e Davinson Sanchez del Tottenham, solo per citarne alcuni. Considera che per ogni settore giovanile ci sono due-tre prospetti pronti al grande salto, quindi presto ne arriveranno altri».

Cosa manca ai giovani italiani per poter emergere e farsi preferire a quelli stranieri? «Negli ultimi anni ho avuto modo di seguire saltuariamente il campionato Primavera, e c’erano calciatori importanti come Frattesi, Raspadori e Scamacca, di cui si sta parlando parecchio in questi giorni. Generalmente il giocatore italiano va aspettato un po’ di più, anche se alla fine è la qualità che paga e viene premiata, al di là della provenienza».

Lì in Colombia come si è adeguato il calcio ai grandi cambiamenti di questo periodo, sia sul campo che fuori? «L’adattamento post prima ondata di COVID non è stato dei migliori, ma col tempo sono stati trovati un equilibrio e un ordine che da fuori parevano impossibili da raggiungere. Al momento gli stadi sono aperti, mentre nella quotidianità monitoriamo coi test i giocatori e ci prendiamo cura degli eventuali positivi. Un po’ tutto il Sudamerica copia l’Argentina, che a sua volta guarda all’Europa, quindi i provvedimenti sono simili. Qui il campionato riprenderà a metà gennaio, e per ora nessuna squadra ha grossi problemi in termini di contagi».

Il tuo legame con l’Italia, e più nello specifico con Bologna, non si è mai spezzato: guardandolo da lontano, come giudichi il BFC? «Sì, il legame resta forte e infatti almeno un mese all’anno cerco sempre di passarlo a casa. Riguardo al Bologna, penso che la società stia lavorando bene e crescendo di stagione in stagione, inserendo dentro una squadra ricca di giovani talenti alcuni tasselli di spessore come ad esempio Arnautovic. Mi auguro che tra questo e il prossimo campionato il BFC riesca a ricalcare, a suo modo, il percorso che ha condotto in Europa prima il Sassuolo e poi soprattutto l’Atalanta: lo meritano sia il club che la piazza».

Due colonne portanti dell’undici rossoblù sono l’argentino Dominguez e il cileno Medel: ti aspettavi un percorso del genere da questi due giocatori, ognuno con la sua età e le sue problematiche? «Dominguez ha vissuto un normale periodo di ambientamento, reso più difficile dallo scoppio della pandemia subito dopo il suo arrivo, ma è un giocatore di alto livello e ora lo sta dimostrando: non a caso dal 2019 è nel giro dell’Albiceleste, e penso che in futuro lo vedremo in club che disputano la Champions League. Medel ormai lo conosciamo, in carriera ha vinto da protagonista due Coppe America e quando sta bene fisicamente dà tutto: sono felice che sia rimasto a Bologna perché per esperienza, leadership e intelligenza calcistica è un elemento fondamentale».

Il mercato di riparazione è ormai arrivato a metà: dove dovrebbe puntellare la propria rosa il BFC? «Mi pare che la squadra abbia bisogno di un centrocampista in più, per dare un po’ di ossigeno a Dominguez e Svanberg in attesa di Schouten, e di un vice Arnautovic, non sempre al top sul piano fisico. Anche un laterale destro che sappia coprire l’intera fascia, oltre a De Silvestri, potrebbe essere un innesto importante. Ma credo che molto o tutto passerà dalle eventuali cessioni».

E invece quando avverrà il trasferimento di Federico Spada in un club italiano? Magari proprio al Bologna… «Mi sono posto l’obiettivo di diventare il d.s. di una squadra italiana entro i quarant’anni, quindi ne ho ancora dieci per riuscirci (ride, ndr). Ora sono concentrato sul Fortaleza: in questa stagione puntiamo alla promozione nella massima serie, che l’anno scorso ci è sfuggita per un soffio. Dunque non penso troppo al futuro ma ovviamente un giorno mi piacerebbe tornare in Europa, magari proprio in una società seria come il Bologna: sarebbe un grande onore poter lavorare per il club della mia città».

Lorenzo Bignami

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Foto: fortalezaceif.co