Chiamami aquila

Chiamami aquila

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Nel calcio non esiste la riprova, nessuno può certificare la bontà di una scelta se non la prestazione e, come spesso capita, il risultato consequenziale.

Non sono un ‘thiagomottista’, non so se lo sarò mai, ne ho viste troppe per pensare che un allenatore sia un fenomeno e un altro un emerito incapace, ma è sulla qualità del gioco che pongo le mie convinzioni ed è difficile eccepire su quanto si vede nel Bologna di oggi.

Mentalità, intensità, fluidità, mutuo soccorso e calcio, tanto calcio. E punti, abbastanza da zittire un plotone d’esecuzione già pronto col colpo in canna per folgorare il folle Thiago Motta, l’uomo degli esperimenti e delle scelte incomprensibili.

E allora urge una riflessione: il centravanti austriaco ha giocato sempre titolare quando è stato disponibile fino al suo infortunio, che è arrivato insieme a quello del suo potenziale cambio, Zirkzee: cosa poteva fare a quel punto un allenatore?

Piangersi addosso dicendosi sfortunato o lavorare per cercare alternative dentro al gruppo?

Ha optato, con impegno e serietà, per la seconda strada, aumentando i giri della squadra, le motivazioni del gruppo e l’autostima praticamente di ogni singolo: la crescita di Skorupski nel gioco coi piedi ha del miracoloso, il livello prestazionale di Cambiaso idem, la capacità di reggere novanta minuti in più ruoli di Barrow pure, tutti calciatori molto equivoci fino alla sosta mondiale. Per non parlare poi di un corposo gruppo di giocatori in discussione e completamente rigenerati: Orsolini, Schouten, Ferguson, Soumaoro, Soriano, lo ‘sconosciuto’ Posch e altri che dimentico.

Adesso che la macchina funziona comunque su buoni regimi, chi certamente per sfortuna causa infortunio è rimasto indietro non viene preso – ancora – in considerazione: è un delitto?

Per alcuni sì, per altri meno, per certuni neanche un po’.

Io credo che, come spesso capita, la verità stia nel mezzo: Arnautovic si metta a lavorare come stanno facendo gli altri e sarà poi meraviglioso vedere il Bologna con davanti lui, il giusto catalizzatore del tanto gioco che produce questa squadra.

Altro non mi viene in mente: se poi Marko deciderà di fare il permaloso o il presuntuoso e di non sottostare alle ‘normali’ regole dello spogliatoio, mi sa che sarà più un problema suo che del BFC e di Motta: ricordate ‘Papu’ Gomez con Gasperini?

Chi era il direttore sportivo all’epoca e come andò a finire la storia?

Spero che non si arrivi a tanto, sarebbe da persone poco intelligenti. Ma il mondo del calcio ha dato dimostrazione svariate volte di essere popolato da animali strani, non certo da aquile.

Tosco – www.madeinbo.tv

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