Bologna-Hellas Verona 1-1: il Tosco l'ha vista così...

Bologna-Hellas Verona 1-1: il Tosco l’ha vista così…

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A volte le scelte degli allenatori sono talmente ‘particolari’ che devono per forza avere una loro logica. A tal proposito, la partita di ieri è cominciata con i due schieramenti privi di alcuni grandi protagonisti.

Juric ha rinunciato a Verre, forse il più in forma nell’ultima scorcio di stagione, e ha optato per Di Carmine nel ruolo di prima punta, lasciando fuori anche l’esuberante Stepinski e il veterano Pazzini.

Di contro, Mihajlovic ha tenuto in panchina per tutti i novanta minuti Palacio, inserendo Santander e obbligando così i rossoblù ad altre linee di gioco, più ‘comode’ ma meno efficaci. Si è poi affidato a Poli solo per la contingenza del match, ovvero quando il Bologna, rimasto in inferiorità numerica, aveva bisogno della sua corsa e della sua fisicità. Dall’inizio c’erano Schouten e Dominguez che, col senno di prima, pur apparendo efficaci quando in possesso palla, era inevitabile trovassero delle difficoltà quando invece il pallone circolava tra i piedi dei giocatori scaligeri e la partita si sporcava: lì, i due ragazzotti mancano ancora di esperienza e – per adesso – di attributi (nel senso letterale del termine, intesi cioè come attitudini a quel tipo di mansione, nessun riferimento alle parti nobili maschili).

Nessuno di noi potrà mai sapere le vere motivazioni delle scelte di Sinisa: c’è chi millanta di parlare con lui tutti i giorni o quasi, ma evidentemente l’argomento ricade sempre su quanti calciatori mancano per completare la rosa (tre, quattro, cinque ecc. a seconda del risultato domenicale), non certo su come far giocare quelli che già ci sono. La narrazione quotidiana verte ormai su come il nostro mister non sia contento della squadra che gli è stata messa a disposizione, e allora mi viene da pensare che la formazione la faccia tirando i dadi…

In realtà, più prosaicamente, Mihajlovic le formazioni le studia a tavolino col proprio staff e, come piano partita, potrebbe aver pensato di saltare un centrocampo denso e dinamico come quello scaligero alzando il pallone su Santander, sperando poi che Soriano e Dominguez si facessero trovare pronti sulle seconde palle, Orsolini e Sansone sulle spizzate.

Dopo l’ormai consueto buon inizio di gara, i felsinei hanno perso il dominio della mediana e e l’Hellas ha cominciato il suo tambureggiare fatto di tanto agonismo nel recuperare palloni per poi rovesciarsi in attacco con tanti elementi.

Queste continue sovrapposizioni e scambi di ruolo creano disordine nelle difese avversarie e portano spesso alla perdita di riferimenti, ecco allora che tutti i giocatori gialloblù diventano pericolosi più di quanto non dicano le loro reali e note capacità: Lazovic, ad esempio, che da onesto pedalatore di fascia ormai 32enne è diventato un’ala imprendibile, e poi Di Carmine, 32 anni pure lui e che non sta sfigurando alla prima esperienza in A, infine Gunter, ripudiato dal Genoa come non degno di quella maglia e novello centrale di una difesa uomo contro uomo, col piglio del leader nato.

Potrei andare avanti elencando tutta la rosa del Verona per arrivare a dire che, come nel caso della magnifica Atalanta, siamo di fronte ad un collettivo che esalta il singolo e non il contrario.

Tornando a ieri, dicevo che il Bologna si è incartato nelle pieghe di una gara diventata ad un certo punto difficilissima, anche per l’espulsione di Bani: il signor Ayroldi, infatti, ha deciso di sventolare cartellini gialli come coriandoli, e alla fine era inevitabile che uno di questi si tramutasse in rosso.

Da quel momento, anche alcune scelte provenienti dalla panchina rossoblù sono apparse quantomeno sindacabili: il neo entrato Barrow poteva essere dirottato al centro dell’attacco togliendo Santander, lasciando Schouten in mediana con l’inserimento di Poli e spostando a sinistra di Soriano, che avrebbe certamente aiutato maggiormente la fase difensiva (il gambiano non lo ha fatto, costringendo Orsolini a supportare maggiormente Tomiyasu, preso letteralmente in mezzo da Lazovic e da chi si alternava con lui su quella fascia di campo).

Poi un finale di grande sofferenza, dentro al quale il buon Juric ha rivisto la scelta di inserire Pazzini: una volta trovato il gol ne ha congelato l’entrata in campo per quasi dieci minuti, dimostrando che il pareggio non era poi così disprezzabile come risultato. Inutile quindi lamentarsi in conferenza stampa: se voleva davvero vincerla poteva inserire subito l’ex doriano, col rischio di perdere equilibrio in mezzo al campo e lasciare al Bologna spazi per ripartire.

Insomma, conta il punto, che di questi tempi non è disprezzabile, anche se la prestazione è stata inferiore ad altre volte, probabilmente più per le capacità dell’avversario che per nostre mancanze tecniche (non a caso si arrivava da due gare dominate sia nel gioco che nelle statistiche).

Come si dice in questi casi, prendere su e portare a casa.

Tosco

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