Bologna, questa non era e non è la strada giusta. Ma ormai Mihajlovic si è perso

Bologna, questa non era e non è la strada giusta. Ma ormai Mihajlovic si è perso

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La prendo larga: in un campionato dove tante squadre medie o piccole fanno punti anche contro le grandi, il Bologna non si è certamente tirato indietro: Atalanta, Lazio e Roma hanno fruttato sette dei nostri ventiquattro punti. E per fortuna, aggiungo, perché altrimenti vivremmo una situazione di classifica meno rassicurante.

Perché l’ho presa così larga?

Perché la nostra buona classifica fino a qualche giornata fa non era supportata da una qualità e un’intenzione di gioco tali da sperare di poter realmente scalare posizioni definitive, e le vittorie di cui sopra andavano guardate e pesate meglio: chi mi legge con attenzione sa che anche in tempi non sospetti dissi che la svolta tattica di Mihajlovic non mi entusiasmava, non lo ribadisco solo ora che pure i risultati sembrano aver preso una direzione negativa. Semplicemente, insisto nel sottolineare che non è la strada giusta.

Durante una conferenza stampa post gara, Sinisa dichiarò di aver concertato coi senatori la formazione e il piano partita: sembravano le dichiarazione di un allenatore dentro ad una tale confusione da aver bisogno del consenso dei propri calciatori per fare le scelte. Qualunque sia il motivo, è certamente una roba che mi lascia perplesso.

Per tre stagioni Mihajlovic ha predicato un credo calcistico fatto di aggressione e verticalità, mentre da qualche mese vediamo altro: non si ammirano più né l’occupazione degli spazi in verticale né la palla data in profondità, le rotazioni offensive sono ridotte sia per l’esiguo numero di calciatori in posizione offensiva che per la staticità di Arnautovic, per non parlare della verticalità di Soriano, relegato a fare il ‘difendente’ quando è chiaramente un ‘offendente’.

La partita di ieri è stata anche decorosa, se la guardiamo distrattamente, giocata per buona parte nella metà campo avversaria (visto che la Juventus è solita lasciare il palleggio), ma purtroppo la produzione offensiva non è cambiata: siamo passati da una squadra che produceva tanto ad una che produce pochissimo. Tutto ciò in nome di un maggior equilibrio, solo teorico: spesso ci si difende meglio attaccando, e infatti stiamo incassando molti gol come nella scorsa stagione.

Il Bologna è l’unica squadra al mondo che gioca con il ‘libero’: Medel, che per alcuni o per tanti è spesso uno dei migliori in campo, in realtà ‘obbliga’ la squadra a stare lunga e a scappare all’indietro, così da portarsi il nemico in area, e ieri ha cannato tutte le volte la marcatura preventiva su Morata. Il calcio moderno, al contrario, necessita di linee difensive più aggressive, tali da poter accorciare in avanti, con uscite forti sugli attaccanti avversari, cosi da compattare i reparti. Tutto il contrario di quanto fanno oggi i rossoblù: siamo regrediti ad un calcio desueto per migliorare la classifica, un controsenso!

Naturalmente la colpa ricadrà sui dirigenti, rei di non aver messo a disposizione del mister ventidue titolari, e non sull’ambizioso allenatore che ha deciso di cambiare il mondo perché evidentemente si stava perdendo: in carriera non aveva mai optato per la difesa a tre, sintomo d’intelligenza o di resa e adattamento ad un calcio che anche a lui non piace (cit.).

Un tecnico veramente ambizioso non presenterebbe mai una squadra così ‘scontata’ quale è il BFC di questa parte di stagione: pensate che dentro allo schema attuale, attuato in maniera scolastica, ieri si è visto il quinto di destra (Skov Olsen) battere i falli laterali e, non avendo sbocchi in avanti per la mancanza di compagni (dati i tre centrali posizionati per marcare un giocatore solo, Morata), doveva passarla a Soumaoro. Skov Olsen batte il fallo laterale a metà campo per Soumaoro, il giocatore più tecnico batte la rimessa per un difensore dai piedi rivedibili: un delirio!

Ma in conferenza stampa la scusa è che manca un terzino destro: sì va bene, ciao…

Hickey, dalla parte opposta, per battere un fallo laterale ci mette un minuto tutte le volte: perché? Perché siamo pochi davanti e pure scontati, tutti in attesa che il totem Arnautovic dia segni di vita.

L’ho detto e scritto anche quando si sono vinte quattro partite su cinque, perché il mio pensiero è sempre andato oltre il risultato delle singole gare e all’ipnosi della classifica, elementi che fanno spesso perdere la misura delle cose, ma l’aspetto preoccupante è che non si può neanche tornare indietro, perché Mihajlovic ormai si è perso: consegniamogli questi ulteriori innesti per il ‘nuovo’ gioco, così come abbiamo fatto con la tanto osannata punta ‘da ingegnere nucleare’, e che la sorte ce la mandi buona.

Tosco – www.madeinbo.tv

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