Lazio-Bologna 2-0: il Tosco l'ha vista così...

Lazio-Bologna 2-0: il Tosco l’ha vista così…

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Poteva finire peggio?

Sì, a volte questi match terminano in goleada: approccio sbagliato, piano partita saltato fin da subito e staff tecnico del Bologna obbligato a rivedere alcune posizioni in campo.

Così il 4-2-3-1 iniziale è stato mutato giocoforza in un 3-4-1-2 per la necessità di rivedere le distanze, che fino a quel momento avevano obbligato i rossoblù a rincorrere in lungo e in largo gli avversari, entrati in campo non solo con una determinazione superiore (aspetto comunque complicato da decifrare) ma soprattutto con certezze tecnico-tattiche ormai talmente consolidate da spaventare qualunque contendente: Orsolini vicino a Palacio per formare la coppia d’attacco, Soriano sulla trequarti, fasce coperte da Tomiyasu a destra e Barrow a sinistra, mediana con Poli e Schouten e linea difensiva a tre.

Da quel momento è cominciata la seconda partita di giornata: squadre che si sono affrontate con più equilibrio tattico e Lazio obbligata per lunghi tratti a difendersi negli ultimi trenta metri, faticando anche a ripartire, sia per una logica di opportunismo tattico stante il doppio vantaggio che per le capacità di un Bologna bravo nell’intercettare qualsiasi combinazione tentata dai biancocelesti.

Si è quindi sviluppato un secondo tempo più di forcing che di pressing dei ragazzi di Sinisa che, sfortuna a parte, hanno messo in mostra anche linee di gioco diverse, forse più ‘masticate’ vista la presenza massiccia di avversari sottopalla ma certamente da squadra di livello. Perché è impensabile, se non hai qualità, mettere sotto per lungo tempo la Lazio attuale creando così tante occasioni da gol.

Gli innesti di Santander e Sansone hanno certamente aumentato la pressione, pur senza regalare vere occasioni, così come l’inserimento largo di Skov Olsen per tentare di aprire la scatola difensiva laziale ha prodotto solo qualche cross di destro del danese (di entrare nel cuore dell’area di rigore non era dato), facile preda della sgamatissima retroguardia biancoceleste.

In mezzo a tutto ciò, purtroppo, c’è da annotare un arbitraggio scadente. E se lo evidenzia il sottoscritto vuol proprio dire che il signor Abisso ha avuto un atteggiamento quantomeno contestabile.

Credo che raramente, nei miei commenti alle partite, abbiate letto recriminazioni riguardo l’arbitraggio, ma sabato il fischietto siciliano è riuscito nel miracolo di ammonire cinque calciatori (quattro felsinei e un laziale) quando nessuno dei falli era meritevole di tale provvedimento, finendo col condizionare gran parte della sfida per almeno due dei cinque ammoniti e depauperando l’organico rossoblù per la prossima giornata, visto che Bani, Santander e Schouten erano in diffida: un cecchino!

Un arbitro più attento e preciso avrebbe chiuso l’incontro con zero cartellini e zero pensieri, perché le restanti decisioni dubbie sono state tutte ad appannaggio del VAR e su queste, ahimè, poco da eccepire. «Così è (se vi pare)», citando un illustre siciliano, per ricordare che quella meravigliosa terra non ha sfornato solo arbitri mediocri ma ben altre eccellenze.

Tosco

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