Sampdoria-Bologna 1-2: il Tosco l'ha vista così...

Sampdoria-Bologna 1-2: il Tosco l’ha vista così…

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Quando la buona sorte decide che tocca un po’ anche a te, allora e solo allora i conti tornano: l’autogol di Regini allo scadere della prima frazione e la palla ricevuta sulla fascia da Barrow, di pochi centimetri in gioco come da controllo in sala VAR, con successivo cross per l’inzuccata di Orsolini, hanno finalmente ‘condizionato’ una gara che si stava incanalando sui soliti binari, quelli cioè di un Bologna che gioca mediamente meglio di quasi tutti gli avversari ma che raccoglie poco in relazione a quanto prodotto.

Il canovaccio sembrava ripetersi anche ieri: solito gol subito (quarto su corner in otto giornate, da cominciare a prendere in considerazione…), squadra che macina gioco meglio dei blucerchiati, poca incisività offensiva e primo tempo che si sarebbe concluso immeritatamente in svantaggio.

L’autorete di Regini ha rimesso a posto non solo il risultato ma anche quella sorta di ‘scimmia’ che talvolta una squadra si sente addosso. E fidatevi, nel calcio non è una questione così inusuale: i giocatori, anche se professionisti, incappano spesso in situazioni in cui credono di essere perseguitati dalla sfiga, perdendo di conseguenza un po’ di quella convinzione e autostima utile per credere in quello che si fa. Ogni tanto, quindi, un episodio favorevole può apparire salvifico, se appunto hai le qualità per dimostrare il contrario.

In poche parole, la sfortuna non può mai essere un alibi quando esiste la qualità, ma in alcuni momenti può certamente alterare la percezione del valore di un singolo o di un intero organico.

La partita non è stata certamente bella: tecnicamente meglio i felsinei, che hanno palleggiato di più (55% di possesso) e meglio (413 passaggi riusciti contro 299). Vere occasioni da gol poche, in compenso una bella battaglia sul piano fisico, con tanti duelli individuali a tutto campo tra i quali alcuni di spicco, per numero ed entità.

Mi riferisco alla sfida nella sfida tra un sempre più sorprendente Hickey e il ‘vecchio marpione’ Candreva, e a quella stravinta da Schouten contro Adrien Silva, che ha obbligato Ranieri a mutare assetto durante la ripresa, tornando ad un più rodato 4-4-1-1, proprio perché l’olandese è apparso troppo libero di far partire la manovra rossoblù: Ekdal, impegnato nel proteggere la difesa, doveva infatti prendersi cura di Soriano, Thorsby si accoppiava a Svanberg, dunque restava il solo Silva a contrare Jerdy, con notevoli difficoltà viste le caratteristiche del portoghese. Così i blucerchiati sono andati in sofferenza e hanno dovuto rincorrere gli avversari per gran parte del match.

A tratti Schouten è apparso dominante in mediana e anche nella ripresa, finché è rimasto in campo, ha condizionato l’assetto avversario, non calando mai l’intensità della propria prestazione con giocate precise e senza mai ritardare i tempi di gioco.

Subito dopo il raddoppio la formazione di Mihajlovic si è abbassata come raramente le avevo visto fare, ma la reazione doriana era preventivabile e sappiamo (anche se a qualcuno non entra proprio in testa) che concettualmente, e sottolineo concettualmente, il Bologna non è capace di interpretare un calcio fatto solo di chiusura e ripartenza: quando lo fa è perché viene obbligato, non certo per scelta tattica. E lo fa contro natura, con notevole approssimazione, mentale e tattica: non si può essere uno e l’altro, solo nell’immaginario si può credere che una squadra di sistema possa essere brava a difendere bassa quando serve e altrettanto capace di attaccare a pieno organico.

Faccio qualche esempio: Il Verona e l’Atalanta le vedete giocare diversamente da come invece affrontano ogni partita? La risposta è no, interpretano ogni gara nella stessa maniera contro qualsiasi avversaria, e anche la squadra di Sinisa fa la stessa cosa. Se poi sono più brave quando difendono o quando attaccano, non è una questione di modulo né di atteggiamento, ma di processo evolutivo e qualitativo.

Discorso comunque lungo e di non facile comprensione: più facile dire che ci vuole un centrale forte e una punta da doppia cifra e costruirci sopra una narrazione insopportabile.

Tornando a Marassi, l’inserimento di forze fresche (alcune presentabili per esperienza ma un po’ meno per condizione fisica) ha permesso a Mihajlovic di mantenere alto il livello atletico: Dominguez e Medel in mezzo, Sansone e Vignato in fascia, hanno garantito recuperi e palleggio veloce, permettendo alla squadra di uscire anche in scioltezza dalla pressione offensiva blucerchiata. Infatti si poteva anche chiudere prima un match che, nonostante i sei minuti di recupero, ha fatto soffrire più i tifosi davanti alla TV che i protagonisti in campo.

Tosco – www.madeinbo.tv

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