Le non-scelte che non pagano

Le non-scelte che non pagano

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Le mezze misure e i compromessi nel calcio valgono – a volte – solo quando si allenano grandi squadre; quando invece si allenano squadre ‘normali’, queste devono avere come filo conduttore un impianto di gioco totalizzante. Ciò non vuol dire tutti all’attacco o tutti all’indietro (scusate la brutalità dell’esempio), significa piuttosto fare una cosa e farla bene.

Il primo Sinisa era totalizzante nella ricerca del gol in più attraverso l’aggressione, l’uomo contro uomo, il baricentro alto; dalla scorsa stagione (anche nelle prime sei partite, quelle con la difesa a quattro) la squadra è un ibrido, tanto da non capire cosa voglia fare in campo. Una squadra figlia di un compromesso tattico, inspiegabile a questi livelli.

Al Bologna manca sicuramente qualche giocatore per rinforzare la rosa, ma ciò che manca davvero è appunto un’idea di gioco totalizzante.

Può andar bene (ad altri, sottinteso) anche una squadra difensiva come quella vista nelle tre gare della passata stagione contro Inter, Milan e Juventus. Lì si era notato chiaramente come l’obiettivo fosse quello di vendere cara la pelle, anche a scapito della qualità del gioco: grande applicazione mentale, tatticamente chiusi per poi ripartire, mentalmente pronti al sacrificio a scapito dello spettacolo, non disdegnando qualche fallo tattico e al limite pure una rissa ogni tanto.

Tutte cose esaltanti per il tifoso ma che sono altro rispetto al calcio vero, quello che dovrebbe far crescere una società.

La squadra dalla scorsa stagione non è niente: quando attacca è scolastica, quando difende è pigra, non si ha idea di cosa voglia fare!

Forse quando ritroverà grandi motivazioni qualcosa farà vedere, ma sarà sempre e solo figlia di stimoli estemporanei, non totalizzanti.

Le strade sono due: recuperare quello spirito di sacrificio dove il gioco diventa secondario all’obiettivo del risultato a tutti i costi, oppure tentare di giocare meglio degli avversari. Ma per fare ciò servirebbe un mister con la voglia di stupire, non di scendere a compromessi come fatto dalla scorsa estate: non si può essere l’uno o l’altro, quando la rosa è di medio valore.

Anche quest’anno, quando finirà il calciomercato, il Bologna avrà una rosa da metà classifica, lontana anni luce dalle prime otto, molto più vicina per valori alle ultime otto, come è sempre stato da quando siamo tornati in Serie A.

Pensare all’Europa è da ignoranti calcistici, pensare ai 50 punti è più realistico, pensare al gioco evidentemente non è dato.

Pensare invece ai giocatori che mancano, quando manca innanzitutto il gioco, è esercizio che fanno in tanti.

E quando tutti pensano allo stesso modo, nessuno pensa un granché.

Tosco – www.madeinbo.tv

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